Monza, anni di abusi sulla fidanzatina: assolto

Abusi sessuali, psicologici e fisici quando la ragazza era ancora minorenne, il pm aveva ottenuto la condanna a 9 anni

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Monza, 4 novembre 2021 Accusato di presunti soprusi psicologici, sessuali e fisici, minacce e pure due giorni di prigionia, commessi nei confronti della fidanzatina da quando era ancora minorenne: assolto dopo quattro anni di processi e un anno e mezzo tra carcere e arresti domiciliari. E’ la sentenza decisa dalla Corte di Appello di Milano nel processo bis nei confronti di Salvador Jaku, ora 28enne, albanese residente a Monza, condannato dal Tribunale di Monza e poi anche in appello a 9 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Alla studentessa monzese, ora 25enne, i giudici monzesi avevano riconosciuto 50 mila euro di provvisionale sul risarcimento dei danni. 

Una sentenza che sembrava ormai destinata a diventare definitiva invece il difensore del giovane, l’avvocato Marco Martini, ha presentato ricorso anche in Cassazione e i giudici romani hanno annullato la sentenza ritenendo lacunoso il racconto della ragazza e rinviando il processo da celebrare davanti ad un’altra sezione della Corte di Appello di Milano, la seconda, che ha assolto il giovane. La fine di un incubo per lui, se un eventuale ricorso ancora in Cassazione confermerà questa sentenza. A fare partire le indagini è stata la denuncia della ragazza, che ha raccontato di essere stata vittima del suo ex sia durante la relazione sentimentale, iniziata quando lei aveva solo 12 anni, che successivamente. E che gli episodi contestati, che si sarebbero verificati tra il settembre 2012 e la fine del 2013, sono iniziati quando lei era ancora minorenne. Un calvario che sarebbe emerso anche da un tema svolto in classe alla scuola superiore dalla giovane sulla violenza sulle donne, che aveva allarmato le insegnanti.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, coordinati dalla Procura di Monza, in un’occasione il giovane tenne addirittura segregata in cantina la fidanzata per due giorni, per punirla a seguito di una lite, dandole solo un bicchiere di acqua e una fetta di pane e nutella al giorno. A seguito di quell’episodio la relazione tra i due giovani si era interrotta, nonostante un tentativo di riavvicinamento nel 2015 quando l’ex avrebbe iniziato a perseguitarla. "Sarai per sempre mia e se mi denunci farò del male a te e alla tua famiglia", le avrebbe anche detto per intimorirla. Ma la studentessa, dopo aver passato anni vittima di disturbi alimentari e attacchi di panico, come ha sostenuto il suo legale, per il terrore di ricominciare a vivere lo stesso incubo, aveva deciso di denunciare l’ex fidanzato.

Il pm di Monza aveva chiesto la condanna a 13 anni "un comportamento così grave da non ritenere concedibili all’imputato neanche le attenuanti generiche". Secondo l’avvocato di parte civile, la studentessa ha subìto "danni inestimabili a causa di violenze efferate". Accuse invece sempre negate dal ragazzo e dal suo difensore, che hanno continuato la battaglia di ricorsi. "La ragazza era perdutamente innamorata dell’imputato, che invece l’ha lasciata per un’altra – ha sostenuto in aula l’avvocato Marco Martini – La denuncia è arrivata quando lui si è rifatto vivo e lei invece voleva mettere fine a quella storia a cui non riusciva a rinunciare".