La Russia metterà missili nucleari vicino a coste Usa: torna lo spettro crisi di Cuba 1962

Si irrigidisce la posizione di Mosca nelle trattative con i Paesi occidentali

Vladimir Putin

Vladimir Putin

New York, 16 gennaio 2022 - La Russia potrebbe spostare le sue armi nucleari posizionandole non lontano dalle coste americane, ricreando uno scenario che rievoca la crisi dei missili cubani del 1962.

È questa, riporta il New York Times, una delle misure ventilate da funzionari russi a margine delle trattative fra Mosca e i Paesi occidentali della scorsa settimana nel caso le richieste di Vladimir Putin non fossero soddisfatte. «Alcuni suoi funzionari hanno suggerito che potrebbe perseguire gli interessi di sicurezza della Russia in modalità» diverse: «Ci sono stati suggerimenti, mai esplicitati, che le armi nucleari potrebbero essere spostate» afferma il Nyt.

La Russia e i Paesi occidentali sono impegnati in una serie di trattative che riguardano diversi scenari geopolitici in cui è coinvolta la Russia: dalle crisi con Ucraina e Kazakistan, al nucleare iraniano (sullo sfondo la questione gas che arriva dalla Russia in Europa).

La trattativa con la Russia

E pensare che a inizio settimana al vertice di Ginevra fra Usa e Russia sono emersi «dei temi comuni», come la «riduzione dei rischi di incidenti militari» in Europa, una maggiore «trasparenza tra Nato e Russia» e «il controllo e la riduzione degli armamenti». Lo ha ribadito Julianne Smith, ambasciatrice Usa presso la Nato, alla vigilia del Consiglio Nato-Russia. «A Ginevra si è confrontato un piccolo gruppo; ora il cerchio si allarga con la Nato e poi si allargherà ancora di più con l'Osce: questo processo è molto importante per gli Usa», ha notato Smith, ricordando che gli Stati Uniti hanno coinvolto «sia Nato che Ue» nel processo di approccio alla Russia. «La sottosegretario Wendy Smith oggi ha relazionato anche la commissione Difesa dell'Ue sulle trattative di ieri», ha spiegato. «Ci troviamo di fronte a una situazione che va affrontata insieme. E comunque quando penso alla Nato io penso all'Europa», ha notato, toccando la questione di una presunta assenza dell'Europa dalle 'stanze' che contano.

Le posizioni di Putin

Lo scorso novembre lo stesso Putin aveva suggerito che la Russia avrebbe potuto dispiegare missili sottomarini ipersonici a una distanza da poter colpire Washington. Il presidente russo ha più volte ripetuto che la prospettiva di un'espansione militare occidentale in Ucraina pone un inaccettabile rischio perché potrebbe essere usata per lanciare attacchi nucleari contro Mosca con solo pochi minuti di avvertimento. La Russia, aveva detto, avrebbe potuto fare lo stesso.

Ma la Russia ha posto precise condizioni e per farlo ha scelto Sergei Ryabkov, il volto che il Cremlino sembra aver scelto per segnare una nuova fase, più dura e proattiva, nelle relazioni con l'Occidente. Non è dato sapere se sarà davvero nominato ministro degli Esteri al posto di Sergei Lavrov, come dicono alcuni a Mosca, ma di certo è stato lui, in questi giorni, il protagonista delle trattative con l'Occidente.  Non solo lunedì a Ginevra, nei colloqui fra Russia e Stati Uniti, ma anche oggi, con una lunga intervista all'emittente Rtvi (emittente per i russi all'estero) in cui ha escluso altri negoziati con gli Stati Uniti - singolare che la risposta sia arrivata in una intervista e non con un comunicato o dichiarazioni della portavoce del ministero degli Esteri - e non escluso la possibilità che Mosca dislochi forze militari anche a Cuba e in Venezuela, nel caso in cui Washington non accoglierà le richieste per garanzie di sicurezza di Mosca. 

La crisi cubana del 1962

Ma cosa avvenne nel 1962? Un'escalation che portò davvero a un passo da una guerra termonucleare. Quell'anno infatti come reazione alla fallita invasione della Baia dei Porci del 1961 (tentativo Usa di sovverchiare il regime comunista di Fidel Castro) e alla presenza di missili balistici americani Jupiter in Turchia, il leader sovietico Nikita Chruščёv decise di accettare la richiesta di Cuba di posizionare missili nucleari sull'isola al fine di scoraggiare una possibile futura invasione.

​Torna la Guerra fredda?

La crisi dei missili di Cuba fu un confronto tra gli Stati Uniti d'America, il cui presidente era allora John Kennedy, e l'Unione Sovietica con a capo Nikita Chruščёv. Questo confronto è stato uno dei momenti più pericolosi della Guerra Fredda, a causa del quale si è rischiata l'esplosione di una guerra nucleare. La Guerra Fredda iniziò immediatamente dopo la Seconda guerra mondiale. Non diede origine a un conflitto vero e proprio ma è stata una strategia "di tensione" fra i due colossi (Gli Usa con il capitalismo da una parte e l'Unione Sovietica e il Comunismo dall'altra). Un confronto che portò le due superpotenze ad armarsi con ordigni nucleari sempre più potenti nel tentativo di intimidire l'avversario. Un confronto ancora oggi non sopito ma che si è molto attenuato dopo la caduta dei regimi comunisti e la caduta del muro di Berlino nel 1992.