La Russia è di nuovo a rischio default

Il Cremlino potrebbe non riuscire a pagare degli interessi per 100 milioni di dollari ai creditori: sarebbe una bancarotta simbolica, ma con effetti imprevedibili

Illustrazione di Arnaldo Liguori

Illustrazione di Arnaldo Liguori

La Russia è, ancora una volta, a un passo dalla bancarotta. Entro domenica sera dovrà pagare 100 milioni di dollari di interessi su due obbligazioni. Il governo di Vladimir Putin, in crisi di liquidità a causa della guerra in Ucraina, aveva ottenuto una proroga sul pagamento di questi titoli un mese fa, ma ora il tempo è agli sgoccioli. Se non dovesse pagare, lo Stato verrebbe dichiarato in default tecnico e, di fatto, ottenere nuovi prestiti sarebbe molto più costoso. Se non, in alcuni casi, impossibile.

Sarebbe la prima volta dal 1917, quando il neonato governo bolscevico si rifiutò di pagare alle nazioni europee i debiti accumulati dagli Zar. A seguito di quell’evento, la Russia venne totalmente isolata nelle relazioni commerciali ed economiche. Oggi, con la recente fuga delle aziende occidentali dal Paese, la situazione è già piuttosto simile. Non solo: da marzo, il debito pubblico russo è considerato letteralmente “spazzatura” da parte delle maggiori agenzie di rating mondiale.

Il Cremlino, in questi giorni, ha detto più volte che il Paese non è in una situazione di default, ma che a causa delle sanzioni imposte dall’occidente non è in grado di inviare denaro ai propri creditori. L’accusa, piuttosto esplicita, è che l’Occidente stia cercando di mandare la nazione in bancarotta. I russi sostengono i non avere i mezzi tecnici per inviare denaro agli obbligazionisti.

Effettivamente, a fine maggio, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha di fatto bloccato i mezzi finanziari di Mosca per effettuare pagamenti. “Da marzo pensavamo che un default russo fosse probabilmente inevitabile, e la domanda era solo quando”, ha dichiarato a Reuters Dennis Hranitzky, responsabile del contenzioso sovrano. “Sebbene un default formale – spiega – sarebbe in gran parte simbolico, dato che la Russia non può contrarre prestiti internazionali al momento e non ne ha bisogno grazie ai ricchi introiti di petrolio e gas, il marchio probabilmente aumenterebbe i suoi costi di prestito in futuro”.