Nucleare iraniano, Teheran chiude agli Usa sul vertice di Vienna

Gli Ayatollah considerano prioritario il ritiro delle sanzioni contro il loro Paese. "Parleremo soltanto con l'Europa"

Il ministro degli esteri iraniano, Javad Zarif

Il ministro degli esteri iraniano, Javad Zarif

Teheran –  Atomica iraniana, il vertice non parte sotto i migliori auspici. L’Iran chiude le porte in faccia agli Usa sull’incontro di dopodomani a Vienna: “Non avremo colloqui con gli americani, ne’ diretti ne’ indiretti. Negozieremo con la commissione mista e con gli altri firmatari dell’accordo, ai quali illustreremo le nostre richieste e le condizioni per il ritorno al Jcpoa (l’accordo sul programma nucleare firmato nel 2015, ndr). A sottolinearlo è il vice ministro degli Esteri e capo negoziatore, Abbas Araghchi. Chiarendo poi che la delegazione iraniana incontrerà a Vienna i rappresentanti dei Paesi membri del Jcpoa (Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania) ma non avra’ alcun tipo di contatto con Usa, dopo che Washington si era detta pronta a colloqui con Teheran. A Vienna la delegazione statunitense dovrebbe rimanere fuori dalla sala riunioni e tenere colloqui con gli altri firmatari, ma non con l’Iran. 

 Nel 2018 gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dall’accordo sul nucleare e hanno ripristinato le sanzioni contro l’Iran, che, per rappresaglia, ha iniziato nel 2019 a ridurre il rispetto dei suoi obblighi previsti dall’intesa che limita il programma atomico iraniano.  “Chiediamo che gli Stati Uniti rispettino tutti i loro obblighi e revochino tutte le sanzioni. Dopo aver verificato questo passaggio torneremo a rispettare i nostri impegni”, ha detto Araghchi. Il vice ministro ha poi spiegato che a Vienna ci saranno colloqui “puramente tecnici sulle sanzioni che dovrebbero essere revocate e sulle misure che l’Iran attuare. “Voglio anche dire che non accettiamo alcuna logica del ‘passo dopo passo’. Secondo noi c’e’ solo un passo da fare, e cioe’ l’eliminazione di tutte le sanzioni che gli Stati Uniti hanno ripristinato dopo il ritiro dall’accordo deciso da Donald Trump”.

Dal canto suo, il Segretario di Stato Usa Antony Blinken ha ricordato il caso del cittadino con doppia cittadinanza iraniano e americana Siamak Namazi, detenuto da duemila giorni nel carcere di Evin a Teheran, chiedendo che vengano liberati tutti gli ‘’ostaggi’’ delle autorità iraniane. ‘’Duemila giorni fa, l’ Iran ha arrestato Siamak Namazi perché cittadino statunitense. Quando suo padre, Baquer, è volato in Iran per liberarlo, è stato imprigionato e ora gli è impedito di andarsene. Tutti gli ostaggi statunitensi e i detenuti illegittimi devono essere rilasciati e riuniti con i loro cari’’, ha scritto Blinken. ma il clima non appare dei migliori per trattare. su entrambi i fronti..