"Abbiamo messo i vincoli, però non ci sono più controlli"

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Tutto è cominciato nel 2013. C’è una donna, ex preside in pensione: si chiama Anna Martinetti e con la sua associazione civica (Una Monza per Tutti) prende di petto un problema sottovalutato dai più in città: il gioco d’azzardo patologico. E incomincia a organizzare incontri e campagne contro gioco d’azzardo e ludopatia. Eletta consigliere comunale, nella scorsa Giunta Allevi riesce a convincere il Comune di Monza a dar vita al primo regolamento “per la prevenzione ed il contrasto delle patologie e delle problematiche legate al gioco di azzardo lecito”. È una piccola rivoluzione. Per la prima volta, viene posta attenzione alla posizione e orari delle sale gioco: non possono essere a meno di 500 metri dai luoghi sensibili, non si può giocare per più di 8 ore al giorno. Devono rimanere chiusi almeno 15 ore al giorno e aprire solo dalle 14 alle 23. Anche la posizione e il numero di slot è limitato: non possono essercene più di quante denunciate dai titolari dei locali, non possono guardarsi in faccia. I controlli e le multe stangano parecchi locali.

Qualcuno decide di abbandonare un affare meno redditizio. A Monza il calo di giocate registrato è evidente. E adesso? Anna Martinetti con è più consigliera comunale, ma rimane molto attenta: "Siamo rimasti fermi al 2018. A luglio di quell’anno abbiamo approvato il regolamento, il primo in Brianza, ero andata subito a incontrare il presidente della provincia per provare a estenderlo ma è rimasto tutto nelle intenzioni". Dopo il Covid, "le slot hanno ripreso a funzionare alla grande senza alcun controllo. I nostri vigili avevano una app chiamata Smart che consentiva di controllare da remoto l’accensione delle slot per verificare il rispetto degli orari, ma ormai è scaduta".

Da.Cr.