Guerra in Ucraina, l'analista: "Ecco perché si rischiano effetti in tutto il mondo"

Matteo Pugliese, ricercatore Ispi ed esperto di geopolitica: rischio effetto domino da Taiwan ai Paesi baltici

Matteo Pugliese, ricercatore Ispi

Matteo Pugliese, ricercatore Ispi

La guerra in Ucraina potrebbe generare un effetto domino su organizzazioni e Paesi di tutto il mondo: dal possibile attacco della Cina a Taiwan, alla destabilizzazione dei Paesi baltici, fino ad una possibile guerra commerciale con l’Europa. Per capire dinamiche, ragioni e futuro di questa guerra, Il Giorno ha intervistato Matteo Edoardo Pugliese, ricercatore associato dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI). Nel biennio 2017-2018 è stato Rappresentante Speciale del presidente dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.

Pugliese, la crisi in Ucraina viene definita “guerra” dagli attivisti. che interpretazione possiamo dare di questa dinamica?

"Fino al 23 febbraio il conflitto era limitato alla dimensione di propaganda e “information warfare” per creare un casus belli con notizie false e una giustificazione all’invasione, in quella che è stata definita guerra ibrida o più precisamente con un termine russo “maskirovka”, cioè tecnica dell’inganno e della disinformazione. Questa strategia era stata già ampiamente utilizzata dalla Russia in Georgia nel 2008, in Crimea e Donbass nel 2014. I metadati del video di un presunto attacco ucraino con gas hanno dimostrato che era stato girato già l’8 febbraio, mentre i video in cui i due presidenti delle repubbliche fantoccio dichiarano l’evacuazione dei “profughi” sono stati girati due giorni prima dell’escalation studiata a tavolino da Mosca. Questo scenario è cambiato nella notte di mercoledì, quando Putin ha sferrato un attacco su larga scala all’Ucraina, prima con mezzi cibernetici e azioni asimmetriche, in quella che viene definita dottrina Gerasimov, poi con una vera pioggia di missili balistici sulle città e aeroporti ucraini, seguita da invasione di terra. Decine di civili sono già morti nei bombardamenti e le cifre purtroppo sono destinate ad aumentare".

Quale ruolo potrà avere il Consiglio di Sicurezza, con il veto della Russia?

"E’ la Russia che detiene la presidenza a rotazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per il mese di febbraio. A mio avviso in quel foro potranno solo essere denunciati i crimini di guerra russi e le azioni in palese violazione dei principi internazionali, ma non mi aspetterei provvedimenti decisivi. A nulla sono valsi i discorsi di Blinken e del ministro degli esteri ucraino sulle provocazioni e la disinformazione russa, smascherate anche da organizzazioni indipendenti. Putin ha ripetuto il termine genocidio per giustificare un’invasione, una manipolazione della realtà mentre ammassava quasi duecentomila uomini ai confini ucraini, anche grazie alla connivenza del regime bielorusso di Lukashenko. Il veto della Russia è insuperabile, ma bisogna fare attenzione alla posizione che assumerà la Cina. C’è chi sostiene che se la Russia vincerà la guerra in Ucraina, Pechino potrebbe pensare di attaccare Taiwan indisturbata. Sarebbe la fine dell’ordine internazionale come lo conosciamo".

Questo è un test per le organizzazioni internazionali, come l’ONU?

"Sicuramente anche per l’ONU, ma lo vedo più come un test per altre tre organizzazioni. Putin è riuscito a ricompattare la NATO, nonostante la prudenza di alcuni paesi mediterranei compresa l’Italia. L’Unione Europea dovrà essere in grado di superare le divisioni interne, favorite dalla rete di relazioni che il Cremlino ha costruito in questi anni con numerosi partiti europei filorussi. L’UE ha la capacità tecnica di esprimere sanzioni economiche pesantissime contro il regime di Mosca, resta da vedere se ne avrà la volontà politica. Infine, l’OSCE, è l’unica di questi tre organismi a includere la Russia. La missione di monitoraggio speciale OSCE nel Donbass ucraino ha contribuito a “smascherare la maskirovka” russa con i suoi osservatori, che hanno denunciato l’escalation di attacchi di artiglieria cominciata il 17 febbraio. L’organizzazione con sede a Vienna sarebbe il foro ideale per dirimere le controversie politiche e diplomatiche in un contesto multilaterale, ma fino ad ora si è dimostrata incapace di veicolare un dialogo efficace".

Come potrebbe posizionarsi la Turchia, membro NATO ma anche alleata commerciale della Russia?

"Per ora Pechino e la Turchia di Erdogan, hanno condannato l’aggressione russa. Ankara ha sempre mantenuto una posizione ambigua all’interno della NATO, perseguendo una sua agenda egemonica in Siria, Iraq e in Africa. In questa occasione tuttavia Erdogan ha interesse a sostenere l’integrità territoriale dell’Ucraina, per evidenti risvolti interni con la comunità curda. Il governo di Kiyv ha chiesto alla Turchia di chiudere lo stretto dei Dardanelli al passaggio delle navi da guerra russe dirette nel Mar Nero, da cui hanno lanciato i missili balistici contro le città ucraine. Il governo di Erdogan ha venduto i droni all’Ucraina e suo genero ha aperto una fabbrica nel paese".

Qualcuno parla di “terza Guerra Mondiale”. E’ uno scenario realistico alla luce di tutte le evoluzioni di pace e commercio?

"La Russia e la NATO non hanno interesse in un conflitto globale, che con armi nucleari potrebbe portare alla cosiddetta “distruzione mutua assicurata”. Tuttavia, quando una guerra inizia è difficile prevedere gli sviluppi e le conseguenze. In gioco non è soltanto il destino dell’Ucraina, ma quello degli equilibri in Europa e della capacità di difesa della NATO. Nel suo discorso delirante, Putin ha espresso chiaramente nostalgia dell’URSS e ha fatto capire che intende “proteggere” i russi ovunque essi si trovino, compresi nei paesi baltici, membri dell’Alleanza Atlantica".

Quale dovrebbe essere il ruolo dell’Occidente in questo contesto?

"Credo sia l’ora per l’Occidente di imparare a condurre una guerra asimmetrica, sostenendo le forze ucraine a livello logistico e di armamenti, ma anche con pesantissime sanzioni economiche contro il regime. l’economia russa è debolissima, si fonda su poche voci e ha una popolazione in declino, il rublo è già a picco. Questa guerra si vince anche nell’opinione pubblica, con informazione trasparente e precisa. La Russia è riuscita a inquinare la realtà con la sua rete capillare di media, in patria ma anche all’estero con i vari canali Russia Today, Sputnik e Tass, che diffondono la propaganda del Cremlino. L’appello del presidente ucraino Zelensky alla popolazione russa per fermare la guerra temo sortirà scarsi effetti, perché vige un regime di terrore e repressione, come testimoniato dal sinistro episodio in cui il capo dei servizi segreti balbettava di fronte a Putin nella seduta del consiglio di sicurezza russo".

Quale ruolo ci aspettiamo che tenga l’Italia?

"L’Italia ha tradizionalmente avuto un approccio moderato e di amicizia con la Russia per l’importante interscambio commerciale. I tentativi diplomatici di Di Maio e Draghi sono falliti come quelli di Macron e Scholz: Putin non era interessato a trattare ma ad imporre posizioni inaccettabili, sotto il ricatto della guerra. La maggioranza di governo include partiti che nel recente passato hanno espresso ammirazione e simpatia per il regime di Mosca, bisogna dunque vedere se l’Italia sarà in grado di partecipare compatta alle sanzioni europee".