A Desio cento tamponi ogni due ore: "Qui non mandiamo via nessuno"

Il nostro viaggio nell’area azzurra dell’ospedale, riservata agli alunni di tutte le età e ai docenti che devono svolgere l’esame

Tampone

Tampone

di Alessandro Crisafulli

"Mamma, ma dove lo faccio il tampone che qui vedo solo sedie?". Avrà nemmeno tre anni, la piccola. È ancora nel passeggino. Già sa cosa la attende.

O, meglio, conosce quel termine ormai sulla bocca di tutti, e nel naso di molti: tampone. Mentre la madre la spinge a passo lesto verso l’ingresso dell’Area Azzurra, come è stata ribattezzata quella dell’ospedale di Desio riservata agli alunni di tutte le età e ai docenti che devono svolgere l’esame.

Lei, come altre centinaia di minori della zona che in questi giorni si stanno assembrando – volente o nolente – nel padiglione al piano terra. Tutto ben organizzato, funzionale, comunicato, ma l’utenza è talmente numerosa che l’area scoppia e qualcuno preferisce appartarsi in un androne esterno open air. Arriviamo intorno alle 9.30. Il triage è veloce, cortese, efficace. Le informazioni pure. Seguiamo la striscia colorata sul pavimento e approdiamo nell’Area Azzurra. Qui l’affollamento è palese. C’è un caos organizzato, popolato da bambini e ragazzi di tutte le età, con tante mamme e qualche papà.

E poi ci sono alcune insegnanti, anche loro in attesa del tampone. "Stiamo facendo il possibile, glielo assicuro!", alza un attimo la voce una infermiera all’accettazione. Ci sono anche docenti, mamme e alunne della stessa scuola o classe che si ritrovano. Il wall elettronico che chiama "avanti il prossimo" è eloquente.

Una sfilza di appuntamenti "tampone" che si susseguono ogni due minuti, senza soluzione di continuità. Il personale è evidentemente indaffaratissimo, non c’è tregua, non c’è respiro. I posti a sedere, visto il necessario distanziamento, finiscono in un battibaleno. E si crea una corte in piedi, attorno al salone e poi lungo il padiglione. "Mamma quando torniamo a casa?", fa una bambina, avrà 7 anni e la sorellina accanto. "Abbiamo lasciato i quaderni a scuola speriamo almeno di poterli riprendere", aggiunge. "In quella scuola sono state chiuse 6 classi", dice una insegnante, rivolgendosi alla mamma della bambina.

"Tutto è iniziato per una maestra di quinta positiva", dice, ancora, la bimba, con grande lucidità. "Tra un po’ non dovremo più dire presente o assente nell’appello ma positivo o negativo", cerca di buttarla sul ridere la maestra. "Non ne usciamo più....", sospira invece la madre. Le porte degli ambulatori si aprono e chiudono di continuo. Torniamo verso l’area triage, nell’atrio dell’ospedale. Dopo nemmeno due ore sono già stati consegnati 94 numeri per il tampone scolastico. "Fino alle 13 è un flusso continuo - confida una infermiera - anzi alle 13 ci sono ancora persone in attesa e si va avanti finché non finiscono, non mandiamo a casa nessuno. Ci sono le colleghe degli ambulatori disperate, lo sforzo è enorme, anche se poi non ci è riconosciuto da nessuno. E ieri era anche peggio, un delirio: sembrava che tutta la Brianza fosse qui. Per fortuna che adesso apre anche Limbiate".