Guerra Ucraina Russia: a che punto è il conflitto e come può finire. Avanti i negoziati

Oggi nuovo round, c'è "cauto ottimismo". Tre premier europei a Kiev da Zelensky per dargli sostegno. Ma Orban si smarca. Il ruolo della Turchia. Biden in Europa

Un check point a Kiev

Un check point a Kiev

Sono già tre le settimane di guerra in Ucraina, l'avanzata russa procede (forse) inesorabile, con tante città ormai in ginocchio e i profughi in fuga dal conflitto che hanno raggiunto il numero di 3 milioni. Eppure la Russia non sfonda e il mondo spera in un risultato negoziale che eviti la capitolazione di Kiev e ulteriori stragi. E' proprio l'Ucraina ha dire che i colloqui, pur "difficili e crudeli", mostrano spiragli tali da invitare a un "cauto ottimismo". Sul tavolo del negoziato il presidente ucraino, pur accusando ancora l'Occidente per la scelta (confermata ancora oggi da questa e dall'altra parte dell'Atlantico) di non voler attuare una "no-fly zone" (che porterebbe al conflitto diretto con Mosca), lancia la carta più importante: quella della neutralità. Con una dato di fatto: "Prendiamo atto che non entreremo mai nella Nato". Non è detto che, a questo punto del conflitto, possa bastare a Putin. Ma il mondo si muove. La Turchia, innanzitutto, che gioca il ruolo di mediatore, forte del "rispetto" russo. E L'Europa, almeno buona parte di quella dell'Est: tre premier europei - di Polonia, Slovenia e Repubblica Ceca - si sono recati a Kiev in una missione benedetta dalla Ue per incontrare Zelensky e un ministro degli Esteri - lituano - che ha visto il collega ucraino Kuleba. Segnali forti, cui si aggiunge l'arrivo in Europa, a Bruxelles il 24 marzo, del presidente americano Joe Biden, che parteciperà a un summit straordinario della Nato e al Consiglio europeo. Segnali che pesano.

TURCHIA ED EUROPA Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu oggi sarà in Russia, dove incontrerà il collega Sergej Lavrov, per poi recarsi domani in Ucraina per incontrare l'omologo Dimitri Kuleba. Lo ha annunciato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan confermando l'attivismo diplomatico della Turchia, dopo il vertice di Antalya del 10 marzo che aveva permesso il primo faccia a faccia tra Lavrov e Kuleba. Un incontro interlocutorio, ma un passo avanti.

I premier polacco, ceco e sloveno a Kiev con Zelensky
I premier polacco, ceco e sloveno a Kiev con Zelensky

Ieri invece i premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia, Morawiecki, Fiala e Jansa hanno incontrato a Kiev il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopo essere arrivati a Kiev in treno "Stanno bombardando ovunque. Non solo Kiev, ma anche le aree occidentali", ha detto loro Zelensky. "Dobbiamo fermare questa tragedia che si sta svolgendo nell'est il più rapidamente possibile", ha detto il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki in un post su Facebook, ma ha anche detto "Qui si fa la Storia". La Polonia ha chiesto proprio una "missione di pace" della Nato, "protetta dalle forze armate", per aiutare l'Ucraina. In ogni caso l'Ucraina ha avuto il "sostegno inequivocabile" dell'Unione Europea, ha aggiunto. L'arrivo a Kiev è stato organizzato in accordo con presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Quasi contemporaneamente il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, è giunto in visita a Kiev, per vedere Dmytro Kuleba, come confermato da un selfie. "Lavoriamo per accelerare l'ingresso dell'Ucraina nella Ue. La Russia deve essere giudicata per i suoi crimini". Di tutt'altro segno quanto ha detto, in un comizio, il primo ministro ungherese Viktor Orban: "L'Ungheria non entrerà in questa guerra, anche se vogliono trascinarci da una parte o dall'altra".

I NEGOZIATI Oggi proseguiranno i contatti in videoconferenza tra i due Paesi in guerra, come confermano gli ucraini. ''Cauto ottimismo'' per i progressi compiuti lo ha espresso il consigliere del presidente Zelensky, Ihor Zhovkva: ''Nei primi round la Russia non era intenzionata ad ascoltare la nostra posizione, ma faceva solo degli ultimatum: l'Ucraina avrebbe dovuto arrendersi, lasciare le armi, il nostro presidente avrebbe dovuto firmare un atto di resa'', ha detto. ''Ora la Russia ha cambiato un po' tono'', ha aggiunto. "E' un processo negoziale molto difficile e crudele. Ci sono contraddizioni fondamentali. Ma c'è sicuramente spazio per il compromesso. Durante la pausa proseguiranno il lavoro i gruppi di lavoro", ha detto invece un altro consigliere della presidenza ucraina, Mykhailo Podolyak. I toni però restano alti. Per il presidente russo Putin "L'Ucraina non è seria", mentre il ministro ucraino Kuleba ha detto che è arrivata "l'ora della deputinizzazione".  

LE CITTA' ASSEDIATE A Kiev è stato imposto il coprifuoco, la città è assediata. Ma secondo gli Stati Uniti i carri armati sono lontani ancora una trentina di chilometri a Est e una ventina a Ovest della capitale, la capitolazione non sarebbe immediata. Molte città sono ormai allo stremo. Ieri quasi 29.000 civili sono stati evacuati attraverso i corridoi umanitari ("sette su nove hanno funzionato", hanno sottolineato fonti ucraine). La vicepremier Iryna Vereshchuk ha detto che la maggior parte di loro - 20.000 - ha lasciato la città assediata di Mariupol a bordo di 4.000 auto. A Mariupol, ormai in mano russa, ci sarebbero "400 persone in ostaggio" nell'ospedale, secondo fonti ucraine. Altre 8.533 persone sono state evacuate da città e paesi della regione di Sumy, mentre 320 reparti e dipendenti di un ospedale sono stati evacuati dalla regione di Kharkiv. La Russia, secondo gli States, ha lanciato fin qui 950 missili.

LE SANZIONI E L'IMPEGNO USA Gli Stati Uniti hanno adottato nuove misure contro la Russia (espulsa nel frattempo dal Consiglio d'Europa) e hanno preso di mira anche il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, alleato di Putin. Mosca ha risposto con una raffica di misure personali anche contro il presidente Joe Biden e il premier canadese Trudeau, tra cui il divieto d'ingresso in Russia e il congelamento dei beni. Intanto Biden ha confermato uno stanziamento, che ha definto "storico", di oltre 13 miliardi di dollari a favore dell'Ucraina. Il dato significativo però è l'arrivo del presidente Usa a Bruxelles il 24 marzo per un doppio impegno alla Nato e al Consiglio europeo. La domanda è se il viaggio proseguirà verso Est, magari per un confronto (immaginabile magari in una zona di confine) con Zelensky. Ma su questo la Casa Bianca ha fato sapere che per ora "non c'è alcun impegno" in tal senso.

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