"Ai mercati ci chiedevano i volantini Ho capito che ce l’avremmo fatta"

Rosario Mancino, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, non porta a casa il seggio ma la vittoria politica

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di Barbara Calderola

Il partito sbanca al botteghino, 27,75% in Lombardia, ma Rosario Mancino, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, non ce l’ha fatta a conquistare il seggio in Senato.

"Per strappare il settimo posto ci sono mancati 1.100 voti su 4,5 milioni conquistati in Regione".

Deluso?

"Me l’aspettavo. Non ero in buona posizione. Ma quel che conta è che abbia vinto la comunità che servo dal 1995".

Come Giorgia Meloni, ha cominciato a 15 anni?

"Sì. Folgorato da Alleanza Nazionale dopo Fiuggi. Attaccavo manifesti con la nostra futura premier".

Quando ha capito che ce l’avreste fatta?

"Ai mercati. La gente mi fermava per chiedermi il volantino: 4 su 10, mai successo prima".

Chi vi ha votato?

"In Brianza e in Lombardia chi crede nel lavoro. Dipendenti, partite Iva, artigiani. E chi crede nella famiglia tradizionale. È la prima volta che ci viene data una fiducia di queste dimensioni. Ci sono comuni dove siamo al 30%, Lissone, Seveso, Meda, Seregno, Desio, Arcore. In questo dato c’è un premio alla classe dirigente del territorio. Oltre alla scelta di Giorgia per cambiare con un’unità di intenti che metta al centro l’interesse nazionale in tutte le sue declinazioni, c’è stato un riconoscimento ai nostri amministratori locali".

La prossima mossa?

"Dobbiamo prendere di petto i problemi partendo dalla crisi energetica e dal caro bollette che mette in ginocchio famiglie, imprese e comuni".

Il segreto del successo?

"È la prima volta che lo spauracchio agitato dalla sinistra sul pericolo della destra non funziona. Cucire addosso a Giorgia Meloni, classe 1976, l’etichetta di fascista è ridicolo. È una donna assolutamente contemporanea: è questo ad aver fatto la differenza. Chi ha creduto al rischio ha scelto Calenda e non il Pd che era fuori partita".

FdI ha scippato voti alla Lega.

"All’interno del centrodestra c’è stato un riposizionamento verso la leader più credibile. A livello locale vuol dire che dovremo continuare a selezionare candidati alla Maurizio Bono (sindaco di Arcore) e alla Marco Merlini (primo cittadino di Vedano).

Cosa significa per un militante della prima ora questa vittoria?

"È un’emozione enorme che ci ripaga di 30 anni di impegno. È il risultato di una comunità umana prima che politica che fa dell’amministrazione uno strumento per cercare determinati valori e che ha visto la propria miglior rappresentante superare la sfida per diventare primo ministro. È importante esserci, oggi. Questa giornata è la prova che una generazione di quarantenni partita dalla destra tradizionale ha saputo incontrare la modernità. Abbiamo cominciato a scuola, nelle assemblee d’istituto: conosciamo solo la democrazia rappresentativa".