Il punto sulla guerra tra Ucraina e Russia: le ultime notizie

I russi hanno bombardato vicino a Odessa, a Mariupol si combatte in città e c'è stato un colloquio tra Stati Uniti e Cina

Palazzi distrutti a Kharkiv, nell'Ucraina dell'est

Palazzi distrutti a Kharkiv, nell'Ucraina dell'est

Dopo 23 giorni dall’invasione dell’Ucraina, gli assedi e i bombardamenti proseguono in molte città del paese, ma l’avanzata russa procede lentamente e con molta difficoltà a causa della feroce resistenza. Nel nord, Kiev, Sumy e Kharkiv restano in mano alle forze ucraine, ma alcuni missili russi hanno colpito un’area vicino all’aeroporto di Leopoli, una città dell’interno rimasta fino ad ora relativamente fuori dal conflitto.

La situazione è più critica a sud. La Russia ha circondato la città marittima di Mariupol, dove ormai si combatte per le vie del centro e dove la popolazione è da oltre due settimane senz’acqua, cibo e corrente elettrica. Mercoledì notte, un missile ha colpito e semi-distrutto un teatro: 130 persone sono sopravvissute, ma non si hanno notizie delle altre 1.300 rimaste intrappolate nei rifugi sotterranei. 

Non si conosce con precisione il numero di vittime civili ucraine, ma le stime parlano di diverse migliaia ed è stata accertata la morte di 109 bambini. Le perdite nell’esercito russo, secondo l’intelligence statunitense, ammonterebbero a circa 7.000 morti. Dall’inizio dell’invasione, quasi 3,3 milioni di ucraini sono fuggiti dal Paese, principalmente verso l’Unione europea.

Sul fronte diplomatico, venerdì il presidente statunitense Joe Biden ha contattato telefonicamente il presidente cinese Xi Jinping per convincerlo a non dare supporto alla Russia. Jinping ha dichiarato che “un conflitto non è nell’interesse di nessuno” e che i due Paesi devono assumersi le rispettive “responsabilità internazionali per compiere gli sforzi per la pace e la tranquillità nel mondo”. Il coinvolgimento della Cina, che finora ha tenuto una posizione ambigua nei confronti della Russia, è considerato fondamentale per arrivare a una tregua militare.

In patria, il presidente russo Vladimir Putin sta mettendo in atto una vasta campagna di propaganda per ristabilire l’unità nazionale. Venerdì, in una manifestazione pubblica ha ribadito che intende "attuare tutti i suoi piani fino in fondo". Lo stesso giorno, in un secondo inquietante discorso, ha minacciato pacifisti e oppositori interni, utilizzando formule come "purificazione della società" e distinguendo tra "veri patrioti" e "feccia di traditori".

A livello internazionale, la Russia è sempre più isolata. Quasi ogni giorno aumentano le sanzioni contro gli oligarchi, le banche e le aziende del Paese. La borsa russa non ha ancora aperto dall’inizio dell’invasione e secondo diversi analisti, lo Stato rischia di andare in bancarotta entro pochi mesi a causa dell'incapacità di ripagare il proprio debito pubblico.

 

 

Come sta andando l’invasione

La Russia ha invaso l’Ucraina da tre direzioni: nord, est e sud. In tre settimane di combattimenti, l'esercito russo non è riuscito a conquistare nessuna delle grandi città ucraine e ha subito gravi perdite nei contrattacchi ucraini a Kiev e Kharkiv. Secondo gli esperti, le forze russe stanno conducendo una campagna deliberata per distruggere le infrastrutture civili critiche e le aree residenziali nel probabile tentativo di costringere le città ad arrendersi.

A sud, secondo un’analisi dell’Institute for the study of war, l’obiettivo è tagliare fuori le truppe che difendono il Donbass. Se Mariupol e Berdyansk cadono, si legge nel rapporto, “i leader ucraini potrebbero presto affrontare la dolorosa decisione di ordinare il ritiro di quelle forze e la cessione dell'Ucraina orientale” oppure consentire che una grossa parte dell’esercito regolare “venga circondato e distrutto”.

Negli ultimi giorni, la Russia si sta impegnando anche per distruggere le infrastrutture dell’aviazione ucraina. Lo scopo è guadagnare la superiorità aerea e quindi esercitare il controllo totale sui cieli. In generale, secondo l'intelligence statunitense, l'esercito russo ha messo in campo più dell’80 per cento della forza militare inizialmente prevista, lanciato oltre mille missili e sta iniziando a utilizzare anche mercenari stranieri.

Il governo ucraino sta chiedendo da settimane alla Nato di istituire una no-fly zone sul Paese, nella quale a nessun velivolo militare è permesso sorvolare i cieli, pena l’abbattimento. Ma la richiesta è stata finora negata e difficilmente avrà seguito: il motivo è che per far rispettare una no-fly zone si rischia un confronto diretto fra piloti russi e piloti dell’alleanza atlantica, con il pericolo di un’escalation incontrollabile.

 

Perché la Russia ha invaso l’Ucraina

Da tempo, la Russia teme che l’Ucraina si unisca – anche in lontano futuro – all’Unione europea o alla Nato (l’alleanza che include Stati Uniti e vari Paesi europei e occidentali, tra cui l’Italia). Da sempre, la Russia soffre della cosiddetta «sindrome dell’accerchiamento» e percepisce come una minaccia avere ai suoi confini dei Paesi membri nell’alleanza atlantica.

Con l’invasione, Putin vorrebbe dissuadere l’Occidente a riavvicinarsi all’Ucraina e insediare un regime neutrale e disarmato. In cambio della pace, ha chiesto al governo ucraino di promettere di non entrare nella Nato in futuro, di smilitarizzare il Paese e di riconoscere l’annessione della Crimea alla Russia e dell’indipendenza delle autoproclamate repubbliche filorusse di Donetsk e Luhansk, nella regione orientale del Donbass.

In ogni caso, Mosca non si aspettava una reazione internazionale così unita e ferma. In più Putin sta affrontando un vasto dissenso interno: oltre 15 mila persone sono state arrestate in Russia per aver manifestato contro la guerra e ciononostante le proteste continuano.

Paradossalmente, l'invasione ha riavvicinato Ucraina e Occidente. Il presidente Zelensky sta parlando in quasi tutti i congressi democratici europei e americani, ottenendo grande consenso e aiuti. L’Unione europea ha simbolicamente accelerato le procedure di ingresso dell'Ucraina nella comunità e diverse nazioni le hanno fornito supporto economico e militare, mentre le Nazioni Unite hanno approvato una risoluzione che chiede alla Russia di fermare la guerra e ritirare immediatamente tutte le truppe.

 

L’efficacia e il prezzo delle sanzioni

L’Unione europea, gli Stati uniti e vari Paesi della Nato hanno varato ampie sanzioni economiche contro la Russia. È stato congelato il 50 per cento delle riserve della Banca centrale russa (quelle detenuto all’estero) e sono state bloccate le attività finanziarie di Putin e di quasi un migliaio di oligarchi russi. Il 70 per cento della banche russe non possono operare con l'Occidente e il 30 per cento di loro sono state escluse dal sistema internazionale di pagamenti Swift (di fatto tagliandole fuori dal mondo). Oltre a questo, sono previsti embarghi a vari settori strategici del commercio nei confronti della Bielorussia, alleata di Mosca.

L’obiettivo è rendere difficile alla Russia finanziare la guerra in Ucraina e danneggiare la sua economia. Il rublo ha perso quasi il 20 per cento del suo valore, molte delle maggiori aziende russe quotate all'estero sono crollate e secondo diverse stime, il Paese potrebbe perdere dal 2 a al 7 per cento del Pil entro l'anno. Secondo molti analisti, il Paese è vicino alla bancarotta perché tra poco potrebbe non essere più in grado di ripagare il suo debito pubblico ai creditori (in buona parte nazioni occidentali).

Il problema è che nel medio periodo le sanzioni danneggeranno anche le economiche occidentali. Gli europei, in particolare, rischiano di subire un danno maggiore rispetto agli americani. La Russia è il quinto partner commerciale dell’Unione europea, il terzo dell’Italia. Al contrario, gli Stati Uniti hanno traffici molto più limitati.

Ma il problema principale riguarda il gas naturale, da cui l’Europa è largamente dipendente. Dall’inizio della crisi, il prezzo del gas è aumentato vertiginosamente e con esso anche il prezzo dell’elettricità e dei beni in generale. 

Gli effetti potrebbero essere particolarmente duri per l’Italia. Il nostro Paese importa il 43 per cento del gas dalla Russia e lo utilizza per produrre circa il 60 per cento dell’elettricità. Il primo trimestre di quest’anno è iniziato con un’impennata della bolletta del 55 per cento e, secondo le stime, aumenterà ancora. 

 

La minaccia di una guerra nucleare

In queste settimane, Putin ha accennato diverse volte all'utilizzo di armi nucleari e ha messo in allerta il sistema difensivo nucleare a seguito delle sanzioni economiche occidentali. Il Paese possiede circa 6 mila testate nucleari disseminate nel suo vasto territorio, benché solo circa 1.600 siano dispiegate come armi terrestri, marittime e aeree o come missili intercontinetali.

La possibilità che Putin scelga di utilizzare armi nucleari, tuttavia, sono assolutamente remote. Secondo la maggior parte degli esperti, la minaccia ha solo una funzione di deterrenza: lo scopo è di scoraggiare qualsiasi intervento militare diretto dell’Occidente in Ucraina.

 

La questione dei profughi

Secondo le stime dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, la guerra in Ucraina ha costretto circa 3,2 milioni di persone a lasciare il Paese. Questo numero aumenta di giorno in giorno e se la guerra proseguirà si rischiano oltre 10 milioni di profughi. 

All'inizio del conflitto, il governo ucraino ha promulgato la legge marziale per richiedere agli uomini dai 18 ai 60 anni di rimanere nel paese. Ciononostante, molti uomini, ma soprattutto donne e bambini, sono fuggiti dal Paese verso la Polonia, l’Ungheria, la Slovacchia, la Romania, la Moldavia e la Russia (dal confine russo passano soprattutto le popolazioni filorusse e i profughi diretti a oriente).

L’Unione europea sta già lavorando a un piano di accoglienza e redistribuzione all’interno dei Paesi membri. Se la risposta sarà unanime, i profughi saranno redistribuiti in base alla quota fissata dal Bilancio europeo: l’Italia, in questo, dovrà ospitare il 13 per cento degli ucraini in fuga (al momento ne sono arrivati circa 50mila). La Commissione europea è già pronta a stanziare nuovi fondi per fare fronte alla crisi migratoria

 

Alla luce dell’intensificarsi delle violenze e della conseguente emergenza umanitaria in Ucraina, le testate del Gruppo Monrif (Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno) hanno deciso di lanciare una raccolta fondi per rispondere alle enormi necessità della popolazione ucraina. 

PER DONARE PER L’EMERGENZA UCRAINA TRAMITE BONIFICO

Intestatario: Editoriale Nazionale

Banca: Unicredit SPA

IBAN: IT 78 H 02008 02435 000106364800

Causale: UN AIUTO PER L’UCRAINA