Ucraina, attacco alla centrale Zaporizhzhia: "Esplosione? Più grave di un'arma nucleare"

I missili russi contro il maggiore impianto d'Europa hanno scatenato il panico. Il fisico Maurizio Martellini: "Sul fronte delle radiazioni si rischia una nuova Chernobyl"

L'attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, l'impianto più grande d'Europa e quinto al mondo, ha scatenato il panico. I missili lanciati dall'esercito russo hanno provocato un vasto incendio, domato soltanto grazie all'eroico intervento dei vigili del fuoco. Un'operazione che ha permesso di scongiurare conseguenze potenzialmente tragiche. Ora la centrale è stata messa in sicurezza: due tecnici feriti e, secondo i rilievi effettuati, non si registrano scorie nell'ambiente. L'incubo del nucleare entra così con prepotenza nel conflitto tra Ucraina e Russia. L'offensiva di Mosca ha suscitato reazioni di sdegno da parte di tutta la comunità internazionale. Ma quali potrebbero essere gli effetti di uno scoppio alla centrale nucleare? Un eventuale incidente avrebbe ripercussioni ancora più pesanti rispetto al lancio di un'arma nucleare? A fare chiarezza è Maurizio Martellini, fisico nucleare, professore all'Università dell'Insubria presso il Dipartimento di Scienza e alta tecnologia (Disat).

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"Il fall out radioattivo di Hiroshima e Nagasaki fu estremamente inferiore rispetto a quello di Chernobyl o Fukushima. Un ordigno nucleare non riesce a 'fissionare', fare reazione nucleare, su tutto il materiale, ma solo per l'1 o 2%. Non forma isotopi particolarmente cattivi per la salute umana. Certo, date le temperature che si raggiungono e la pressione atmosferica altissima, chiunque nel raggio di esplosione perisce, ma dal punto di vista radiologico è molto peggio un incidente in una centrale nucleare'', le parole dell'esperto all'AdnKronos. Attaccare la cupola del reattore nucleare, significherebbe ''correre il rischio di ripetere la tragedia di Chernobyl. Quando nel 1986 la cupola esplose, tutto il materiale radioattivo fu sparato a decine di chilometri di distanza. Se la centrale atomica venisse colpita per sbaglio, il rischio di una Chernobyl 2.0 sarebbe reale".  L'effetto di un tale incidente? "Non ci sarebbe un 'effetto Hiroshima' ma casi di radioattività e malattie legate alle radiazioni, un numero di tumori crescente e appunto una ripetizione di Chernobyl. E questo lo sanno sia i russi sia gli ucraini". Per questo, Martellini dice di non essere particolarmente preoccupato dal rischio di un attacco volontario alla cupola del più grande reattore in Europa, ma "Putin, sentendosi accerchiato, potrebbe usare armi nucleari".

Anche perché, "gli ordigni nucleari oggi sono più presenti di quello che si dice", sottolinea il fisico, parte attiva degli Scienziati per il disarmo e, come segretario generale del Landau Network, impegnato nella questione delle città nucleari russe all'inizio degli anni Novanta. "Durante la guerra fredda americani e russi avevano testato, e anche un nostro corpo di alpini le aveva in dotazione, armi nucleari 'tattiche', da uso in campo di battaglia, di pochi chilotoni - racconta il professore dell'Università dell'Insubria -. I russi queste armi le hanno, gli americani no, e sono da usarsi in un conflitto convenzionale per distruggere bunker, terrorizzare i nemici. La temperatura che si raggiunge è di milioni di gradi centigradi e pressioni a confronto delle quali i tornado sono brezze marine''.

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