Israele, regge la tregua: Biden e Al Sisi registi della pace

Resta l'agghiacciante bilancio di 232 vittime palestinesi e 12 israeliane in 11 giorni. Hamas rivendica la vittoria. L'Onu: ora costruire la Palestina

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Tel Aviv - Questa volta ci siamo, pare, e la pace, la difficilissima e fragile pace in Medio Oriente, pare profilarsi all’orizzonte. Almeno per ora. Regge infatti, al momento, la tregua in vigore dalle 2 di notte tra Israele e Hamas, scattata con la mediazione egiziana dopo undici giorni di battaglia. Fino all’alba non sono stati segnalati lanci di razzi dalla Striscia di Gaza in direzione di Israele e non ci sono notizie di raid israeliani nell’enclave palestinese controllata da Hamas. Ma non è tutto. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha già annunciato  che si recherà “nella regione nei prossimi giorni” per colloqui con il capo della diplomazia israeliana, Gabi Ashkenazi, con leader israeliani, palestinesi e regionali.

Sul fronte palestinese, Hamas ha rivendicato la “vittoria” e migliaia di persone sono uscite in strada a celebrare il cessate il fuoco nei Territori Palestinesi. “Oggi la resistenza dichiara vittoria sui nemici”, ha detto Khalil al-Hayya, numero due di Hamas a Gaza. Migliaia di persone si sono radunate stamani a Khan Yunis, nel sud della Striscia, fuori dalla casa di Mohammed Deif, capo del braccio armato di Hamas. Per Ali Barakeh, della Jihad Islamica, la tregua è una sconfitta per il premier israeliano Benjamin Netanyahu e una “vittoria per il popolo palestinese”.

Nello spiraglio di luce, resta il bilancio tragico di quasi due settimane di ostilità, iniziate il 10 maggio, con  232 palestinesi uccisi nei raid israeliani e di 12 morti in Israele a causa dei razzi lanciati da Gaza. Anche  l’inviato Onu per il Medio Oriente, Tor Wennesland, ha accolto con favore il cessate il fuoco, facendo subito le condoglianze “alle vittime della violenze e ai loro cari”. Poi ha ringraziato “Egitto e Qatar per gli sforzi messi in atto, in stretto contatto con l’Onu, per riportare la calma. Ora - ha aggiunto - può iniziare il lavoro di costruzione della Palestina”.

Gongola il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, che si è preso la scena, e  ha ringraziato il presidente americano Joe Biden “per il suo ruolo” per il successo dell’iniziativa egiziana per il cessate il fuoco. Biden incassa dunque il cessate il fuoco, placa la fronda interna e rilancia il processo di pace in Medio Oriente. Il capo della Casa Bianca parla in in tv, rivendica “l’intenso lavoro diplomatico” e annuncia la tregua tra Israele e Hamas. Ma la domanda è d’obbligo: Hamas ci starà? Perche’ e’ vero che ha firmato il cessate il fuoco,  ma con un avvertimento: “I nostri razzi non sono finiti”. Per Benjamin Netanyahu ci sara’ invece  “calma in cambio di calma”. Il sottointeso e’ che il primo che preme il grilletto innesca anche quello dell’altro. 

Resta infine all’orizzonte un’incognita: chi sara’ il primo ministro israeliano con cui Biden dovra’ negoziare? I democratici americani sono da sempre per la soluzione dei due Stati, il problema e’ che, con Hamas e con la turbolenta situazione politica di Israele, e’ difficile arrivare a una composizione del puzzle. Biden in ogni caso un risultato chiaro l’ha raggiunto: ferma l’ondata di disappunto dell’ala liberal del suo partito e rilancia, in una posizione piu’ allargata rispetto a quella di Donald Trump, il ruolo degli Stati Uniti.