Aeb-A2a, fusione sospetta: la Procura pronta a chiedere il processo

La Procura di Monza è pronta a chiedere il rinvio a giudizio per la presunta turbativa d'asta sulla fusione fra AEB e A2A. Gli indagati sono accusati di aver favorito A2A con un danno complessivo per AEB di 60 milioni di euro.

Aeb-A2a, fusione sospetta: la Procura pronta a chiedere il processo

Aeb-A2a, fusione sospetta: la Procura pronta a chiedere il processo

Richiesta di rinvio a giudizio in vista per la presunta turbativa d’asta sulla fusione fra AEB e A2A. Sono scaduti i termini della proroga del termine di conclusione delle indagini preliminari chiesta e ottenuta dalla difesa degli indagati per esaminare tutta la documentazione e presentare ai magistrati memorie difensive o affrontare interrogatori. E ora la Procura di Monza è pronta a chiedere di processare i coinvolti, con la fissazione dell’udienza preliminare. Sotto accusa per la fusione, realizzzata - secondo l’accusa - "al solo fine di favorire la società A2A" con un danno complessivo per AEB "non inferiore a 60 milioni di euro" e con "l’omessa valorizzazione di un premio di maggioranza a favore di AEB non inferiore a 5,7 milioni di euro", si trovano Loredana Bracchitta, ex presidente del consiglio di amministrazione di AEB spa (società a cui è stata affidata la fornitura e la gestione dei servizi essenziali, partecipata in maggioranza dal Comune di Seregno e per il resto da altri Comuni della Brianza); il sindaco di Seregno Alberto Rossi; Giuseppe Borgonovo, assessore alle partecipate del Comune di Seregno; Alfredo Ricciardi, segretario generale del Comune di Seregno; Giovanni Valotti, ex presidente di A2A e Pierluigi Troncatti, quale partner di Roland Berger srl.

Le indagini sono state eseguite dalla Compagnia di Seregno della Guardia di Finanza, coordinata dai pm monzesi Salvatore Bellomo e Stefania Di Tullio. I fatti contestati vanno dal 2019 al 2020. Secondo l’accusa, gli indagati "al fine di favorire la società A2A, turbavano il procedimento amministrativo relativo all’operazione di integrazione societaria e industriale con AEB, che si concluse effettivamente in favore di A2A". I mezzi fraudolenti sarebbero stati "un accordo predefinito" per "il mancato ricorso alla prevista procedura pubblica" e "la manipolazione dei dati degli asset di A2A" nonché "la prospettazione di una insostituibilità derivante da scenari di crescita e sviluppo del gruppo AEB che non si sarebbero conseguiti con l’aggregazione ad altri operatori". Il sindaco Alberto Rossi e l’assessore Borgonovo sono accusati di avere "supinamente recepito tutte le indicazioni" fornite dai coindagati.

Stefania Totaro