Sanzioni alla Russia: Europa e Usa divisi sullo Swift, 'arma nucleare' finanziaria

Espellere Mosca dal sistema di pagamenti internazionali taglierebbe fuori il Cremlino dall'economia mondiale, ma a costi molto alti per quella del Vecchio Continente

Mercati finanziari

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Tutto l'Occidente invoca sanzioni severe contro la Russia, dopo l'invasione dell'Ucraina, ma non c'è unanimità su come e quali imporre. E' soprattutto l'Unione europea - Germania in testa - a frenare sulle ipotesi più dure, dal settore energetico a quello bancario, caldeggiate invece da Stati Uniti e Gran Bretagna.

In particolare, Europa continentale e asse anglosassone si stanno scontrando sull'ipotesi di espellere la Russia dalllo Swift (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication), il sistema utilizzato da banche e istituzioni finanziarie per le transazioni internazionali. Una misura durissima, al punto che qualcuno l'ha definita 'arma nucleare', ma le armi nucleari hannio anche potenti effetti collaterali. Con l'uscita dallo Swift, utilizzato da oltre 11mila banche in tutto il mondo, la Russia verrebbe infatti tagliata fuori dalle transazioni internazionali e avrebbe difficoltà a ricevere i ricavi dalle vendite di gas e petrolio. Tuttavia, ci sarebbero gravi contracolpi anche per per le istituzioni finanziarie occidentali coinvolte con l'economia russa e i governi dovrebbero in qualche modo rimediare alle perdite subite. Costi troppo alti, insomma, per economie che si stanno appena riprendendo dalla recessione indotta dalla pandemia.

In particolare, sono soprattutto le banche europee a opporsi a questa misura. Il timore, come è emerso da più fonti nel corso delle ultime settimane, è che un'esclusione della Russia dallo Swift comporterebbe perdite per miliardi di dollari per crediti concessi che non verrebbero ripagati. Una conseguenza già visibile dei 'venti di guerra' che hanno agitato le ultime settimane sono ad esempio il passo indietro di UniCredit rispetto a possibili acquisizioni in Russia e l'accantonamento di fondi da parte dell'austriaca Raiffeisen Bank International in caso di sanzioni contro Mosca.