Guerra in Ucraina, Mosca può davvero "mollare"? Armi, soldati, resistenza: la situazione

Il generale di Corpo d'Armata Carlo Jean: "Il nodo critico? I rifornimenti dall'estero per Kiev"

E' la domanda che si stanno facendo praticamente tutti gli osservatori del terribile conflitto in corso fra i confini ucraini, dopo l'invasione voluta dalla Russia di Vladimir Putin. Quando finirà la guerra? E la Russia può davvero "mollare"? Una questione che se ne trascina molte altre, dalla possibilità di un ampliamento del conflitto al dibattito in corso sulle cause che hanno portato all'espolosione di violenza, così come se rispondano a realtà le voci difficoltà da parte delle forze del Cremlino sul campo. L'agenzia Dire sul tema ha sentito il generale di Corpo d'armata Carlo Jean, presidente del Centro studi di geopolitica economica. Una lunga intervista in cui l'ufficiale, che già aveva parlato con Il Giorno, ha affrontato diversi temi.

"Le forze armate russe rischiano seriamente di logorarsi e di dover mollare - afferma Jean - Il nodo critico per l'Ucraina però sarà riuscire a rifornirsi di armi dall'estero: sarà necessario anche alla luce degli sprechi che caratterizzano le milizie territoriali non professionalizzate impiegate da Kiev". Jean, classe 1936, piemontese, membro del Consiglio scientifico della Treccani e di Confindustria e già, fra gli altri incarichi, consigliere militare dell'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga tra il 1990 e il 1992, fa il punto sulla situazione dal punto di vista militare.

Forza russa ancora da dispiegare?

"Uno dei nodi chiave è rappresentato dal fatto che i russi hanno deciso di attaccare con 150-200mila uomini, quindi in un numero piuttosto esiguo", premette il generale, che poi spiega: "L'esercito russo ha una disponibilità di 900mila effettivi alle armi che possono superare i due milioni mobilitando i riservisti addestrati, anche se una loro discesa in campo rischia di creare malcontento nell'opinione pubblica, che a oggi dimostra di essere compatta dietro Putin fatta eccezione per alcuni movimenti non troppo determinanti". 

Fra questi 900mila soldati, prosegue il generale, "figurano almeno 50mila paracadutisti, 40mila fanti di Marina, circa 100mila forze strategiche e 200mila corpi logistici e poi c'è l'aviazione". Per combattere sul campo restano ancora quindi "qualche centinaia di migliaia di effettivi, che non sono molti", osserva l'esperto.

I "costi" di un'occupazione militare

A oggi, prosegue l'esperto, "stando agli standard riconosciuti, per un'occupazione militare che abbia un minimo di resistenza sono necessari fra i 100 e 150 soldati ogni 10mila abitanti; questo significa che in Ucraina, un Paese con 44 milioni di abitanti, distribuiti poi su un territorio esteso 600mila chilometri quadrati, ci vorrebbero tra i 400 e i 600mila uomini". Queste cifre comprendono anche le unità cecene che, sottolinea il generale, "combattono con la Russia dal 2000". Anche loro però, e in modo particolare "le loro forze di elite", sembrano essere in difficoltà, al punto che "risulta che si trovino in Crimea per una fase di riordinamento". I numeri sembrano quindi non essere positivi per le forze armate russe.

Equipaggiamenti carenti

Un altro versante su cui l'esercito di Mosca pare mostrare carenze è quello degli equipaggiamenti in campo. "Dalle immagini che ho visto finora ci sono molti carri armati T 72, che risalgono agli anni '60, o addirittura i T 55, che sono ancora precedenti. Pochi per adesso i T 80, mezzi più moderni, sia in termine di corazzattura che di sistemi di puntamento". Lacune che presenta anche l'aviazione, al momento componente chiave del conflitto così come lo sta conducendo la Russia.

"La strategia di Mosca è quella di spianare le città con i bombardamenti ma anche le loro forze in questo senso non sono straordinarie" sottolinea il presidente del Centro studi: "Dispongono di una sessantina di Tupolev Tu-160, che hanno un carico utile di dieci tonnellate, mentre solo ora stanno entrando in servizio nuovi bombardieri con un carico utile compreso tra le 12 e le 15 tonnellate. Di questi ultimi però non ne hanno molti e non so se li impiegheranno tutti in Ucraina".

Colpire dal cielo potrebbe anche presentare effetti collaterali delicati per la Russia. "Si corre il rischio, bombardando pesantemente, di distruggere siti fondamentali per la Chiesa ortodossa russa, dall'alto valore simbolico per Mosca, come la cattedrale di Santa Sofia di Kiev", sottolinea il generale. 

La resistenza ucraina

Kiev potrebbe quindi capitalizzare queste mancanze delle forze armate russe, forte anche, evidenzia Jean, "di alcuni mezzi che le sono stati forniti da Stati Uniti e Svezia, come l'anticarro portatile Javelin, gittata utile da 2000 metri, o il Nlaw, da 800 metri, che possono veramente fare danni contro i russi". Armi, quelle menzionate dal generale, pronte a partire in direzione Ucraina dagli Stati Uniti anche nell'ambito di nuovi aiuti militari per 800 milioni di dollari annunciati ieri a Washington. Il punto però, chiarisce Jean, "è che queste armi arrivino in Ucraina". Il generale spiega: "Ovviamente i russi bombardano le linee di approvvigionamento. I rinforzi da questo punto di vista saranno fondamentali perchè per l'Ucraina stanno combattendo milizie territoriali non professionalizzate che sprecano in media il doppio delle munizioni dei militari formati".