La storia del postino ucraino che ha abbattuto il caccia russo

Serhii Chizhykov lavorava alle poste ucraine e ora imbraccia le armi. A Chernihiv difende il suo Paese insieme al figlio

"Il giorno che è iniziata la guerra contro l'Ucraina, ci ho pensato su fino a mezzogiorno e poi mi sono arruolato. Mia moglie è un ufficiale anche lei, capisce questa decisione, ma ora è ad ovest, mentre mio figlio sta con me a Chernihiv, anche lui sotto le armi". Quella di Serhii Chizhykov, che lavora per Ukrposhta (le poste ucraine) può sembrare una storia drammaticamente comune nel paese sotto attacco. Ma è anche il racconto di un civile che in poche ore deve imbracciare le armi e si trova "eroe" di una operazione inimmaginabile, ovvero l'abbattimento di un caccia russo.  "Quello che ho colpito è stato il primo aereo russo abbattuto su Cernihiv. Quando il razzo è partito c'è stato tanto fumo e io non sono riuscito a vedere se avevo centrato il bersaglio. Ma poi mi hanno confermato che l'aereo era precipitato e tutti mi hanno fatto i complimenti, avevo l'adrenalina a mille" ha raccontato al sito Hromadkse.

La distruzione provocata in Ucraina dai bombardamenti russi
La distruzione provocata in Ucraina dai bombardamenti russi

I caccia russi, soprattutto Mig 29, continuano a bombardare e le vittime anche tra i civili, quelli che non sono ancora riusciti a lasciare il Paese, continuano a salire. A Sumy, cittadina nel nord-est, nella notte sono morti 9 civili, tra cui due bambini. "Siamo stati tanto bravi da abbattere tre aerei in due giorni, il popolo ucraino e il suo esercito sono uniti e invincibili" continua Chizhykov, le cui parole d'orgoglio ricordano quelle del presidente Zelensky spiega di non essere "davvero il postino Pechkin" citando un famoso personaggio della letteratura per bambini dell'epoca sovietiva. In realtà l'uomo viene da una famiglia di militari e negli anni Novanta aveva già prestato servizio nelle forze armate di Kiev: quindi di era dimesso, per lavorare nel settore bancario per oltre 20 anni e negli ultimi quattro anni presso Ukrposhta. Nel 2014, quando i russi invasero la Crimea, "c'è stata la prima ondata di mobilitazione e sono andato subito alla prima brigata di carri armati, ma l'anno successivo sono stato smobilitato: nel 2017 volevo arruolarmi come professionista ma il ministro della Difesa ha deciso di prendere solo uomini sotto i 42 anni e io ne avevo più di 50". Oggi l'arruolamento 'forzato': "All'inizio è stata dura. Mancavano le armi, dormivamo nelle caserme distrutte. Ma ora mi fa meno paura stare nell'esercito che essere un civile", conclude. Uno dei tanti paradossi di questa guerra che sta sta sconvolgendo il mondo.