Guerra in Ucraina, Draghi: "La Russia ci obbliga a scelte prima inimmaginabili"

Il presidente del consiglio durante le comunicazioni al Senato sulla crisi ucraina: "Ci aspettano inverni complicati"

Draghi in Senato con la ministra Lamorgese

Draghi in Senato con la ministra Lamorgese

Roma - Dopo la decisione del Cdm di ieri di "incrementare le misure di soccorso e assistenza alle persone che, in maniera massiccia, stanno cercando e cercheranno rifugio nell'Unione Europea" e, per questo, di deliberare la dichiarazione dello stato di emergenza, fino al 31 dicembre 2022, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha riferito questa mattina in Senato sulla crisi ucraina. "L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea. Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa".  "Non si tratta soltanto di un attacco a un Paese libero e sovrano, ma di un attacco ai nostri valori di libertà e democrazia e all'ordine internazionale che abbiamo costruito insieme. Ora tocca a noi tutti decidere come reagire. L'Italia non intende voltarsi dall'altra parte".

Stato di emergenza

Il premier Draghi distingue pandemia e crisi internazionale: "Il Governo ha dichiarato uno stato di emergenza umanitaria, che durerà fino al 31 dicembre e che ha esclusivamente lo scopo di assicurare il massimo aiuto dell'Italia all'Ucraina. È un impegno di solidarietà, che non avrà conseguenze per gli italiani, e che non cambia la decisione di porre fine il 31 marzo allo stato di emergenza per il Covid-19".

L'energia

"La guerra avrà conseguenze sul prezzo dell'energia, che dovremo affrontare con nuove misure a sostegno delle imprese e delle famiglie - ha sottolineato Mario Draghi -.  E' opportuno che l'Unione Europea le agevoli, per evitare contraccolpi eccessivi sulla ripresa. Nel lungo periodo, questa crisi ci ricorda l'importanza di avere una visione davvero strategica e di lungo periodo nella discussione sulle nuove regole di bilancio in Europa". "Bisogna procedere spediti sul cammino della difesa comune, per acquisire una vera autonomia strategica, che sia complementare all'Alleanza Atlantica - ha proseguito -. La minaccia portata oggi dalla Russia è una spinta a investire nella difesa più di quanto abbiamo fatto finora, possiamo scegliere se farlo a livello nazionale, oppure europeo. Il mio auspicio è che tutti i Paesi scelgano di adottare sempre più un approccio comune".

La Bielorussia

"A fronte del rafforzamento delle misure difensive sul fianco est della Nato, il Presidente Putin ha messo in allerta le forze di deterrenza russe, incluso il dispositivo difensivo nucleare. È un gesto grave che però dimostra quanto la resistenza degli ucraini e le sanzioni inflitte alla Russia siano efficaci", ha proseguito Draghi. "Un altro segnale preoccupante proviene dalla vicina Bielorussia, i cui cittadini domenica hanno votato a favore di alcune rilevanti modifiche della Costituzione ed eliminato lo status di Paese 'denuclearizzato'. Questo potrebbe implicare la volontà di dispiegare sul proprio suolo armi nucleari provenienti da altri Paesi".

Gli ucraini in Italia

"Voglio inoltre esprimere vicinanza alle 236mila persone di nazionalità ucraina presenti in Italia che vivono giorni drammatici per il destino dei propri cari. L'Italia vi è riconoscente per il contributo che date ogni giorno alla vita del nostro Paese. Siamo al vostro fianco - nel dolore che avvertiamo di fronte alla guerra, nell'attaccamento alla pace e nella determinazione comune ad aiutare l'Ucraina a difendersi". "L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea. Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa. Che gli orrori che avevano caratterizzato il Novecento fossero mostruosità irripetibili. Che le istituzioni multilaterali create dopo la Seconda Guerra Mondiale fossero destinate a proteggerci per sempre. In altre parole, che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza, benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici". 

Il problema del gas russo 

Rispetto a eventuali riduzioni nelle forniture di gas russo "la nostra previsione è che saremo in grado di assorbire eventuali picchi di domanda attraverso i volumi in stoccaggio e altra capacità di importazione. Tuttavia, in assenza di forniture dalla Russia, la situazione per i prossimi inverni, ma credo anche nel prossimo futuro piu immediato, rischia di essere più complicata. Il Governo ha allo studio una serie di misure per ridurre la dipendenza italiana dalla Russia".

Per quanto riguarda le misure per fronteggiare eventuali riduzioni o criticità sui volumi di gas russo in seguito all'aggressione all'Ucraina "le opzioni al vaglio" sono "perfettamente compatibili con i nostri obiettivi climatici", una serie di misure "che non prevedrebbero comunque l'apertura di nuovi impianti" a carbone o a olio. Si tratta di misure che "riguardano prima di tutto l'incremento di importazioni di gas da altre fornitori, come l'Algeria o l'Azerbaijan - spiega Draghi - un maggiore utilizzo dei terminali di gas naturale liquido a disposizione, eventuali incrementi temporanei nella produzione termoelettrica a carbone o petrolio, che non prevederebbero comunque l'apertura di nuovi impianti". Ancora, "se necessario, sarà opportuno adottare una maggiore flessibilità sui consumi di gas, in particolare nel settore industriale e quello termoelettrico", aggiunge il presidente del Consiglio. "Voglio ringraziare il ministro Cingolani per il grande lavoro che sta svolgendo su questo tema".