L'enigma del gas russo: cosa succede in caso di guerra a prezzi, forniture e accordi?

La Russia ha le più grandi riserve mondiali di gas naturale e fornisce l'Europa (e l'Italia) da oltre 50 anni. Gli sviluppi con un attacco all'Ucraina la fine del Nord Stream 2?

Il terminale del gasdotto che porta il Gas dalla Russia alla Sassonia

Il terminale del gasdotto che porta il Gas dalla Russia alla Sassonia

Mosca -  La Russia ha le piu‘ grandi riserve mondiali di gas naturale e fornisce l‘Europa occidentale eil nostro Paese da oltre 50 anni. “La data precisa e‘ il 1968“, ha spiegato in un‘intervista recente l‘esperto di geopolitica del gas naturale Michael Bradshaw. “Fu allora che l‘Unione Sovietica raggiunse un accordo con l‘Austria per la fornitura di gas naturale tramite gasdotto“. Bradshaw, professore di Energia globale alla Warwick Business School dell‘Universita‘ di Warwick, nel Regno Unito, spiega che si tratta di una relazione che ha “resistito a numerose crisi geopolitiche“, incluso il crollo dell‘Unione Sovietica. Anche al culmine della Guerra Fredda, le consegne erano costanti.

Oggi Mosca fornisce all‘Europa circa il 40% del suo gas naturale, principalmente attraverso gasdotti. E secondo l‘Oxford Institute for Energy Studies, nel 2021, il 22% del gas consegnato dalla Russia all‘Europa - inclusa la Turchia - e‘ passato attraverso l‘Ucraina. Si tratta, secondo Bloomberg, di circa 177 miliardi di metri cubi, al di sotto dell‘obiettivo minimo di consegne verso l‘Europa (183 miliardi di metri cubi). Cio‘ rende particolarmente urgente la domanda: che cosa accadrebbe a questi flussi di gas in caso di invasione russa?

Il colosso pubblico russo Gazprom è il primo fornitore di metano del nostro Paese. A dicembre il 41% delle importazioni della materia prima in Italia veniva da lì ma, gli invii dalla Russia non sono affatto «stabili». La Russia di fatto ha già tagliato le forniture all’Italia questo inverno, come a gran parte dell’Europa, con l’eccezione della Germania. Il calo delle spedizioni di Gazprom, che ha conciso con le tensioni sull’Ucraina, è risultato la causa fondamentale dell’impennata dei prezzi dell’energia che stanno piegando la produzione industriale in Italia e rincarano le bollette per le famiglie. 

Secondo i dati Gazprom, si è passati da 2,62 miliardi di metri cubi in dicembre a 1,5 miliardi in gennaio, con un calo del 43%. QStiamo parlando della rete di gasdotti Gazprom «Fratellanza», «Progresso» e «Soyuz» che partono dalla Russia, portano il prodotto in Ucraina e da lì in Ungheria e Slovacchia, Austria, fino all’Italia. Secondo i dati della stessa Gazprom, quei tubi hanno trasportato in media 53,7 milioni di metri cubi di metano al giorno il mese scorso, mentre in dicembre ne avevano trasportati 120,5 milioni di metri cubi al giorno. I volumi si sono più che dimezzati: meno 55% in un mese.

 

I timori degli analisti e degli investitori si traducono nel balzo delle quotazioni negli hub olandesi e britannici. Oggi il prezzo del gas naturale e’ schizzato all’hub olandese Ttf dell’8,17% a 83,75 euro/Kwh. Prezzi in rialzo (+7,58%) anche nell’hub britannico a 1,99 sterline per therm. Il pericolo che, in caso di conflitto, l’Europa debba rinunciare a oltre il 30% di metano che arriva dalla Russia attraverso l’Ucraina e’ assolutamente reale. Inoltre secondo gli analisti, almeno nel breve-medio periodo, la dipendenza europea dalle forniture russe e’ destinata ad aumentare perche’ il Vecchio Continente, attraverso il green deal, diminuira’ la propria produzione.

Da anni nelle riunioni e nei parlamenti europei si parla di ridurre la dipendenza da Mosca e di una maggiore diversificazione delle fonti. In realta’ si e’ andati in direzione contraria. E il progetto Nord Stream 2, portato avanti dall’ex Cancelliera Angela Merkel e bloccato dal nuovo governo tedesco ne e’ testimonianza. Il mix di motivazioni geopolitiche e un’inflazione galoppante, in parte dipendente dalle prime, stanno seriamente mettendo a rischio gli accenni di ripresa economica registrati nel 2021 nell’area. Gli stoccaggi nell’Ue hanno raggiunto il livello stagionale piu’ basso da oltre un decennio. I prezzi del gas europei hanno raggiunto il massimo storico il 21 dicembre scorso (188 euro/Kwh) e sono piu’ che triplicati nel 2021.

E’ stato in questo contesto che il Nord Stream 2, il nuovo gasdotto che avrebbe dovuto raddoppiare la portata del gasdotto esistente verso la Germania, e’ stato completato a settembre ma finora il tubo e’ rimasto vuoto. Questo fatto ha provocato la reazione russa che, dalla scorsa estate, ha inviato meno gas in Europa adducendo come prima scusa il fatto che doveva riempire i siti di stoccaggio domestici prima dell’inverno, poi dichiarando che c’e’ una minore richiesta europea. Lo scorso dicembre Putin ha affermato che le forniture del gasdotto Nord Stream 2 “avrebbero indubbiamente abbassato il prezzo sul mercato spot” in Europa.

Complessivamente le forniture esterne, principalmente da Russia, Norvegia e Algeria, rappresentano circa l‘80% del gas consumato in Ue. Alcune delle maggiori economie sono tra le piu‘ esposte, con la Germania che importa il 90% del proprio fabbisogno mentre Paesi come Belgio, Spagna e Portogallo hanno il problema della scarsa capacita‘ di stoccaggio, cosi‘ come il Regno Unito, che non fa piu‘ parte dell‘Ue, ha chiuso il suo unico grande sito di stoccaggio gas. Il continente ha diversi gasdotti, tra cui Yamal Europe, che va dalla Russia alla Germania attraverso la Bielorussia e la Polonia e il Tag, che porta il gas russo in Austria e in Italia.

 Il nuovo governo tedesco intanto ha bloccato il via libera all‘iter autorizzativo del gasdotto affermando che l‘approvazione non arrivera‘ prima di luglio. Certo un conflitto Russia-Ucraina complicherrebbe terribilmente il futuro del Nord Stream 2. Il presidente Usa Joe Biden ha gia‘ detto che un‘invasione russa comporterebbe sanzioni sulla pipeline. Il Senato americano gia‘ in passato ha provato a mettere sanzioni all‘infrastruttura: la misura chiesta dal senatore repubblicano Ted Cruz e‘ stata bocciata.

In caso di guerra l‘esito del voto non sarebbe cosi‘ favorevole alla Germania e all‘Europa. Anche in passato, gli Stati Uniti hanno mostrato forte opposizione al Nord Stream 2. Sia Biden sia il suo predecessore, Donald Trump, hanno messo in guardia dal rischio che l‘Europa diventi troppo dipendente dal gas russo. Anche Polonia, Slovacchia e altri paesi dell‘area si sono opposti, affermando che avrebbe rafforzato la presa della Russia sulla regione