Il medico ucraino: “Combatteremo finché non ci stermineranno, ma ci serve aiuto”

L’appello del primario di pediatria di Černihiv, Oleg Bodnar: “Ci servono medicine, cibo e attrezzature mediche”

Oleg Bodnar, il primo medico da destra

Oleg Bodnar, il primo medico da destra

Le immagini delle città ucraine sventrate, del massacro di Bucha, del martirio di Mariupol, raccontano solo in parte la sofferenza di un popolo. Non c'è nulla però che restituisca la reale gravità della situazione più delle parole di chi in quel dramma vive quotidianamente. Oleg Bodnar, primario di un ospedale pediatrico a Černihiv, ha la faccia di chi per settimane ha dormito poco o nulla. L’invasione russa riempie ogni giorno di più le corsie del suo reparto: "Ma non molliamo. Combatteremo contro l'aggressione russa finché non ci stermineranno".

Oleg ci racconta degli ultimi, difficili, tre mesi e mezzo in Ucraina. I bombardamenti hanno distrutto strutture, strade e tutto il sistema di approvvigionamento, rendendo quasi impossibile la distribuzione dei beni essenziali come cibo, macchinari medici e farmaci: "Prima di tutto voglio ringraziare di cuore la Fondazione Francesca Rava e Quotidiano Nazionale per tutte le donazioni, quasi due tonnellate di aiuti tra materiale medico, beni di prima necessità e materiale tecnico. In questo momento abbiamo bisogno di tutto. I nostri ospedali e le nostre infrastrutture sono state distrutte, civili e bambini trucidati. Ieri sono andato a distribuire il cibo che ci è stato mandato: ho visto la felicità negli occhi dei più giovani".

Una situazione al limite, tra feriti di guerra, bambini e profughi che stressano gli ospedali, ma il sistema sanitario ucraino resiste: "In questo momento abbiamo abbastanza dottori e abbastanza personale per soccorrere tutte le persone che hanno bisogno. Quello che manca è il materiale medico: dai macchinari alle medicine, tutto quello che avevamo è sotto le macerie delle nostre città martoriate".

Ed è anche qui che gli aiuti europei hanno fatto, e possono ancora fare, la differenza: "Abbiamo ricevuto la strumentazione necessaria per eseguire un complesso intervento chirurgico su un 22enne di Mariupol che aveva i frammenti di una bomba nella gamba. Abbiamo dovuto rimuoverli perché questo ragazzo non poteva neanche camminare".

Uno dei tanti episodi che ha messo in mostra l'efferatezza e la crudeltà delle truppe del Cremlino: "Siamo spaventati perché Putin è pazzo e penso che tutto il mondo l'abbia capito: temo possa addirittura arrivare ad utilizzare la bomba atomica. Con queste premesse rimarremo a lungo in questo stato di emergenza, al momento non vedo spazio per soluzioni pacifiche. I russi ci attaccheranno finché non ci stermineranno. Non pensiate che abbiano una mentalità europea. Sono russi, soldati russi, non cittadini europei. Non pensiate che queste persone siano come voi: non si fanno scrupoli ad uccidere civili e bambini, bombardare città". 

La prospettiva di un conflitto ancora lungo, spinge Oleg a rinnovare l'appello per non abbandonare il suo Paese e la sua gente ad un terribile destino: "Abbiamo paura, ma continueremo a combattere finché ci sarà anche un solo bambino in pericolo. Per noi è una situazione veramente complicata, per questo contiamo moltissimo sull'aiuto dei nostri fratelli e sorelle europee: ora più che mai, abbiamo bisogno del vostro aiuto".

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