Iraq, il Papa ai cristiani: "Abbiate la forza di perdonare. E non dimenticate di sognare"

Ultima giornata dell pontefice nei luoghi cristiani martoriati da Isis. il tour a Mosul, Qaraqosh e Erbil. "L'Iraq rimarrà per sempre nel mio cuore"

Papa Francesco tra le macerie di Mosul

Papa Francesco tra le macerie di Mosul

Bagdad - “Noi confidiamo in Dio e, insieme a tutte le persone di buona volontà, diciamo ‘no’ al terrorismo e alla strumentalizzazione della religione”: così Papa Francesco in visita a Qaraqosh, la città cristiana più grande dell’Iraq, duramente provata dall’occupazione del cosiddetto Stato islamico negli anni passati. La chiesa dell’Immacolata concezione, dove si trova il Papa, era stata bruciata e distrutta dagli jihadisti. Prima di prendere la parola, Francesco ha ascoltato la testimonianza di alcuni cristiani iracheni, tra i quali quelli di una donna che ha ricordato l’arrivo degli jihadisti. “Una cosa che ha detto la Signora Doha mi ha commosso”, ha detto Bergoglio: “Ha detto che il perdono è necessario da parte di coloro che sono sopravvissuti agli attacchi terroristici. Perdono: questa è una parola chiave. Il perdono è necessario per rimanere nell`amore, per rimanere cristiani. La strada per una piena guarigione potrebbe essere ancora lunga, ma vi chiedo, per favore, di non scoraggiarvi".

Poi si è rivolto all'intera comunità cristiana in Iraq: «Sicuramente ci sono momenti in cui la fede può vacillare, quando sembra che Dio non veda e non agisca. Questo per voi era vero nei giorni più bui della guerra, ed è vero anche in questi giorni di crisi sanitaria globale e di grande insicurezza. In questi momenti, ricordate che Gesù è al vostro fianco. Non smettete di sognare! Non arrendetevi, non perdete la speranza!». Per aggiungere: "Diciamo no al terrorismo e alla strumentalizzazione della religione". Poi aveva recitato l'Angelus domenicale: “E adesso in piedi, uniti ai fedeli di tutto il mondo che ci stanno ascoltando, guardando, con la televisione o i mezzi di comunicazione sociale, preghiamo l‘Angelus“, ha scandito nella chiesa dell‘Immacolata concezione di Qaraqosh, distrutta negli anni scorsi dagli jihadisti dell‘Isis, a unirsi alla preghiera domenicale.

“Carissimi - ha aggiunto a questo proposito - questo è il momento di risanare non solo gli edifici, ma prima ancora i legami che uniscono comunità e famiglie, giovani e anziani. l profeta Gioele - ha ricordato Bergoglio - dice: ‘I tuoi figli e le tue figlie profetizzeranno, i tuoi vecchi sogneranno e i tuoi giovani avranno visioni‘. Quando gli anziani e i giovani si incontrano, che cosa succede? Gli anziani sognano, sognano un futuro per i giovani; e i giovani possono raccogliere questi sogni e profetizzare, portarli avanti. Quando gli anziani e i giovani si uniscono, preserviamo e trasmettiamo i doni che Dio dà. Vi incoraggio a non dimenticare chi siete e da dove venite! A custodire i legami che vi tengono insieme, a custodire le vostre radici!“.

Infine il Pontefice, nella Chiesa dell’Immacolata Concezione, al termine dell’incontro con la comunità cristiana, ha voluto firmare il Libro d’onore. “In questa chiesa distrutta e ricostruita, simbolo della speranza di Qaraqosh e di tutto l’Iraq, invoco da Dio, per intercessione della Vergine Maria, il dono della pace”, il messaggio che ha scritto Bergoglio. È stata la giornata della carezza, della speranza, della vicinanza ai cristiani che, insieme alle altre minoranze, soprattutto gli yazidi, hanno subito sotto le minacce del Califfato una delle persecuzioni più efferate degli ultimi anni.

La strada che da Erbil aveva portato il  Papa a Qaraqosh è una lingua d'asfalto, piena di check-point, campi profughi, cimiteri. Ottanta chilometri che furono attraversati da circa 120mila cristiani, la maggior parte dei quali in una sola notte, tra il 6 e il 7 agosto 2014, quando l'Isis aveva piantato nei villaggi cristiani le bandiere nere e aveva segnato le porte con la 'N' di nazareno, seguace di Cristo. Ad aprire le porte in quei giorni furono i curdi di Erbil. Papa Francesco era atterrato di mattina presto a Erbil, capitale del Kurdistan iracheno, dove ci sono numerose comunità cristiane locali che hanno subito il dominio del 'califfato' jihadista. La terza giornata della storica visita in Iraq del Pontefice è considerata anche la più rischiosa in termini di sicurezza: l'aeroporto di Erbil era stato preso di mira, poche settimane fa, da una serie di razzi che avevano ucciso due persone e il dispiegamento di forze è ingente.

Al termine della Messa nello Stadio di Erbil, Papa Francesco ha incontrato Abdullah Kurdi, papà del piccolo Alan, naufragato con il fratello e la madre sulle coste turche nel settembre 2015 mentre con la famiglia tentava di raggiungere l'Europa. Il Papa si è intrattenuto a lungo con lui e con l'aiuto dell'interprete ha potuto ascoltare il dolore del padre per la perdita della famiglia. Abdullah ha manifestato gratitudine al Papa per le parole di vicinanza alla sua tragedia e a quella di tutti quei migranti che cercano comprensione, pace e sicurezza lasciando il proprio paese a rischio della vita.

A Erbil, Francesco aveva avuto un breve incontro con il presidente della regione autonoma del Kurdistan, Nechirvan Barzani, e suo cugino il premier, Masrour Barzani. Il programma della giornata prevede poi il trasferimento in elicottero a Mosul, che è stata ultima roccaforte dell'Isis in Iraq, "per una preghiera di suffragio per le vittime della guerra". La tappa successiva a Mosul è Qaraqosh, una delle città cristiane più antiche e anche questa pesantemente danneggiata nel 2014 in seguito all'ascesa dell'Isis nella zona. Nel pomeriggio, dopo il rientro a Erbil, il Papa ha celebrato la messa nello stadio 'Franso Hariri'.

 Il viaggio del Papa in Iraq è terminato nel pomeriggioi. Bergoglio, dopo avere scambiato il dono di un calice con l'arcivescovo caldeo di Erbil al termine della messa allo stadio di Erbil, ha fatto ritorno a Baghdad.  Domani mattina Francesco ripartirà alla volta di Roma. Non sono previste parole di congedo prima della partenza. Il rientro a Roma/Ciampino è previsto intorno alle 12.45.