Psicologi per la pace di 20 Paesi a Putin: "Ferma la guerra o il popolo ti lascerà solo"

Dall’Italia alla Polonia, dagli Stati Uniti alla Norvegia, dall’India al Sudafrica, nella lettera lo si invita a “smettere di bombardare e rimanere aperto alle trattative"

Vladimir Putin

Vladimir Putin

“Presidente Vladimir Putin, vorremmo condividere con lei le nostre conoscenze accademiche e pratiche sulle conseguenze dell’inizio di una guerra per chi la istiga”. Esordisce così un gruppo di psicologi di circa 20 Paesi (dall’Italia alla Polonia, dagli Stati Uniti alla Norvegia, dall’India e al Sudafrica) nella lettera aperta da loro indirizzata al presidente russo per invitarlo a “smettere immediatamente di bombardare e sparare” in Ucraina e “rimanere aperto alle trattative”, riflettendo anche sull’effetto controproducente che investe “i leader politici” che istigano a “una violenta lotta con forze esterne”. 

All’apparenza questo può offrire “la prospettiva attraente che una tale situazione di insicurezza e senso di minaccia accrescano l’identificazione nazionale dei propri cittadini e l’ammirazione per un leader potente”. Ma, avvertono i firmatari, una quarantina fra cui figurano anche due esperti italiani, “tali effetti sono a breve termine”. “Vengono poi sostituiti da effetti negativi a medio e lungo termine” per colui che viene percepito come “responsabile della guerra”. Gli specialisti elencano alcuni di questi effetti negativi: “I cittadini di entrambe le parti in guerra soffrono per l’isolamento nazionale”, e questo crea insoddisfazione.

 “Le guerre - continuano il gruppo degli ‘ Psicologi per la pace’ - creano gravi problemi economici, fino a veri e propri crolli, su entrambi i fronti. E i cittadini in genere confrontano la loro attuale situazione economica con quella prima dell’inizio del conflitto e presto riconoscono che stanno perdendo terreno. I sentimenti di privazione sono solitamente la base per la resistenza, la protesta e rivoluzione contro le istituzioni statali esistenti, sia nel caso di persone comuni che per le élite”.

 C’è poi il nodo della disinformazione, elencano gli esperti, e della necessità di costruire una narrazione sul successo delle proprie truppe e sulle perdite dei nemici, oltre che sulla “’superiorità’ morale del proprio gruppo”. Ma “la creazione di un tale mondo consuma risorse e i leader finiscono in isolamento all’interno di una bolla” di persone accondiscendenti, a rischio costante di essere smascherati. Alla fine “le persone scopriranno chi è il responsabile dell’avvio della guerra, e di tutte le conseguenti sofferenze, ferite e morte”.

I processi descritti “generano spesso un ricorso crescente all’uso del potere statale e alla repressione brutale” e quest’ultima “finisce con aumentare il rifiuto, l’isolamento e il pericolo fisico dei leader politici percepiti come responsabili”, avvertono gli psicologi che offrono anche la visione di una possibile via d’uscita. “La raccomandazione primaria è quella di smettere immediatamente di sparare, bombardare, combattere e uccidere”, dicono gli esperti, e invitano Putin a “pensare a cosa si può ottenere alla fine con questa violenza, per il popolo russo, così come per te personalmente”, scrivono.

 “Pensa ancora all’alternativa di una pacifica convivenza con i Paesi vicini. Ripensa le condizioni minime per concludere un accordo di pace duraturo e, soprattutto, rimani aperto alle trattative”, è il messaggio.