Turchia, Erdogan all'Europa: "Più miliardi o riapro i confini e vi inondo di profughi"

Il presidente turco rivede gli accordi del 2016 con Bruxelles in base ai quali il Paese, con inflazione record, frenerebbe l'afflusso di clandestini verso il Vecchio Continente

Mario Draghi e Recep Tayyipe Erdogan a Roma (Ansa)

Mario Draghi e Recep Tayyipe Erdogan a Roma (Ansa)

Ankara (Turchia) - Il ricatto è sempre lo stesso e il terreno anche: l'immigrazione clandestina. Così Erdogan batte cassa all'Europa e ripropone lequasione contabile: o ci date qualche miliardo di euro in più oppure apriamo le gabbie e quattro milioni di profughi inonderanno l'Europa di clandestini, con tutte le incognite del caso: terrorismo, clandestinità, conflitti sociali. In soldoni, è la sintesi della questione. «Senza l'azione della Turchia - dice il presidente turco - oggi Europa e Siria vivrebbero una situazione totalmente diversa e la crisi migratoria sarebbe molto più profonda, ci sarebbe più terrorismo e instabilità».

Recep Tayyip Erdogan lo dice a chiare lettere durante un incontro con gli ambasciatori in Turchia dei Paesi dell'Unione europea (Ue) ad Ankara. «Nonostante i suoi sforzi per la crisi migratoria, la Turchia non è riuscita a ottenere un adeguato sostegno da parte dell'Ue» ha dichiarato il presidente turco chiedendo un aggiornamento dell'accordo del 2016 per cui Bruxelles stanzia fondi a favore di Ankara per sostenere la gestione dei rifugiati che si trovano in territorio turco - secondo i dati ufficiali almeno 3 milioni e 700 mila siriani - e in cambio della chiusura dei confini per i migranti che dalla Turchia tentano di raggiungere illegalmente l'Ue.

«Ci aspettiamo che l'Europa condivida con noi egualmente il peso di questa situazione» ha affermato Erdogan citando un mancato sostegno da parte di Bruxelles in progetti per il ritorno in patria di rifugiati siriani che si trovano in Turchia. Il presidente turco ha anche chiesto «una voce più forte da parte dell'Ue» contro presunti respingimenti di migranti che tentano di raggiungere le isole greche vicine alla costa turca da parte di Atene che spesso vengono denunciati dalle autorità di Ankara.