Taiwan, ecco perché l'Isola è così importante per la Cina e gli Usa

L'area di Taipei è indispensabile all’economia digitale mondiale e degli Stati Uniti ma la Cina dal 1945 la considera territorio nazionale e vuole anneterla anche con la forza

I presidenti Usa, Joe Biden e cinese Xi Jinping

I presidenti Usa, Joe Biden e cinese Xi Jinping

La questione di Taiwan riaccende le tensioni tra Cina e Stati Uniti dopo l’annuncio di Biden che si dice pronto a usare la forza per difendere l’isola, che Pechino rivendica come parte del proprio territorio nazionale. Le relazioni tra Taiwan e gli Stati Uniti sono “solide come una roccia”, ha poi affermato un senatore democratico, e l’invio di una delegazione Usa, in un momento in cui il mondo è focalizzato sulla guerra in Ucraina, manda “un messaggio potente” al popolo dell’isola

Le relazioni tra i due governi di Pechino e Taipei sono state caratterizzate da contatti limitati, tensioni ed instabilità, per il fatto che la guerra civile si è fermata solo formalmente con la firma del trattato di pace ma i due paesi sono tecnicamente ancora in stato di guerra. Come conseguenza della Prima guerra sino-giapponese, nel 1895 Taiwan e le Penghu furono cedute dalla dinastia Qing al Giappone. Le truppe giapponesi a Taiwan si arresero alla Repubblica di Cina alla fine della Seconda guerra mondiale, ponendo di nuovo Taiwan sotto un governo cinese dopo 50 anni di dominio giapponese.

Ma perché l’isola è così importante per Cina e Usa? Taiwan è “indispensabile” all’economia digitale mondiale e degli Stati Uniti ma la recente visita della delegazione Usa ha attirato l’irritazione di Pechino, che ha annunciato l’avvio di esercitazioni militari nei pressi di Taiwan in risposta al “segnale gravemente sbagliato” inviato dagli Stati Uniti e ha ribadito che la riunificazione dell’isola con la Repubblica Popolare Cinese si farà. Le esercitazioni sono “un’azione necessaria in base all’attuale situazione della sicurezza” nello Stretto di Taiwan, ha dichiarato il ministero della Difesa di Pechino. 

La Cina non esclude il ricorso alla forza per risolvere la questione di Taiwan, ha fatto sapere il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian. Taiwan “è un’eredità della guerra civile cinese. La Cina deve essere riunificata ed è destinata a essere riunificata”, ha detto, e Pechino, pur insistendo per la “riunificazione pacifica”, si riserva la possibilità di prendere “tutte le misure necessarie”. Gli Stati Uniti, ha aggiunto, “dovrebbero interrompere gli scambi ufficiali e i legami militari con Taiwan, fermare la vendita di armi a Taiwan e intraprendere azioni concrete per attuare il loro impegno a non sostenere l’indipendenza di Taiwan”.

La rivalità tra Cina e Stati Uniti, che vede in Taiwan il nodo più intricato da sciogliere, si estende anche al ruolo crescente di Pechino nell’Asia-Pacifico. A pesare sul quadro regionale c’è il patto annunciato a settembre scorso tra Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia sui sottomarini nucleari - e che di recente prende in considerazione anche lo sviluppo di armi ipersoniche in grado di trasportare testate nucleari - che la Cina critica come “una Nato nel Pacifico”.

Gli Stati Uniti e l’Australia, invece, hanno manifestato preoccupazione per la proposta di accordo sulla sicurezza tra Pechino e le Isole Salomone - con cui la Cina ha stretto rapporti diplomatici nel 2019 - che potrebbe aumentare la presenza militare cinese nella regione, secondo una bozza dell’accordo. Le ultime critiche a Pechino giungono dal direttore della Cia, William Burns, secondo cui la Cina ha intenzione di rimpiazzare gli Stati Uniti nel Pacifico, e Pechino è un “partner silente” di Mosca nell’invasione dell’Ucraina. 

Le critiche sono state respinte al mittente dalla Cina, che accusa gli Stati Uniti di diffamare e “provocare scontri” a livello regionale. Gli Usa, ha scandito Zhao, dovrebbero “riflettere sulla loro responsabilità nella crisi in Ucraina”: lo sviluppo della Cina, ha aggiunto, è rivolto “solo al popolo cinese e non siamo interessati a chi sostituisce chi” nel Pacifico.