Cop26, il grido di dolore di Barbados: "Con 2 gradi in più scompariremo"

La premier Mia Amor Mottley: "L'aumento della temperatura globale condanna a morte per molti Paesi. Vogliamo continuare a esistere"

Mia Amor Mottley, primo ministro di Barbados, al Cop26

Mia Amor Mottley, primo ministro di Barbados, al Cop26

Glasgow (Scozia) - "Esistiamo ora. Vogliamo esistere anche fra 100 anni". Lo ha detto la premier di Barbados, Mia Amor Mottley, alla Cop26 di Glasgow in rappresentanza dei Paesi che rischiano di rimanere sommersi dall'innalzamento dei mari.

"I leader di oggi - ha detto Mottley - non del 2030, non del 2050, devono fare una scelta. È nelle nostre mani. La nostra gente e il nostro pianeta ne hanno più che mai bisogno. Per chi ha occhi per vedere, per chi ha orecchie per ascoltare, per chi ha cuore per sentire, abbiamo bisogno di 1,5°C. Due gradi sono una condanna a morte". Il riferimento è all'aumento medio della temperatura globale che, se arrivasse appunto a due gradi, sarebbe "una condanna a morte per il popolo di Barbuda, di Antigua, delle Maldive, della Repubblica Dominicana, del Kenya e del Mozambico, e per il popolo di Samoa e delle Barbados". 

" I nostri popoli ci stanno guardando - ha detto il primo ministro dell'isoal caraibica - dobbiamo davvero lasciare la Scozia senza i risultati che servono? Davvero alcuni leader presenti credono di poter sopravvivere da soli? Non hanno imparato nulla dalla pandemia? I leader non devono deludere coloro che li hanno eletti per guidare. Dobbiamo tagliare il nodo gordiano: le banche centrali dei Paesi più ricchi hanno speso 25 miliardi di dollari per il Quantitative Easing negli ultimi 13 anni. Se li avessimo usati per finanziare la transizione energetica, per cambiare il modo in cui mangiamo e ci muoviamo, avremmo raggiunto già oggi il limite di 1,5 gradi che per noi è vitale"