Dalla guerra fredda alla guerra del freddo? Putin apre i rubinetti del gas verso l'Europa

Allarme scongiurato dopo 48 ore e le quotazioni del metano tornano a scendere: sullo sfondo il via libera al gasdotto Nord Stream 2

Si è rischiato lo stop alle forniture di gas russo all'Europa

Si è rischiato lo stop alle forniture di gas russo all'Europa

Mosca - Dopo la guerra fredda, poteva scattare la guerra del freddo tra Russia ed Europa, anche in considerazione delle molteplici tensioni reciproche, non ultime quelle sulla crisi in Bielorussia. Invece in sole 48 ore l’allarme sembra scongiurato. Gazprom ha dato il via ad un piano per inviare gas nei cinque impianti di stoccaggio europei a partire da questo mese, mantenendo cosi’ la promessa fatta dal presidente Vladimir Putin al Vecchio continente. E smentendo inoltre gli osservatori secondo cui i rubinetti sarebbero stati chiusi finche’ Bruxelles non avrebbe dato il via libera definitivo al Nord Stream 2. 

L’effetto sui mercati non e’ tardato ad arrivare: il prezzo di riferimento del gas, TTF, e’ sceso del 3%. “I volumi e i percorsi di trasporto del gas sono stati determinati”, ha detto Gazprom in un comunicato, senza fornire ulteriori dettagli. Due settimane fa Putin aveva ordinato al gruppo di concentrarsi sul riempimento delle scorte in Germania e Austria a partire dall’8 novembre. Ma ieri, sembrava che la promessa non venisse mantenuta e i prezzi dell’oro blu sono schizzati fino al +10%. 

Il 27 ottobre scorso il presidente Vladimir Putin aveva detto al ceo di Gazprom, Alexei Miller, di iniziare a pompare gas naturale negli stoccaggi europei una volta riempiti quelli russi. I mercati del gas in Asia ed Europa sono sotto pressione da inizio anno, con i prezzi spot degli hub olandesi aumentati del 365% a causa delle scorte basse e per l’aumento della domanda con la ripresa dell’economia dalla crisi Covid-19. Ad aggravare la situazione, le notizie secondo cui la Russia aveva mantenuto i rifornimenti bloccati mentre i carichi di gas naturale liquefatto venivano dirottati in Asia. 

Come risultato, la stagione del riscaldamento, e quindi il momento dell’anno in cui c’e’ piu’ bisogno di gas, stava cominciando con le scorte al loro livello stagionale piu’ basso da piu’ di un decennio. Secondo quanto riferito dal Transmission System Operator ucraino, Gazprom avrebbe prenotato altri 10 milioni di metri cubi al giorno di capacita’ del gasdotto al confine tra Ucraina e Slovacchia. Non solo, le forniture attraverso il gasdotto Yamal-Europe stanno anche fluendo verso ovest dalla Polonia alla Germania, riprendendo il loro corso normale dopo che la direzione sembrava invertita a fine ottobre e inizio novembre.

Soltanto lunedì lo stop alle forniture aveva fatto schizzare i prezzi del gas del 10% in Europa. Una mossa a sorpresa di Mosca, dopo che la Russia a fine ottobre, di fronte all’impennata delle quotazioni dell’oro blu, aveva assicurato che a partire da oggi avrebbe iniziato il riempimento degli stoccaggi europei. Nei gasdotti russi gli osservatori scommettevano che i rubinetti sarebbero rimasti chiusi finche’ Bruxelles non avesse dato il via libera definitivo al Nord Stream 2

I mercati del gas in Asia ed Europa sono sotto pressione da inizio anno, con i prezzi spot degli hub olandesi aumentati del 365% a causa delle scorte basse e per l’aumento della domanda con la ripresa dell’economia dalla crisi Covid-19. Il presidente russo aveva affermato che cio’ avrebbe alleviato la situazione del mercato energetico europeo. Miller in quell’occasione aveva detto che avrebbe terminato di riempire gli stoccaggi russi entro i primi di novembre per poi aprire i rubinetti verso l’Europa. Ma non era avvenuto.

La conseguenza: sui mercati del gas europei si era alzata la tensione proprio per questo motivo. In Europa continentale le quotazioni erano schizzate fino al 10% mentre il benchmark britannico per la consegna di dicembre era aumentato del 6% a 2,03 sterline per therm. Negli ultimi giorni, grazie alle rassicurazioni russe, i prezzi erano scesi leggermente dai massimi record di ottobre, ma la Russia da tempo ha limitato le sue esportazioni verso l’Europa occidentale a quelle garantite dai contratti a lungo termine.