Agrate, via gli ultimi profughi positivi: il centro di accoglienza chiude

Finisce dopo cinque anni di lavoro e uno strascico di polemiche l’esperienza del centro di accoglienza gestito dalla Croce Rossa

Il centro profughi di Agrate chiude

Il centro profughi di Agrate chiude

Agrate (Monza e Brianza), 5 agosto 2020 - Dopo cinque anni di servizio e uno strascico polemico chiude il Centro profughi di Agrate. Ieri, gli ultimi quattro migranti, tutti positivi al Coronavirus, hanno lasciato l’hub gestito dalla Croce Rossa aperto dalla Provincia per fare fronte all’emergenza sbarchi.

La svolta con 28 giorni di anticipo sull’ordine di tenere aperto fino al 31 agosto è arrivata dopo le scintille fra Prefettura e Cri proprio sulla data dell’addio. Il sodalizio si era visto posticipare di un mese il termine iniziale del 31 luglio e aveva reagito spedendo un ultimatum in via Prina in cui avvisava di "non avere più il personale necessario a fare andare avanti la struttura". Parole che devono avere colpito nel segno, vista la decisione maturata nelle ultime ore. Per il presidente Matteo d’Alessandro, studente universitario poco più che ventenne, si chiude così la battaglia che ha combattuto per più di un anno: la gestione del Comitato di Agrate e del campo con oltre cento ospiti.

"Una convenzione che purtroppo era diventata improponibile dal punto di vista economico per un gruppo con pochi anni di vita e tutto da sviluppare", spiega. Troppo esiguo il numero di giovani in arrivo dai paesi più difficili fra Africa e Medio Oriente per garantire equilibrio nei bilanci. Una situazione che rischiava di strozzare definitivamente le casse del sodalizio, messe a dura prova dall’esperienza.

I problemi erano cominciati a metà luglio, alla vigilia dello stop definitivo dell’attività nell’ex casa cantoniera al confine con Carugate. Prima di fare i bagagli, come previsto dai protocolli anti-virus, è stato fatto il tampone a tappeto. L’Ats ha esaminato i risultati e uno dei presenti è risultato positivo: nessun sintomo, ma abbastanza per fare scattare le procedure di emergenza. Imposto quindi a tutti l’obbligo di rimanere all’interno del centro, mentre il paziente è stato isolato.

La Cri, che aveva già predisposto il trasferimento ha dovuto bloccarsi la prima volta. Poi, quando con la Prefettura sembrava tornato il sereno, il secondo posticipo: "Rimanete aperti ancora un mese". La goccia che ha fatto traboccare il vaso: Croce Rossa ha scritto a chiare lettere che non aveva le forze per andare avanti, né per "garantire sicurezza all’interno della struttura". Riflessioni che hanno spinto al contrordine e da ieri Agrate è uscita dalla mappa dei richiedenti asilo.