La caduta di Mariupol: quali conseguenze avrebbe sulla guerra in Ucraina

Secondo gli analisti, la città è vicina a capitolare: per Putin sarebbe una vittoria militare, strategica e propagandistica

La mappa dei combattimenti a Mariupol

La mappa dei combattimenti a Mariupol

Mariupol è il fronte più caldo della guerra in Ucraina. La città assediata da un mese è stata quasi interamente distrutta dai bombardamenti: i suoi 160 mila abitanti rimasti sono senz’acqua, senza cibo e senza elettricità. Da due giorni, le maggiori offensive della macchina bellica della Russia si sono concentrate quasi unicamente qui e nonostante le molte perdite di uomini e mezzi, i russi hanno conquistato larghe parti del territorio urbano.

Martedì mattina, un portavoce dell’esercito di Vladimir Putin ha dichiarato che la città è caduta. Immediatamente, però, il sindaco di Mariupol ha negato, sostenendo che gli uomini della resistenza continuano a resistere «nella misura della loro capacità difensiva. Il rapporto di forze sul terreno va a loro svantaggio. Si tratta di una difesa eroica ma la bandiera ucraina sventola sempre su Mariupol».

La caduta per la città, tuttavia, è una questione di tempo. Secondo un’analisi indipendenti dell’Institute for the study of war del 28 marzo, «le forze russe hanno continuato a prendere territorio a Mariupol» e «probabilmente cattureranno o costringeranno la città a capitolare nelle prossime settimane». Secondo altri osservatori, questo potrebbe accadere nel giro di pochi giorni.

Per la Russia, la presa di Mariupol è molto importante per diverse ragioni. A livello strategico, le permette di controllare tutta la fascia di terra che collega le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk con la Crimea. Questo permetterebbe a Putin di sedersi al tavolo dei negoziati con il vantaggio tattico di avere un’importante città da “scambiare”.

A livello militare, è un passo fondamentale per accerchiare le forze ucraine che difendono il confine col Donbass e costringerle a ripiegare o arrendersi. Se cade Mariupol e la Russia riesce ad avanzare da lì verso est – scrivono gli analisti – «i leader ucraini potrebbero presto affrontare la dolorosa decisione di ordinare il ritiro di quelle forze e la cessione dell'Ucraina orientale» oppure consentire che una grossa parte dell’esercito regolare «venga circondato e distrutto».

Ma l’ossessione per la città ha anche un’altra ragione, più propagandistica. Una delle ragioni addotte da Vladimir Putin per l’invasione dell’Ucraina è la denazificazione del Paese e a difendere Mariupol, oggi, sono soprattutto le milizie del Battaglione Azov. Questa forza, costituita in larga parte da ultra-nazionalisti e filo-nazisti è accusata di crimini di guerra da diverse organizzazioni internazionali e dal 2014 ha posto proprio a Mariupol la sua base principale. Eliminando queste milizie Putin potrà affermare di aver “eliminato i nazisti”.