Salman Rushdie sta meglio: parla e scherza. Aggressore e movente: cosa sappiamo

Lo scrittore 76enne accoltellato da un fanatico a New York è stato staccato dal respiratore

New York - Salman Rushdie è stato staccato dal respiratore, parla e scherza. Le ultime notizie sulle condizioni dello scrittore angloindiano aggredito e accoltellato durante un evento nello stato di New York descrivono una situazione in miglioramento. Rushdie resta ricoverato per le gravi ferite riportate ma - secondo quanto twittato dal collega Aatish Taseer - "non è più attaccato al respiratore e parla (e scherza)". Informazioni confermate dall'agente dello scrittore ferito, Andrew Wylie. Sembrerebbe dunque scongiurato il rischio di perdere un occhio e di gravi lesioni ai nervi di un braccio anche se serviranno giorni per comprendere le reali condizioni di salute dello scrittore 76enne. Secondo quanto ha riferito il procuratore distrettuale Jason Schmidt, Rushdie è stato accolellato tre volte sul lato destro della parte anteriore del collo, quattro allo stomaco, una all'occhio destro, una al petto e una sulla coscia destra. Si è trattato quindi di dieci coltellate in tutto.

L'aggressore

L'aggressore, Hadi Matar, 24enne del New Jersey,  ritenuto fanatico islamista, sostenitore del regione sciita iranranino, è stato arrestato poco dopo l'accoltellamento feroce di venerdì. Era arrivato un giorno prima dell'evento al quale doveva intervenire lo scrittore al Chautauqua Institution e si era presentato con un documento d'identità falso. Un attacco "mirato e premeditato" secondo gli investigatori. Il procuratore non lo ha precisato ma è probabile che il documento falso sia la patente che è stata trovata addosso Hadi Matar intestata ad un "martire" degli Hezbollah. L'avvocato d'ufficio dell'aggressore, Nathaniel Barone, si è lamentato con il procuratore che il cliente è stato lasciato ammanettato in una stazione di polizia per troppo tempo, prima di essere portato davanti a un giudice. "Ha diritto alla presunzione di innocenza", ha detto il legale secondo quanto riportato dall'Associated Press. Il giudice ha stabilito per Matar l'arresto senza cauzione.   

Il movente e la fatwa

Il giovane è stato rinchiuso nel carcere locale ed è accusato di tentato omicidio di secondo grado. Comparso venerdì brevemente in tribunale, ammanettato e con la tuta a strisce bianca e nera dei detenuti, si è dichiarato non colpevole. Ancora nulla, invece, sul movente ma comincia a farsi largo la pista dell'estremismo islamico. Da un'analisi dei social media dell'aggressore, che è nato in California da immigrati libanesi, emerge una vicinanza alla Guardia rivoluzionaria islamica iraniana, nella lista nera Usa delle organizzazioni terroristiche. In un'app di messaggi sul suo telefono sono state trovate quattro foto di Qassem Solemani, il generale iraniano capo delle forze speciali Al Quds, braccio armato dei pasdaran, ucciso da un drone americano in Iraq nel gennaio 2020. E sul suo account Facebook una foto dell'ayatollah Khomeini, autore della fatwa contro Rushdie e colui il quale offrì per la morte dello scrittore una ricompensa da 3 milioni di dollari, e dell'ayatollah Khamenei. Inoltre, durante una perquisizione gli è stata trovata una patente falsa intestata a un 'martirè di Hezbollah, Imad Moghniyé, il comandante militare del gruppo ucciso nel 2008 a Damasco. Ma il movimento radicale sciita sostiene di non sapere niente di lui.

Prosegue intanto l'assoluto silenzio sul tentato omicidio da parte del regime di Teheran nonostante ringraziamenti e impegni alla solidarietà rivolti all'aggressore da portavoce di diverse organizzazioni di integralisti islamiche.