Ucraina-Russia: Erdogan si prende la scena e prepara l'incontro Putin-Zelensky ad Ankara

Secondo la Turchia, che non applica le sanzioni pur essendo membro della Nato, quattro richieste russe su sei sono già accettate, ne mancano solo due. Ecco i dettagli

Il presidente turco Erdogan davanti ai mediatori russi e ucraini a Istanbul
Il presidente turco Erdogan davanti ai mediatori russi e ucraini a Istanbul

Istanbul - La premessa è palese. Del sultano si fidano entrambi, sia lo zar che il leader ucraino. Così lui non si fa sfuggire la ghiotta occasione di prendersi la scena e cerca di accreditarsi come l’uomo che ha portato i duellanti al tavolo della pace. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan  prevede di sentire al telefono presto i capi di Stato di Russia e Ucraina Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky: «L’obiettivo ultimo è portare i due ad incontrarsi in Turchia». 

Il vertice

Il leader turco fa sapere che Ankara sarebbe pronta ad ospitare l’incontro. “Possiamo essere un Paese garante per la sicurezza dell’Ucraina» ha detto Erdogan, aggiungendo che è necessario prima «vengano chiariti i dettagli. Voglio negoziare sia con Putin che con Zelensky non appena tornerò dall’Uzbekistan. In questi negoziati, li ringrazieremo sia a nome nostro che a nome del mio popolo e diremo: il nostro obiettivo è organizzare la vostra riunione il prima possibile. In questo contesto, siamo pronti a ospitare un incontro a livello di capi di Stato. Nel frattempo, è molto importante garantire un cessate-il-fuoco temporaneo”.

Niente sanzioni

E per dar forza alla sua posizione,il presidente ha anche affermato ancora una volta che la Turchia, membro della Nato comunque non parteciperà alle sanzioni contro la Russia. ”Dall’inizio della crisi siamo impegnati nella ricerca di una soluzione che passi attraverso il dialogo e in questo senso siamo stati l’unico Paese ad agire in maniera sincera. Mentre i piu’ ponevano in atto provocazioni a fini politici noi abbiamo sfruttato ogni occasione per raggiungere un’intesa che porti alla pace”. Parole  che riassumono l’opera diplomatica della Turchia, dove si attende ormai con ansia una risposta per una possibile visita del presidente russo Vladimir Putin, dopo che appena due giorni fa ha avuto luogo l’ultimo round del negoziato tra le delegazioni di Russia e Ucraina. 

I risultati

Un negoziato che Erdogan ha insistito fosse spostato in Turchia, un Paese terzo che da’ credibilita’ rispetto ai precedenti round avvenuti a Gomul, localita’ della Bielorussia, Paese schierato con Mosca nel conflitto che ha gettato un’ombra sulla trattativa. Un altro segnale positivo la presenza inattesa del magnate russo, di madre ucraina, Roman Abramovich. L’oligarca era stato indicato dal presidente ucraino Volodimir Zelensky come una delle figure chiave in ottica negoziale, tanto che lo stesso Zelensky aveva chiesto di sospendere le sanzioni a carico del magnate. Tuttavia e’ stato lo stesso vertice a portare notizie positive. 

I progressi

Secondo il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu si tratta della giornata che ha fatto registrare “i progressi piu’ importanti” e ha segnato “l’avvicinamento piu’ significativo” tra le parti, considerando che le delegazioni “hanno raggiunto un accordo su diversi punti”. L’offensiva diplomatica della Turchia ottiene un risultato importante perche’ il dialogo c’e’ e si avvicina a piccoli passi a un accordo per un cessate il fuoco. David Arakhamia, uno dei negoziatori della delegazione Ucraina, ha chiesto che la Turchia figuri tra i Paesi garanti dell’accordo, mentre il consigliere di Zelensky Mikhaylo Podolyak ha dichiarato che i risultati dell’incontro di Istanbul sono ‘sufficienti’ a organizzare un vertice direttamente tra il presidente russo Vladimir Putin e Zelensky.

Il faccia a faccia

Un faccia a faccia che secondo il presidente turco è la chiave di volta della crisi. Tuttavia la vera novita’ riguarda l’apertura da parte della Russia, che ha definito attraverso il vice ministro della Difesa Alexander Fomin ‘costruttivo’ l’incontro e annunciato una diminuzione dell’intensita’ delle operazioni militari a Kiev e Cernigoj. Erdogan sin dall’inizio della crisi ha affermato piu’ volte di non avere intenzione di rinunciare ne’ alla Russia ne’ all’Ucraina, entrambi Paesi con cui la Turchia intrattiene ottimi rapporti. 

Il no di Biden

Cavusoglu e’ volato prima a Mosca e poi a Lviv, dove ha nuovamente incontrato prima Lavrov e poi Kuleba. Da allora Erdogan ha parlato piu’ di una volta con Zelensky e Putin e di ritorno dal vertice Nato di Bruxlles dove, pur essendogli stato negato un faccia a faccia con il presidente americano Joe Biden, ha dichiarato chiaramente che la Turchia andra’ avanti nel tentativo di mediazione anche senza gli Stati Uniti. Il presidente turco ha mostrato un moderato ottimismo, poiche’ ritiene che i primi quattro del totale di sei capitoli negoziali imposti dalla Russia non rappresentano un grosso ostacolo alla trattativa. 

I punti della trattativa

Putin chiede che l’Ucraina accetti la neutralita’ e non presenti domanda di adesione alla Nato. Allo stesso tempo la Russia chiede che il Paese sia sottoposto a un processo di disarmo, una condizione che potrebbe presentare criticità e a proposito della quale Erdogan ha detto che e’ impensabile un disarmo totale. Il Cremlino vuole riconoscimento e protezione per la lingua russa, punto che non presenta ostacoli secondo Erdogan, cosi’ come il capitolo relativo alla sicurezza (che ha sostituito la ‘denazificazione’). 

I nodi irrisolti

Lo scetticismo di Erdogan e’ riferito al secondo pacchetto di richieste che fa riferimento allo status del Donbass e al riconoscimento del passaggio alla Russia della Crimea. Rispetto al Donbass, Erdogan ha definito ‘intelligente’ la mossa di Zelensky di convocare un referendum. La Crimea rimane un nodo da sciogliere e rappresenta un boccone amaro per la Turchia, linguisticamente e culturalmente vicina ai tartari della penisola che Mosca ha annesso con il referendum del 2014. 

Il boccone Crimea

Referendum mai accettato da Ankara, ma che a questo punto potrebbe ingoiare il rospo per porre fine a un conflitto che alla Turchia e’ gia’ costato tantissimo in termini economici, ma ha rilanciato l’immagine, l’importanza e il peso di Ankara e dello stesso Erdogan nel panorama internazionale.