Giovanni, italiano a Kiev: "L'invasione? C'è scetticismo. La vita non si è fermata"

In Ucraina dal 2007, lavora come organizzatore di concerti: "Tutti i giovani qui hanno abbracciato stili e modelli di consumo occidentali. Putin? Piace a pochissimi"

A Kiev e nelle altre città ucraine si guarda con un certo scetticismo all’ipotesi di un’invasione delle truppe russe. Anche se, negli ultimi giorni, alcuni movimenti hanno alimentato i timori di un’evoluzione catstrofica. Non tanto, però, da bloccare la vivace vita notturna o da condizionare le abitudini quotidiane della popolazione. Giovanni Belcastro, genovese, ex proprietario di un negozio di dischi e bassista in una band punk rock, si è trasferito in Ucraina nel 2007. Organizza concerti. Soprattutto metal, uno dei generi più apprezzati dai teen-ager del posto. “Il Covid ci ha bloccati come è successo dappertutto – osserva – ma appena la pandemia finisce riprendiamo”. Ci racconta l’aria che si respira a Kiev nei giorni in cui il mondo intero guarda con apprensione all’Est dell’Europa. Il colloquio avviene un paio d’ore prima delle dichiarazioni di Vladimir Putin.

Giovanni, che atmosfera c’è nel Paese?

“Fino a pochissimo tempo fa nessuno credeva alla possibilità di un attacco. Non c’era alcun assalto ai supermercati e la gente usciva per andare al lavoro e divertirsi in tutta tranquillità. Poi hanno iniziato ad andarsene oligarchi e politici, a bordo di aerei privati. E i timori sono aumentati, tanto che nelle scuole hanno iniziato a simulare i piani di evacuazione. Nessuno, però, si attende che le truppe russe puntino su Kiev. Anche in ambasciata regna una certa tranquillità”.

Quali sono, allora, gli scenari considerati possibili?

“Se proprio ci sarà un attacco, prospettiva su cui la maggiora parte della popolazione resta scettica, l’attesa è che inizi dal Donbass”.

Negozi e locali pubblici sono aperti?

“Certo. A Kiev non è cambiato nulla. Anche sul fronte degli arrivi nel Paese. Alcuni miei amici sono rientrati dall’Italia giusto due giorni fa”.

Che tipo di città è Kiev?

“Una città europea modernissima. Ormai è paragonabile a capitali come Praga e Budapest. Con una vita culturale e una movida vivaci. E un costo della vita che si è alzato negli ultimi tempi. Io mi trovo benissimo. Certo, al di là delle tensioni attuali, anche politicamente è sempre in fermento”.

Che giudizio danno gli ucraini dei protagonisti della crisi?

Putin non piace praticamente a nessuno, nemmeno a chi è simpatizzante russo. Le azioni militari in Donbass e la presa della Crimea hanno lasciato un segno marcato. Nell’Ovest del Paese, le aree vicine a Romania e Polonia, c’è un sentimento di odio profondo nei suoi confronti. I volontari partiti per il Donbass venivano quasi tutti da queste terre. A Ovest c’è una forte estraneità a tutto quello che è russo”.

Perché?

“Molto ha a che fare con il retaggio di questioni geopolitiche. Quella zone sono state prima sotto il dominio polacco, in seguito hanno fatto a lungo parte dell’impero austriaco. Non è un mistero che tutti i nazionalisti vengano dall’Ovest. Negli ultimi anni, però, dopo i fatti di Crimea e in seguito alle proteste di piazza Maidan il governo centrale ha messo al centro del dibattito la questione identitaria. E si sono iniziate a vedere in giro le bandiere ucraine”.

Giovanni a Kiev nel quartiere Podil (in lingua ucraina, Podol in russo)
Giovanni a Kiev nel quartiere Podil (in lingua ucraina, Podol in russo)

Di Biden e dell’Unione Europa cosa pensano?

“Tutti vorrebbero fare parte dell’Unione, ma non per motivi politici radicati. Più che altro perché hanno già ‘assaggiato’ l’altro campo, ai tempi dell’Urss. Ma soprattutto perché le nuove generazioni hanno abbracciato con convinzione stili e modelli di consumo occidentali. E hanno osservato quello che è accaduto in Bielorussia. Mesi di proteste che non hanno portato ad alcun cambiamento, con Lukashenko ancora saldo al potere”. 

E del presidente Zelenski?

“I suoi trascorsi da comico non rassicurano la popolazione. C’è un po’ di timore che non riesca a reggere il confronto con Putin. E’ considerato un premier un po’ debole”.

Qual è l’opinione sulla possibilità di un’adesione alla Nato?

“Credo che dopo questa crisi sia aumentata la percentuale dei favorevoli. Va detto che con le sue azioni in Donbass e Crimea Putin si è assicurato aree di influenza e terre ma, allo stesso tempo, ha portato molti più ucraini ad avvicinarsi alle posizioni nazionaliste”.

Come sono i rapporti fra ucraini e russi?

“Alla fine la radice è comune. Sono molto simili. Lo si è visto nella vicenda Covid. L’epidemia è stata sottovalutata in Ucraina come in Russia. E lo scetticismo sui vaccini è stata opinione condivisa”.