Desio, il Parco Tittoni apre con Edda e la sfrontata leggerezza dell'essere

L'ex voce dei Ritmo Tribale dà il via al festival dell'estate: 200 eventi tra musica, cinema e arte

Stefano "Edda" Rampoldi

Stefano "Edda" Rampoldi

Desio (Monza), 16 maggio 2019 - “State pure tranquilli, non farò nessuno spogliarello sul palco. Un tempo, forse, trent'anni fa, avrei potuto fare una roba tipo Lady Gaga, ma adesso quel narcisismo non mi appartiene più”. Adesso la seconda vita di Edda, Stefano Rampoldi all'anagrafe milanese, s'è scrollata di dosso la “pesantezza” degli anni votati al “sesso, droga e rock'n'roll” per andare alla ricerca di quella “leggerezza con la quale mi piacerebbe affrontare la vita”. Essenzialità. Con quel piglio “Fru Fru” come il titolo del suo ultimo album. Inconsueto, inaspettato, maturo.

“Voglio arrivare pronto alla prossima vita”, giura Edda. Perché “la rinascita mi preoccupa più della morte. Speriamo almeno di rinascere ancora intonato”. Del resto, “io faccio il cantante e vorrei continuare a farlo”. L'ex voce dei Ritmo Tribale domani sera (venerdì 17 maggio) aprirà il festival Parco Tittoni a Desio: “Un onore, anche perché so che a giugno si esibirà anche Cristina D'Avena, io sono un suo grande fan”. Una battuta, ma non troppo. In fondo Edda porterà soprattutto i nove singoli del suo disco, nato partendo dalla musica con sonorità ispirate all'ultimo degli Strokes (“Come down machine”). Parte sempre tutto da lì, dalla musica: “La canzone dev'essere orecchiabile, leggera come veniva definita la musica che ascoltavo da bambino – ricorda Edda -. Ho sempre comprato dischi in inglese eppure non ho mai capito una parola, io che a scuola avevo studiato francese. Mi bastava chiudere gli occhi, la musica faceva tutto”.

Il testo, costruito attorno. “Tiro fuori le mie perversioni, nei brani c'è tutto di me perché io voglio parlare solo di quello che conosco”. E lo fa allontanandosi dalla scrittura indie preferendo la sfrontata irriverenza trap. “Quello è un fenomeno che mi interessa molto – confessa -, i cantanti trap mi piacciono per la loro capacità di scomporre il linguaggio, mi piace lo sberleffo, la provocazione. Se rinascessi adesso e non sapessi fare il giro di Do, ripartirei dalla trap”. Ma per ora, in questa vita, ci sono canzoni che a una manciata scarsa di mesi dall'uscita “mi piace ancora suonare”. E dopo aver guardato dentro al “barile della creatività” ha scoperto che “ci sono altri brani che mi convincono” e che potrebbero finire in un nuovo lavoro. Va bene così, finché non arriva la paura del foglio bianco. Ma “se divento famoso potrò farmele mandare da qualcun altro, altrimenti dovranno continuare ad arrivarmi da sole”.