A Damasco cartelloni con Putin e Assad insieme. La guerra in Ucraina si complica

La Siria si schiera a fianco della Russia in un puzzle in cui entrano anche Cina e Turchia. In gioco politica ma soprattutto affari

I cartelloni comparsi a Damasco, capitale della Siria

I cartelloni comparsi a Damasco, capitale della Siria

A Damasco sono comparsi cartelloni che ritraggono Vladimir Putin e il presidente Bachar Al-Assad. Una conferma diretta del fatto che la Siria si schiera nettamente al fianco della Russia. Il presidente siriano del resto aveva definito l'invasione dell'Ucraina "una correzione della storia e un ripristino dell'equilibrio dell'ordine internazionale dopo la caduta dell'Unione Sovietica". Basta questo per comprendere lo stato di tenuta dell'allenza tra i due Paesi che in realtà avevano rischiato di andare in rotta di collisione nel 2016 con l'assassinio dell'ambasciatore russo ad Ankara, Andrej Karlov. Ora anzi l'invasione dell'Ucraina rischia di rafforzare i legami tra i due Paesi in un puzzle geopolitico in cui anche Cina e Turchia vogliono giocare le proprie carte.    

L'invasione della Russia in Ucraina è una correzione della Storia dopo la caduta dell'Unione Sovietica

Putin e Assad a colloquio
Putin e Assad a colloquio

Sull'asse Russia-Siria si è inserita anche la Turchia di Erdogan che con Putin ha costruito negli ultimi anni intese militari, strategiche, energetiche e commerciali e accordi in Siria, Libia e Nagorno Karabakh. Val la pena ricordare che Ankara è incorsa nell'ira e nelle sanzioni degli Stati Uniti per aver acquistato dalla Russia il sistema di difesa missilistico s-400, su cui Erdogan nonostante anni di polemiche e pressioni della Nato non ha fatto alcun passo indietro, anzi il messaggio è stato inviato chiaramente alla Casa Bianca dove hanno capito che tirando la corda non avrebbero fatto altro che spingere la Turchia sempre piu' sotto l'ombrello di Mosca. 

Il presidente turco Erdogan
Il presidente turco Erdogan

Putin su invito di Erdogan ha partecipato all'inaugurazione del gasdotto Turkish Stream, l'infrastruttura che una volta completata potrè trasportare, ritorsioni permettendo, 15,7 miliardi di metri cubi di gas russo ogni anno attraverso due diversi canali, uno destinato a rifornire la Turchia (attivo dal 2020 ma non a pieno regime), un secondo destinato all'Europa. La russa Rosatom sta costruendo la centrale nucleare di Akkuyu, sulla costa sud della Turchia. Sono tuttavia le intese strategiche ad aver caratterizzato la collaborazione tra i due leader.

Proprio in Siria Erdogan e Putin hanno messo da parte il fatto di essere in totale disaccordo sul futuro ruolo del presidente Bashar el Assad, sostenuto da Mosca, inviso ad Ankara, e collaborano nell'area a ovest dell'Eufrate, dove i russi avevano dato semaforo verde ai turchi per l'eliminazione dei curdi del Pyd-Ypg da Afrin nel 2018, ma anche a est dello storico fiume, dove la "safe zone" turca è oggetto di controllo da parte dei russi, in virtù di un accordo raggiunto nell'ottobre 2019. Tant'è che proprio nei giorni scorsi si è svolto regolarmente e senza incidenti il periodico pattugliamento militare congiunto tra convogli militari russi e turchi nella Siria nord-occidentale lungo la linea di demarcazione a sud di Idlib tra l'area sotto controllo russo e governativo siriano e l'area sotto controllo turco e delle milizie cooptate da Ankara. Lo riferiscono all'ANSA fonti locali a Hama e a Idlib a conferma di quanto apparso sui media siriani nelle ultime ore. Il pattugliamento si è svolto lungo la strada che di fatto separa in due la zona di Idlib, al centro di una tregua negoziata da anni tra Russia e Turchia per la spartizione del territorio siriano in due aree di influenza.

In questa quadro internazionale improntato alla realpolitik un ruolo di primo piano lo vuole giocare anche la Cina che un paio di giorni fa ha definito quella con la Russia "un'amicizia solidissima". Nella crisi Ucraina Pechino continua a perseguire con abilità machiavellica una strategia di equidistanza: da una parte Xi Jinping critica le sanzioni alla Russia e si propone come possibile mediatore nei confronti di Putin e dall'altra intravvede la possibilità di fare affari con Mosca come conferma l'annuncio del presidente cinese di voler investire soldi in aziende russe.