Guerra in Ucraina: nuove sanzioni ma i russi avanzano. Bombe vicino ai confini Ue

L'offensiva militare ha fatto segnare un'accelerazione, con l'apertura di nuovi fronti a ovest poco distanti dalla Polonia. Kiev è in una morsa. Mosca arruola miliziani siriani

Le bombe continuano a devastare l'Ucraina mentre la diplomazia sembra non trovare una via che porti alla pace, la Ue annuncia nuove sanzioni  e all'Onu Russia e Stati uniti si scambiano accuse sui presunti laboratori e sull'uso di armi chimiche. Dopo i negoziati in Turchia tra i ministri degli esteri di Mosca e Kiev conclusi in un nulla di fatto, l'offensiva militare ha fatto segnare nelle ultime ore un'accelerazione, con l'apertura di nuovi fronti e bombardamenti a città a qualche centinaio di chilometri dal confini della Polonia e quindi dell'Unione Europea. La sedicesima giornata di guerra è stata anche conbattuta sul fronte social con Meta (Facebook) che ha consentito commenti antirussi e Mosca che ha annunciato come ritorsione la chiusura all'accesso a Instagram

Il fronte

Sul fronte bellico la sedicesima giornata segna  un avanzamento dela guerra alle porte dell'Unione Europea . Le forze russe infatti hanno esteso i raid all'ovest dell'Ucraina, colpendo l'aeroporto di Lutsk e Ivano-Frankivsk con missili e cannonate. Bombardamenti che hanno preso di mira due centri a circa 150 chilometri a nord e sud di Leopoli, vicino al confine polacco, ritenuta finora relativamente sicura, tanto da accogliere le ambasciate occidentali rimaste. Anche verso Kiev, dopo giorni di apparente rallentamento, si segnala un'avanzata del maxi-convoglio militare degli invasori, che sarebbe stato disperso e redistribuito per tentare un accerchiamento della capitale da più fronti, con una manovra a tenaglia.  Il fronte più caldo resta il Donbass, dove le milizie filo-russe hanno rivendicato la conquista di Volnovakha, località strategica a nord di Mariupol. Quest'ultima resta il grande obiettivo di Mosca per garantire ai separatisti uno sbocco sul mare. Secondo la Difesa russa, la città portuale è adesso completamente circondata, con "tutti i ponti distrutti", mentre le autorità locali parlano di quasi 1.600 civili uccisi in 12 giorni "di blocco della città e bombardamenti spietati".  A Melitopol, 200 chilometri più a ovest, i russi sono già entrati e, secondo il ministero degli Interni ucraino, hanno sequestrato con un blitz di una decina di 007 il sindaco Ivan Fedorov, che aveva rifiutato di ammainare la bandiera, "portandolo via con un sacchetto di plastica in testa". 

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I "combattenti siriani"

Anche Mosca, dopo le brigate internazionali annunciate dall'Ucraina,  è  pronta a inviare oltre 16.000 "volontari", soprattutto dal Medio Oriente, tra cui molti siriani, che hanno chiesto di essere arruolati per combattere nel Donbass a fianco delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk "per unirsi a quello che chiamano un movimento di liberazione", secondo il l ministro della Difesa russo Serghei Shoigu. "Riteniamo ovviamente che sia giusto esaudire queste domande, in quanto queste persone non vogliono denaro, ma parlano dal cuore", ha detto, sottolineando che molti hanno combattuto nell'ultimo decennio contro l'Isis. Secondo media panarabi sarebbero invece miliziani cui Mosca ha offerto mille dollari al mese per un impegno sul campo che duri almeno fino a ottobre. 

Allarme Bielorussia

Dopo un incontro di cinque ore tra Vladimir Putin e Alexander Lukashenko, l'intelligence militare ucraina ha diffuso anche l'allerta su un'imminente invasione anche delle forze di Minsk, che però ha smentito il presunto casus belli denunciato da Kiev di un bombardamento russo in Bielorussia sotto falsa bandiera. Un allarme che al momento non trova conferme neanche dal Pentagono.

Guerra social

Quella in Ucraina è destinata a essere non solo la prima guerra documentata in tempo reale sui social, ma anche la prima combattuta dai social media.  La sedicesima giornata di guerra ha visto il cambio di strategia per Meta che permetterà agli iscritti di Facebook e Instagram in alcuni paesi di postare contenuti contro l'esercito russo che ha invaso l'Ucraina. I post che incitano all'uccisione degli invasori e i loro capi saranno permessi in Armenia, Azerbaigian, Estonia, Georgia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Russia, Slovacchia e Ucraina. Meta avrebbe deciso di allentare anche la censura sui post che invocano la morte per Vladimir Putin e Alexandr Lukashenko. Immediata la risposta russa : l'accesso a Instagram sarà definitivamente bloccato a mezzanotte del 14 marzo. Lo annuncia la Tass citando il regolatore russo dei media Roskomnadzor. "Poiché gli utenti attivi di Instagram avranno bisogno di tempo per copiare le proprie foto e video su altri social network, per avvisare i propri contatti e iscritti, Roskomnadzor ha deciso di completare la procedura di blocco dell'accesso a Instagram alle 00 del 14 marzo, concedendo 48 ore di un periodo di transizione".

Sanzioni

Joe Biden aumenta il pressing su Vladimir Putin e mette al bando vodka e caviale. E insieme agli alleati del G7 strappa a Mosca i suoi privilegi commerciali, facendola scivolare al livello di Cuba e della Corea del Nord e aprendo la strada a pesanti dazi sui prodotti made in Russia. È un nuovo duro colpo all'economia russa che, secondo gli analisti, è ormai in caduta libera e potrebbe contrarsi fino al 15% nel corso di quest'anno. L'interruzione dei normali rapporti commerciali si va dunque ad aggiungere al divieto di importazione dalla Russia di alcolici, pesce, ma anche di diamanti e altri beni simbolo di ricchezza.. E l'offensiva americana  procede di pari passo a quella del G7, che ha reso operativa la task force per colpire gli asset delle elite russe che "sostengono la macchina da guerra di Putin". Così mentre l'Europa affina il suo nuovo pacchetto di sanzioni, i sette grandi invitano il mondo a unirsi per chiedere a Putin di mettere fine all'assalto contro l'Ucraina. E annunciano anche si essere impegnati a lavorare collettivamente per prevenire che la Russia ottenga finanziamenti dalle principali istituzioni multilaterali, incluso il Fmi, la Banca mondiale e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. Una mossa per strozzare e lasciare senza ossigeno Mosca e quindi spuntare le sue armi economiche per la guerra. 

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Alla luce dell’intensificarsi delle violenze e della conseguente emergenza umanitaria in Ucraina, le testate del Gruppo Monrif (Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno) hanno deciso di lanciare una raccolta fondi per rispondere alle enormi necessità della popolazione ucraina. 

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