Striscione anti-guerra nella tv russa, multata e rilasciata la giornalista disobbediente

Marina Ovsyannikova ha rischiato fino a 10 anni di carcere

La protesta contro la guerra di Marina Ovsyannikova alla tv russa

La protesta contro la guerra di Marina Ovsyannikova alla tv russa

La giornalista della televisione di stato russa, Marina Ovsyannikova, fermata per avere mostrato in diretta un cartello contro la guerra in Ucraina, è stata condannata a pagare una multa ed è stata rilasciata. Lo fa sapere il tribunale. La giornalista aveva interrotto il principale programma di informazione di Pervy Kanal, la maggiore rete televisiva russa, esponendo uno striscione contro il conflitto in Ucraina. La Ovsyannikova si è messa dietro alla conduttrice del notiziario e ha esposto lo striscione, dove era scritto: “No alla guerra. Fermate la guerra. Non credete alla propaganda, qua vi dicono bugie”. Nella parte inferiore del cartello, a guisa di firma. “Russians against war”, ovvero “russi contro la guerra”, scritto in inglese.  

 

La giornalista arrestata e scomparsa, Marina Ovsyannikova
La giornalista arrestata e scomparsa, Marina Ovsyannikova

Le accuse a Putin

 “Quello che sta accadendo ora in Ucraina è un crimine. E la Russia e’ l’aggressore. La responsabilita’ di questa aggressione e’ di una persona sola e questa persona e’ Vladimir Putin. Mio padre e’ ucraino e mia madre e’ russa e non sono mai stati nemici. Questa collana al mio collo simboleggia il fatto che la Russia deve immediatamente fermare questa guerra fratricida e le nostre nazioni sorelle avranno la possibilita’ di fare la pace. Purtroppo ho lavorato al Canale Uno negli ultimi anni, ho lavorato alla propaganda del Cremlino. E ora mi vergogno molto. Mi vergogno di aver permesso a queste bugie di essere pronunciate sugli schermi televisivi“.

L'appello ai dissidenti

Ma non è tutto: “Mi vergogno di aver lasciato che i russi diventassero zombi. Abbiamo taciuto nel 2014 quando tutto e’ iniziato. Non siamo scesi in strada quando il Cremlino ha avvelenato Navalny. Abbiamo solo guardato in silenzio questo regime antiumano. E ora il mondo intero ci volta le spalle. E dieci generazioni dei nostri discendenti non saranno in grado di lavare la vergogna di questa guerra fratricida impostaci. Siamo russi. Siamo intelligenti e riflessivi, e’ solo nel nostro potere fermare questa follia. Scendete in strada, non abbiate paura. Non possono incarcerarci tutti”.

Il giallo della scomparsa

Per ore ha tenuto col fiato sospeso la sorte della giornalista, scomparsa nel nulla e ricomparsa oggi pomeriggio in tribunale, assieme al suo avvocato."Marina Ovsyannikova - scrive la Bbc - è accusata di "organizzazione di un evento pubblico non autorizzato", un'accusa amministrativa che potrebbe comportare una multa fino a 30.000 rubli (£ 200), un incarico di servizio alla comunità o fino a 10 giorni di carcere. L'imputazione suggerisce che la giornalista non sia stata incriminata in base alla nuova legge di Mosca sulla "diffusione di informazioni false sulle forze armate russe". 

La posizione del Cremlino

Il Cremlino bolla come «teppismo» il gesto della giornalista russa, Marina Ovsyannikova, che ha interrotto un notiziario in diretta sulla Tv di stato, Channel One, per denunciare la guerra in Ucraina. Lo scrive il Guardian online. In uno straordinario atto di dissenso, la donna ha alzato il cartello dietro l'anchorwoman dello studio e ha gridato slogan che denunciavano la guerra in Ucraina. Il video è diventato virale. «Per quanto riguarda le azioni di questa donna, è teppismo», ha detto ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, elogiando Channel One per quella che ha definito la sua programmazione di qualità, oggettiva e tempestiva..

L'altra protesta

Le due pagine bianche della Novaya Gazeta
Le due pagine bianche della Novaya Gazeta

Anche il giornale Novaya Gazeta si rifiuta di pubblicare rapporti sull' "operazione militare speciale" sotto tali vincoli è nell'edizione di questa mattina è uscita con due pagine completamente bianche in aperto dissenso alla guerra. In barba alla censura a cui è sottoposto l'intero mondo dell'informazione da parte di Vladimir Putin.