Fine guerra in Ucraina, se e quando sarà. L'esperto ce lo spiega

"Putin? Non si fermerà perché è un'invasione pianficata da tempo. E l'Occidente non ha saputo cogliere i segnali". L'analisi del professor Vitale, docente di Studi Internazionali alla Statale di Milano

Il punto sulla guerra in Ucraina del professor Alessandro Valente

Il punto sulla guerra in Ucraina del professor Alessandro Valente

Sul mondo aleggia un'unica e angosciante domanda: la guerra avrà una fine? E se sì, quando? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Vitale, professore al Dipartimento di Studi Internazionali alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università Statale di Milano che fa il punto del conflitto in Ucraina. Un'analisi della situazione degli eserciti sul campo di battaglia, l'alibi delle Repubbliche del Donbass e i possibili scenari futuri a cui dobbiamo prepararci. L'esperto ricorda gli errori dell'Occidente incapace di cogliere i segnali inquietanti lanciati da Vladimir Putin in politica estera e la morte di Boris Nemtsov, il leader dell'opposizione russa il cui corpo venne trovato su un ponte a due passi dal Cremlino. Era il 2015 e l'allora presidente ucraino, Petro Poroshenko lo definì un "ponte tra Ucraina e Russia". Solo una coincidenza?

Professor Vitale, quando finirà questa guerra? "Cominciamo col dire che questa è una guerra programmata da tempo da parte di Putin. Già Boris Nemstov aveva denunciato le intenzioni della dirigenza Putin di ricostuiire i territori della vecchia Unione Sovietica, smembrata all'indomani degli accordi di Kiev. Il dissidente russo ha sempre denunciato che per Putin l'annessione di quei vecchi territorio dell'Urss era nel "destino storico della Russia" e avrebbe fatto qualunque cose per raggiungere quell'obiettivo. E lo ha fatto". 

 Ci sta dicendo che si tratta di un'aggressione premeditata? "Certo. I segnali erano evidenti a cominciare dal fatto che il presidente russo ha sempre sottolineato l’inesistenza al diritto ad esistere dell’Ucriana e di tutte le altre repubbliche sorte dalla disgregazione dell'Unione Sovietica. Vanno in questa direzione le dichiarazioni della Cina, che non a caso in questi giorni ha definito legittime le aspirazioni russe, una "riparazione della Storia". E' un assist allo stesso presidente russo". 

L'Occidente deve fare mea culpa? "Di sicuro in Occidente abbiamo fatto fatica ad interpretare nel giusto contesto l'atteggiamento di Putin ma questo non dobbiamo addossarci più colpe di quante ne abbiamo perché in realtà il presidente russo avrebbe comunque perseguito il suo obiettivo, trovando qualsiasi pretesto per l'invasione. Che appunto considera una necessità storica per la Russia".

In che senso, scusi? "Nel senso che la questione del Donbass e del possible ingresso dell'Ucraina nella Nato sono stati solo dei pretesti che Putin ha utilizzato per distogliere l'attenzione dalle sue reali mire e crearsi degli alibi. Del resto la contiguità territoriale tra Russia e Nato è un dato di fatto, basta pensare allo Stretto di Bering e del resto la Nato non ha mai pensato di inglobare l’Ucraina. L'Occidente non deve cadere in questo ricatto: quando il presidente russo sostiene che le ex repubbliche sovietiche, tra cui l'Ucraina appunto, non hanno ragione storica di esistere, qualsiasi giustificazione successiva non ha più alcun valore". 

Ci sta dicendo quindi che per Putin non è una violazione del Diritto internazionale? "Certamente. Se tu neghi la sovranità di uno Stato, non devi nemmeno assoggettarti al diritto internazionale che definisce inviolabili i confini nazionali e l'autodeterminazione dei popoli. Putin infatti si guarda bene dal parlare di guerra e nemmeno di invasione perché l'Ucraina, per lui, è territorio russo".

Cosa ci dice invece del comportamento di Putin? "La questione della sanità mentale del presidente russo è un'altra variabile che peggiora il quadro della situazione. Secondo molti analisti tra cui anche l'intelligence Usa, Putin sarebbe vittima di una malattia "da potere assoluto", che porta a un comportamento governato dalla paranoia se non dalla completa psicosi. Lo conferma la linea strategica adottata sino ad ora che è molto contradditoria".

A proposito di strategia, com'è la situazione sul campo di battaglia? "All’inizio Putin ha optato per un'invasione a bassa intensità sperando in una vittoria veloce, in stile blitz-krieg. In realtà la resistenza ucraina è risultata più tenace delle previsioni e quindi si è assitito ad un'escalation con bombardamenti che hanno coinvolto i civili, che in fondo denotano anche una debolezza di fondo. Ora l'esercito russo sembra aver perso l'abbrivio iniziale: c'è da capire se questo stallo sia una tattica in attesa di un attacco più massiccio oppure sia la conferma di un'arretratezza di fondo dell'esercito già palesata peraltro nella guerra con la Georgia".

Come andrà a finire questa guerra? "Le previsioni sono difficili perché Putin sta distruggendo simultaneamente due Stati, l'Ucraina e la Russia e credo che a questo punto si fermerà solo finché non incontrerà veri ostacoli sul suo percorso. In questo senso rischia anche la Moldavia, che confina con l'Ucraina e non ha "l'ombrello" della Nato, come del resto Svezia e Finlandia. Anche Kaliningrad è un'area potenzialmente esplosiva: l'exclave russa tra Lituania e Polonia è super militarizzata e c'è il rischio che si trasformi nella Danzica del nuovo millennio. Questa è anche una delle ragioni per cui Nato e Unione europea si muovono con i piedi di piombo"

Basteranno le sanzioni economiche per piegare Putin? "Non credo saranno sufficienti e la storia, del resto, ci ha insegnato che le sanzioni funzionano quando sono ad personam, su quelle generiche pagano le popolazioni. Non basteranno le sanzioni a frenare il revanscismo di Putin, che sembra disposto anche a sottoporre la popolazione russa a privazioni e il suo Paese all’isolamento politico pur di raggiungere i suoi obiettivi. In realtà il conflitto potrebbe anche finire con una pace ma in Ucraina scoppierebbe una sanguinosa guerriglia antirussa, proprio come avvenne con i partigiani antisovietici dopo la seconda guerra mondiale. Il resto dipenderà dal'atteggiamento degli altri attori, Stati Uniti e Cina in primis".

Se vuoi rimanere sempre aggiornato sulla guerra in Ucraina, iscriviti alla nostra newsletter cliccando sullo spazio specifico alla fine di questo articolo