Il giallo delle due principesse rapite a Dubai, interviene l'Onu

Nessuna prova che a figlia 35enne del sovrano di Dubai (da lei accusato in un video) sia viva. La sorella rapita a Cambridge vent'anni fa

La principessa Latifa, figlia dello sceicco di Dubai

La principessa Latifa, figlia dello sceicco di Dubai

Dubai - L’Alto commissariato Onu per i Diritti Umani ha ammesso di non aver ancora ottenuto alcuna prova dal governo degli Emirati Arabi Uniti, che la principessa Sheikha Latifa sia ancora in vita. A metà febbraio la figlia 35enne dello sceicco, Sheikh Mohammed bin Rashid Al-Maktoum, uno dei capi di Stato piu’ ricchi del mondo, sovrano di Dubai e vicepresidente degli Emirati Arabi Uniti, ha fatto recapitare un video alla Bbc che contiene un suo drammatico appello: ha chiesto aiuto e ha denunciato di essere trattenuta in ostaggio dopo esser stata fatta rapire dal padre per i suoi comportamenti non in linea con la tradizione famigliare e religiosa. 

L'errore del'inviata Onu

Nei giorni scorsi l’ex presidente irlandese Mary Robinson aveva espresso rincrescimento per il “grande errore” commesso nel non comprendere la reale situazione in cui si trovava la principessa Latifa Al Maktoum, incontrata nel quadro di una visita realizzata negli Emirati nella sua veste di Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani e allora da lei considerata e definita “una giovane ragazza turbata”. L’incontro venne poi usato dalla famiglia della ragazza come prova del fatto che la giovane non era trattenuta contro la sua volontà. “Sono stata ingenua”, ha ammesso Robinson, che ha quindi detto di credere ora al 100% a quanto afferma Latifa. In un video fatto pervenire a metà mese al programma Panorama della Bbc, Latifa denuncia il padre per averla rapita e lo accusa di tenerla in “ostaggio”, dopo il tentativo di fuga dal Paese nel 2018.

Drogata e riportata nella villa

La giovane racconta di essere stata fermata da un commando, che l’ha drogata e riportata alla sua prigionia, mentre tentava di fuggire a bordo di un’imbarcazione. Il video fa parte di una serie di messaggi segreti che la principessa ha inviato ai suoi amici per chiedere aiuto. Latifa ha anche chiesto alla polizia britannica di riaprire le indagini sulla sorella, la principessa Shamsa, scomparsa 20 anni fa. A questo punto le principesse prigioniere dell’emiro sono due: e la sorella più giovane chiede ora al Regno Unito di aiutare la più grande, sparita letteralmente dalla scena da ormai oltre due decenni. Latifa ha denunciato d’essere di fatto ostaggio del padre in una villa dal suo fallito tentativo di fuga via mare datato 2018, di temere per la propria vita e di rivolere solo la propria libertà. 

Il caso identico della sorella, vent'anni prima

La sorella Shamsa sarebbe invece stata  riportata  in patria, a sua volta a viva forza dall’emiro, circa 21 anni fa, mentre era a Cambridge. La vicenda di Shamsa, maggiore di Latifa di tre anni e oggi 38enne, ma 18enne al momento dei fatti, è nota e fu all’epoca indagata dalla Cambridgeshire Police, che nel 2001 chiuse però il fascicolo con un non luogo a procedere. Non senza il sospetto d’un insabbiamento dettato da una ipotetica pressione politico-diplomatica e le successive promesse di ulteriori verifiche. Nella missiva attribuita a Latifa - i cui video recenti sono tornati a squarciare il velo del silenzio sul destino delle principesse -prigioniere di casa Maktoum, suscitando allarmi e proteste da parte di organismi dell’Onu malgrado le rassicurazioni ufficiali di rito delle autorità degli Emirati, e sono stati definiti inquietanti pure dal governo di Boris Johnson, al vertice di un Paese che come gli Usa ha legami strettissimi con le monarchie arabe del Golfo - gli accenti sono quelli di una supplica. 

La causa intentata dalla ex moglie

 La principessa Shamsa, del resto, non risulta essere stata più rivista in pubblico da allora e si ritiene viva appartata, sotto stretta sorveglianza, in qualche dimora reale dai cancelli sbarrati degli Emirati Arabi Uniti. Pure l’Alta Corte britannica ha riconosciuto l’attendibilità delle accuse di maltrattamenti e detenzione arbitraria ai danni delle due sorelle rilanciate contro l’emiro in una vittoriosa causa di divorzio intentata a Londra dalla sua ultima consorte, Haya bint Hussein, sorella del re di Giordania: unica donna di corte riuscita finora a sfuggire allo sfarzo blindato del padre-padrone di Dubai.