Cop26 Glasgow, dalle città fantasma all'addio al Gps: i 10 disastri della crisi climatica

Come il surriscaldamento globale ha cambiato e cambierà il pianeta se non ci sarà un'inversione di rotta

Surriscaldamento del globo terrestre (Nasa)

Surriscaldamento del globo terrestre (Nasa)

Di cosa si parlerà alla conferenza Onu sul clima Cop26 a Glasgow che si apre oggi alla presenza dei capi di stato mondiali, tra cui Mario Draghi?  L'argomento è arcinoto: si tratta di trovare strategie planetarie per contrastare efficamente gli effetti del surriscaldamento globale che, come un monito, si sono abbattutti anche sulla Scozia sotto forma di violente tempeste che hanno reso difficile l'arrivo a Glasgow di varie delegezioni internazionali, tra strade e ferrovie interrotte. Gli accordi sul clima raggiunti al G20 di Roma sono un primo passo, ritenuto da molti ancora insufficiente, per invertire la rotta. Nei dossier degli ospiti del summit la descrizione degli scenari attuali e a medio-lungo termine se la crisi climatica non venisse affrontata adeguatamente. Una sorta di mappa del rischio. Un rischio che stiamo già vivendo e pagando: secondo l'Internal Displacement Monitoring Centre, nel 2018 almeno 17,2 milioni di persone sono state costrette a fuggire proprio a causa fenomeni distruttivi e di rischi meteorologici. Enormi movimenti di uomini e donne all'interno del loro stesso paese o in quelli confinanti come molto spesso e' capitato in questi anni in Africa e in Sud America.

Aumento emissioni gas serra

Dopo il calo del 6% registrato nel 2020, durante la fase piu' acuta della pandemia di Covid-19, quest'anno le emissioni di CO2 dei Paesi membri del G20 aumenteranno almeno del 4%, conseguenza diretta della ripresa delle attivita' economiche. Il dato e' contenuto nel settimo rapporto annuo Climate Trasparency, stilato da organismi di ricerche e Ong dei 20 membri del gruppo, ulteriore motivo di allarme per l'aggravarsi della crisi climatica. Continuando di questo passo, secondo le stime di Climate Trasparency, le emissioni prodotte dal G20 contribuiranno ad un aumento delle temperature di almeno 2,4 gradi. Lo studio prevede che Argentina, Cina, India e Indonesia superino i loro livelli di emissioni del 2019. Il livello delle emissioni di gas serra e' cosi' alto che ha gia' causato un assottigliamento della stratosfera di 400 metri dagli anni '80 e se dovesse rimanere lo stesso perdera' un altro chilometro entro il 2080, interferendo sulle operazioni satellitari, il sistema di navigazione Gps e le comunicazioni radio. I dati, contenuti in uno studio scientifico internazionale pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters, confermano l'allarmante livello dell'inquinamento atmosferico provocato dall'uomo.

Aumento delle temperature e siccità

Le temperature continuano a salire e il 2020 e' stato l'anno piu' caldo, secondo quanto riferito dal Sistema europeo di controllo sul riscaldamento climatico, Copernicus. Il riscaldamento e' particolarmente marcato durante l'inverno, con 1,4 gradi piu' del record precedente e 3,4 piu' della media dei 40 anni fra il 1981 e il 2020. Le regioni artiche della Siberia hanno registrato temperature di 4 gradi superiori alla media, mentre in Europa la temperatura media ha superato di 0,4 gradi la media dei cinque anni piu' caldi, tutti nell'ultimo decennio. Tra il 1980 e il 2009, le temperature hanno superato i 50 gradi circa 14 giorni all'anno, che sono diventati 26 nel periodo tra il 2010 e il 2019. Le zone che si "scaldano" di piu' sono il Medio Oriente e il Golfo Persico. Inoltre l'Artico si sta riscaldando tre volte di piu' rispetto al resto del pianeta. L'allarme viene dalla Bbc, che ha realizzato un'analisi dei dati sulla questione.

Riscaldamento oceani

La temperatura media globale degli oceani nel 2020 e' la piu' calda mai registrata: lo strato tra la superficie e i 2.000 metri di profondita' ha assorbito 20 Zettajoule di calore rispetto all'anno precedente, equivalenti al calore prodotto da 630 miliardi di asciugacapelli in funzione giorno e notte per un anno intero. Per il ruolo che l'oceano riveste nel modulare il clima della Terra, il contenuto di calore dell'oceano rappresenta il miglior indicatore per il riscaldamento del pianeta. Oceani piu' caldi portano ad un riscaldamento maggiore dell'atmosfera e un'atmosfera piu' calda provoca piogge piu' intense, un numero maggiore di tempeste e uragani, per giunta di maggiore intensita', aumentando anche il rischio di inondazioni. Il primo studio sul riscaldamento globale degli oceani con i dati relativi al 2020 e' stato elaborato da un team internazionale di scienziati tra cui ricercatori italiani dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell'ENEA, e pubblicato sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences. 

Incendi estesi

Dalla Siberia alla Grecia, dal Nord Africa all'Australia, dal Canada alla California, come conseguenza del cambiamento climatico la frequenza, l'estensione e l'intensita' degli incendi sono aumentati enormemente nell'ultimo secolo. Negli ultimi 50 anni la stagione degli incendi - quella del 2021 e' stata particolarmente distruttiva - sta diventando piu' estrema e piu' lunga, nella misura del 15%, alimentata da lunghi periodi di caldo estremo e poca pioggia. Lo hanno riferito rapporti dell'Intergovernmental Panel on Climate Change e del Wwf, evidenziando come il mondo sia sull'orlo di un potenziale.

Cicloni, tempeste e alluvioni

Come conseguenza diretta dei cambiamenti climatici, tempeste lente alluvionali come quelle abbattutesi lo scorso luglio su Germania, Belgio e Olanda potrebbero diventare 14 volte piu' frequenti entro il 2100, soprattutto durante l'estate. Lo rivela uno studio dell'Universita' di Newcastle, pubblicata sulla rivista Geophysical Research Letters, sulla base di modelli computerizzati come quelli di Met Office, il servizio meteorologico nazionale del Regno Unito, con una risoluzione di 2 km, la stessa utilizzata nelle previsioni del tempo a breve termine. Tra le ipotesi avanzate dagli scienziati, c'e' la responsabilita' diretta del rapido riscaldamento dell'Artico, quale causa principale del rallentamento dei sistemi meteorologici, frenando ad esempio i venti di alto livello come la corrente a getto. Il fenomeno e' gia' stato collegato a devastanti ondate di caldo in Russia e a inondazioni nel Pakistan. Precedenti studi avevano gia' evidenziato che le temperature dell'aria piu' elevate causate dal riscaldamento globale significano che l'atmosfera puo' contenere piu' umidita', portando ad acquazzoni piu' violenti e abbondanti.

Stati e città a rischio scomparsa

L'aumento del livello del mare, dovuto all'innalzamento delle temperature globali, minaccia circa 50 grandi citta' costiere nel mondo, che dovranno attuare "misure di adattamento senza precedenti" per evitare che le loro aree popolate vengano inghiottite. Lo prevede un nuovo studio condotto da Climate central, un gruppo di ricerca americano, mostrando come sarebbero queste citta' se il pianeta arrivasse a una temperatura media superiore di tre gradi celsius rispetto ai livelli pre industriali. Tutte le isole che dovrebbero far fronte a una "perdita quasi totale" di terreni e otto delle prime dieci aree esposte all'innalzamento del livello del mare si trovano in Asia. Qui circa 600 milioni di persone sarebbero a rischio inondazioni a lungo termine, 200 milioni delle quali solo in Cina, anche se il riscaldamento globale si manterra' sotto i tre gradi. Una situazione che potrebbe verificarsi, secondo le previsioni piu' pessimistiche, gia' nel 2060 o nel 2070, se le emissioni di gas serra dovessero continuare a salire anche dopo il 2050.

Scioglimento ghiacciai

L'aumento persistente e ripetuto delle temperature in Groenlandia, territorio danese autonomo situato tra l'oceano Atlantico del Nord e l'oceano Artico, ha causato uno scioglimento massiccio dei ghiacciai. Secondo dati del National snow and ice data center, dal 1 gennaio 2021 al 16 agosto circa 23,1 milioni di metri cubi di ghiaccio si sono sciolti. Conseguenza diretta dell'ultimo episodio di forte caldo, lo scioglimento ha raggiunto un'estensione record di 872 mila km2, segnando un nuovo record. Inoltre, tra il 14 e il 16 agosto scorso, per la prima volta invece della neve, la vetta piu' alta e' stata battuta dalla pioggia per 9 ore consecutive, con temperature superiori a zero gradi

Distruzione coralli

Come conseguenza diretta del riscaldamento globale, dal 2009 al 2018 su scala mondiale il 14% dei coralli e' andato distrutto, una superficie di circa 11.700 km2, piu' di tutti quelli della barriera australiana. Il dato allarmante e' contenuto nello studio piu' vasto mai realizzato dalla comunita' scientifica internazionale, con rilievi effettuati in 12 mila siti di 73 Paesi diversi. Gli episodi di sbiancamento e di scomparsa sono essenzialmente dovuti all'aumento delle temperature della superficie dei mari, con un punto di svolta registrato nel 1998. Il rapporto stilato dalla Rete mondiale di sorveglianza delle barriere coralline (Gcrmn) sottolinea che l'unica soluzione per fermare la scomparsa dei coralli e' la stabilizzazione delle emissioni globali di Co2.

Eruzioni vulcaniche

Il riscaldamento climatico causera' eruzioni vulcaniche sempre piu' potenti e aggravera' le loro conseguenze sulle temperature terrestri. In particolare ceneri e gas emessi dalle eruzioni vulcaniche andranno sempre piu' in alto nell'atmosfera e i materiali vulcanici legati alle eruzioni si diffonderanno sempre piu' velocemente sulla superficie terrestre. Inoltre lo scioglimento dei ghiacciai dovrebbe aumentare la frequenza e le proporzioni delle eruzioni vulcaniche, ad esempio in luoghi come l'Islanda. L'effetto combinato di questi fenomeni impedira' maggiormente alla luce solare di raggiungere la superficie della Terra, amplificando in modo significativo - del 15% circa - gli effetti di raffreddamenti temporanei, solitamente successivi ad un'eruzione. Queste previsioni arrivano da uno studio congiunto dell'Universita' Cambridge e dell'agenzia meteorologica britannica, Met Office, pubblicato sulla rivista Nature Communications.

Migrazioni di massa

Conseguenza diretta dell'aumento delle temperature sono la desertificazione di alcune aree e la distruzione di altre: di conseguenza, sempre più persone saranno costrette a lasciare luoghi di origine per insediarsi in altre aree più sicure aumentando la pressione socio-demografica e la tensione politica. Come anticipato, solo 2 anni fa ameno 17,2 milioni di persone a livello mondiale sono state costrette a lasciare la proprie case a causa di danni e rischi meteorologici, specialmente in Africa e Sud America.