Prima spaccatura sul fronte russo, il sanguinario ceceno Kadyrov contro Peskov e Medinsky

Il leader alleato, indicato come possibile successore di Putin, attacca il portavoce del Cremlino e il capo negoziatore per avere ignorato il suo ruolo

Mosca - Temutissimo leader in Cecenia, Ramzan Kadyrov faceva sorgere sui volti degli osservatori occidentali un sorrisetto sarcastico, come per un fenomeno limitato. Questo sino al 24 febbraio 2022. Ma dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il ruolo del figlio di Achmat, accusato da più parti di omicidi e torture, sta guadagnandosi la ribalta e i media russi parlano con sempre più insistenza di lui. Un protagonismo debordante e una autorevolezza preoccupante, che gli permettono ora di criticare figure sino ad oggi intoccabili.

Strali diretti non soltanto al capo negoziatore russo Vladimir Medinsky, consigliere del presidente russo Vladimir Putin, ma anche contro il portavoce dello stesso presidente, Dmitry Peskov, per le sue parole sul patriottismo del principale e popolarissimo presentatore televisivo Ivan Urgant, che ha lasciato il Paese ed è emigrato in Israele appena è iniziata la guerra. Il reato di Peskov sarebbe aver affermato di non aver ancora visto un decreto sul conferimento del grado di tenente generale al capo della Cecenia da parte di Putin, di cui Peskov è portavoce, quasi da sempre. 

“Sono rimasto davvero sorpreso quando Peskov non ha commentato l’assegnazione del grado di tenente generale a me, presumibilmente perché non aveva visto il decreto. Qui, con tutte le forze di sicurezza e i volontari, siamo impegnati giorno e notte in operazioni speciali”, ha detto Kadyrov  sul suo canale Telegram. “Era possibile in qualche modo rallegrarsi o commentare in modo più delicato, che non questo “non ho visto il decreto”, ha detto. 

E poi il riferimento a sabato 2 aprile quando Peskov, in un’intervista al canale televisivo Belarus-1, ha espresso la sua opinione sul comportamento di alcuni personaggi pubblici in relazione all’Ucraina, cercando di smorzare i toni di odio contro chi ha deciso di lasciare il Paese. “Abbiamo persone - ha dichiarato Peskov - che avevano paura. Quando tutto è iniziato, alcuni di loro se ne sono andati, hanno detto che stavano andando in vacanza, qualcun altro ha detto qualcosa. E tutti hanno agito in modo diverso, ma c’è chi si è spaventato e non ha capito. E non sono nemici dello stato”, ha detto Peskov. 

Ma i toni diplomatici e concilianti non sono nelle corde di Kadyrov, evidentemente, che ha commentato: “Non lo sapevo, ma si scopre che per diventare un patriota del tuo paese, devi criticare le azioni della Russia, andare all’estero” per poi “tornare indietro come se nulla fosse”, ha detto. Poi è passato a toni più minacciosi. “Strano. Gli eroi non possono essere chiamati eroi, i generali non sono chiamati generali, i codardi fuggitivi sono chiamati patrioti e anche grandi. La scala delle priorità di Peskov è in qualche modo immatura. Dobbiamo fare qualcosa al riguardo...” 

Va detto che Peskov è stato riconosciuto “insostituibile” da Putin pubblicamente. E tale vicinanza lo hanno trasformato in uno dei primi obiettivi delle sanzioni occidentali. Sempre da Telegram, pochi giorni prima, Kadyrov aveva detto all’aiutante presidenziale russo Medinsky, che guida la delegazione russa ai colloqui con l’Ucraina, di aver commesso un errore parlando dei risultati del ciclo di colloqui svoltosi a Istanbul il 29 marzo. Tuonando: “non faremo alcuna concessione. È stato il signor Medinsky a fare un errore, ha sbagliato la formulazione”. 

Ad applaudire Kadyrov c’è il sociologo di estrema destra Alexander Dugin. Secondo Dugin Kadyrov si è rivelato essere “l’oratore del mondo russo” a cui negoziare evidentemente non piace. Per altri osservatori Putin potrebbe decidere di “testare” Kadyrov per il ruolo del suo potenziale successore. Insomma l’impensabile e assurda affermazione del partito della guerra, contro il partito della pace in Russia. Ma se così non sarà, riportare il genio nella bottiglia, cioè Kadyrov nei confini della Cecenia, sarà davvero complesso. Come in fondo è porre fine a un conflitto assurdo.