Ritorno al futuro con i La Crus tra musica, teatro, cinema e poesia

Al Bloom di Mezzago la band milanese porta "Mentre le ombre si allungano" e l'avanguardia anni Novanta

I La Crus: Cesare Malfatti e Mauro Ermanno Giovanardi

I La Crus: Cesare Malfatti e Mauro Ermanno Giovanardi

Mezzago (Monza), 22 novembre 2019 - Suggestivo, intimo e cinematografico. “Mentre le ombre si allungano” non sono semplici “appunti scenici per voci, suoni e immagini”. Non è solo un verso di “Stringimi ancora” e nemmeno soltanto il nome di uno spettacolo che torna sul palco tale e quale a esattamente vent'anni fa. E' la dimostrazione che anche se in questi vent'anni è cambiato il mondo, la musica dei La Crus è senza tempo. Perché già nei Novanta erano avanti.

Avanguardia coraggiosa a staccarsi dai modelli americani. A riconoscere una propria identità, una propria forma. Capace di unire musica, teatro, cinema, letteratura. Mauro Ermanno Giovanardi e Cesare Malfatti (ovvero i due La Crus ritrovati) sono consapevoli di aver costruito “qualcosa di bello”, hanno avuto l'intelligenza di chiudere “prima che si perdesse il fuoco sacro” e ora le loro strade artistiche si ritrovano, “con una maturità diversa”, per questo progetto che “non è una reunion”. Orgogliosi di avere “sempre cercato un'etica artistica”.

La musica dovrebbe essere usata per pulire l'anima, mentre oggi viene sempre più venduta come una saponetta da bidet”. Giovanardi non può fare a meno di pensare alla musica come qualcosa che emozioni. E “trovo frustrante che un artista debba passare il suo tempo a promuoversi sui social, sembra che valga di più impressionare che emozionare”. Lui che “la canzone “Angela” di Luigi Tenco è stata un colpo di fulmine perché parlava dell'amore con lo stesso tenore letterario di Nick Cave, ma in italiano”. Ecco chi sono i La Crus: un'unione di due mondi, quello dei Joy Division, dei Massive Attack e di “Re Inkiostro”, con quello della canzone d'autore. Il testo, per loro, è sempre stato importante.

E domani sera (sabato 23 novembre) al Bloom di Mezzago (inizio concerto alle 22; biglietti 17 euro) faranno ascoltare le nuove versioni di “Notti bianche”, “Dentro me”, “Nera signora”, “Natale a Milano”, “L'uomo che non hai” e “Come ogni volta”. Ancora più sperimentali. Da un gracchiante walkman si diffondono frammenti di voci, versi di Pasolini, Pagliarani, Bufalino, Salinas, Tenco che canta l'amata Angela. Sullo schermo le immagini campionate dai primi esperimenti di cinema di Man Ray ed elaborate da Francesco Frongia. Mentre Cesare Malfatti sincronizza i due giradischi – uno con i vinili delle basi, l'altro con un 33 giri di soli archi – e sopra la sua chitarra dialoga e resta in sospeso sulla voce di Giovanardi. Un progetto visionario e anticipatore, ma del resto “questo è sempre stato il nostro modo di fare musica”.

E allora, mentre le ombre si allungano, cosa è rimasto dei La Crus? “Molto”, confessa Cesare. Pure “la complicità tra noi” che “pensavo fosse meno”, la sorpresa di Mauro. Ma “i grandi amori non meritano mediocrità. I La Crus sono stati rivoluzionari. E vorrei che, se mai dovessero tornare insieme, lo fossero ancora”.