Chi è Sergej Lavrov, il ministro degli Esteri russo fedelissimo di Putin

In carica dal 9 marzo 2004, fra pochi giorni saranno 18 anni in questo ruolo. Diplomatico di lungo corso, si è formato negli anni brezneviani dell'Urss

Sergej Lavrov, ministro degli Affari Esteri della Russia

Sergej Lavrov, ministro degli Affari Esteri della Russia

Alcuni giorni fa ha lanciato il macigno, pronunciando quel che tutti pensavano ma nessuno osava dire ad alta voce: "La Terza Guerra Mondiale può essere solo nucleare". Così si è fatto conoscere anche al 'grande pubblico', ma nello scacchiere diplomatico internazionale quello di Sergej Viktorovič Lavrov, ministro degli Affari Esteri della Russia, è un nome ampiamente noto. 

E con la fama di duro. Mr. Niet, Signror No, è il suo soprannome nelle cancellerie di mezzo mondo. Un mastino, un fedelissimo di Vladimir Putin che lo ha nominato ministro degli Affari Esteri il 9 marzo 2004. Tra pochi giorni saranno dunque 18 anni che Lavrov ricopre questo ruolo, un'eternità nel mondo contemporaneo. Si è insediato quando alla casa Bianca c'era George W. Bush, ora si ritrova a fronteggiare l'amministrazione Biden dopo aver visto passare Obama e Trump. E naturalmente sono cambiati anche tutti i leader della vecchia Europa, senza dimenticare l'avvicendamento alla guida della Cina tra Hu Jintao e Xi Jinping. Il mondo cambiava, perlomeno nei suoi interpreti, mentre Lavrov era sempre lì. E lo è ancora, primo portabandiera degli interessi russi nel mondo, forte di quasi vent'anni al ministero degli Esteri ma anche di una robusta carriera diplomatica negli anni dell'Urss. 

Classe 1950, negli anni '70 e '80 ha avuto infatti diversi incarichi all'estero, fra cui spicca quello di consigliere sovietico all'Onu. Onu che tornerà anche nella 'seconda vita', quella post sovietica dove da burocrate passa ad attore di primo piano, quando tra il 1995 e il 2003 sarà eletto per ben 7 volte presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Lavrov si è fatto le ossa nell'età Brezneviana e per alcuni tratti, dallo sguardo duro alla mascella pronunciata, sembra un retaggio di quell'epoca. Il funzionario sovietico per antonomasia, temibile e rigoroso.

Un Mr. Niet che non esita a evocare la guerra nucleare, perfettamente a suo agio nel far sentire tutto il peso della sua esperienza ai parvenu degli affari esteri: "Diplomazia non è assaggiare piatti esotici ai ricevimenti di gala", la stoccata rifilata a Luigi Di Maio negli ultimi, delicati giorni in cui le cancellerie di mezzo mondo cercavano un modo per evitare l'invasione russa dell'Ucraina. Una frase che è anche una parziale citazione di Mao Tse-Tung, probabilmente non casuale in un momento in cui Mosca cerca un'autorevole sponda in Pechino. Piccole sottigliezze linguistiche possono nascondere messaggi importanti, come ben sanno i diplomatici navigati.