Boris Johnson, il governo implode: 50 dimissioni. E ora?

Il premier tira dritto ma ormai il destino di BoJo è segnato

Era dai tempi del Titanic che non si vedeva un fuggi fuggi così. Il governo di Boris Johnson appare sempre più destinato a crollare tanto che i mal di pancia italici tra il Movimento 5 Stelle e il premier Mario Draghi appaiono davvero bazzecole. Con le dimissioni annunciate dal ministro per l'Irlanda del Nord, Brandon Lewis, salgono ormai a 50 i componenti che hanno deciso di lasciare l'inquilino di Downing Street al suo destino. Da parte sua Johnson sembra intenzionato a tirare dritto ma l'iceber contro cui si è schiantato - prima il party-gate in piena pandemia da Covid e poi lo scandalo Pincher - sembra ormai aver provocato una falla impossibile da riparare con i vertici del suo stesso partito, i Conservatori, a chiedere ormai di farsi da parte.

Il j'accuse di Lewis "Un Governo dignitoso e responsabile si basa sull'onestà, l'integrità e il rispetto reciproco: è con profondo rammarico personale che devo lasciare il governo poiché credo che questi valori non siano più rispettati", ha affermato Lewis in una lettera pubblicata su Twitter e indirizzato al primo ministro Boris Johnson.Nel Regno Unito, sale a 50 il numero di ministri e collaboratori del governo che hanno lasciato il proprio incarico in polemica con il premier  

Il ministro delle Pensioni A lasciare il governo anche il ministro delle Pensioni Guy Opperman. Nella lettera che ha inviato al Premier Boris Johnson spiega di essere stato "particolarmente sconvolto dal comportamento di Downing Street durante le restrizioni per il covid". "I recenti eventi hanno dimostrato chiaramente che il governo non può funzionare con lei in carica", ha aggiunto. "Nessuno, per quanto successo abbia avuto in passato, vale più del partito, o del Paese", ha concluso.

L'esodo "Questi ultimi due giorni hanno tolto a Boris Johnson gran parte della sua autorevolezza, ma non ancora il suo lavoro" riassume la Bbc.  Dopo Sajid Javid (Salute), Rishi Sunak (il Cancelliere dello Scacchiere), ieri si era dimesso anche il Segretario per il Galles, Simon Hart. L'Attorney Heneral Suella Braverman non lo ha fatto, ma ha invitato il Premier a dimettersi, annunciando anche la sua candidatura a leader dei tories, e quindi a Premier. Il ministro Michael Gove è stato invece licenziato da Johnson, dopo che ne aveva chiesto le dimissioni in un incontro a due. Anche la ministra degli Interni Priti Patel, il ministro dell'Impresa, Kwasi Kwarteng, e dei trasporti Grant Shapps, sono fra coloro che chiedono a Johnson di lasciare Downing Street.  Lo scontro in atto mette in crisi un sistema basato sulla fiducia, come ha riassunto l'ex ministro per l'Irlanda del Nord, Julian Smith. Fra gli scenari possibili, oltre alla convocazione di elezioni anticipate ventilate dal Premier alle strette, la possibilità di cambiare le regole per la sfiducia (introdurre la possibilità di chiederne una nuova prima di un anno) e riproporre questo passaggio. 

Il caso Pincher Boris Johnson sapeva. Lo scandalo che ha costretto alle dimissioni il suo ex braccio destro, Chris Pincher, da deputy chief whip e dall'incarico cruciale di sorvegliare la disciplina del gruppo di maggioranza alla Camera dei Comuni, per essersi ubriacato in un gentlemen club di Londra e aver poi molestato due uomini, incluso un altro deputato, rischia di travolgere anche il premier britannico. Lo scorso febbraio, infatti, uno dei deputati "molestati" da Pincher si sarebbe andato a lamentare del suo comportamento direttamente a casa di Johnson raccontando per filo e per segno quello che era successo. Downing Street nega che il premier fosse a conoscenza di formali contestazioni su Pincher, bensì solo di voci e di sospetti, ma c'è il fatto che Johnson aveva già ricevuto una segnalazione di "comportamento inappropriato" fatta contro Pincher" già all'inizio del 2020, quando questi era ancora viceministro degli Esteri. Nel dettaglio, mister Pincher avrebbe una predilezione per i "pizzicotti" alle terga dei molestati.

Il partygate Johnson era stato travolto dalle critiche anche dopo la pubblicazione di alcune foto che lo ritraevano a una festa affollata il 13 novembre 2020, quando le regole anti-Covid sull'isolamento e il distanziamento sociale erano molto rigide. 

Cosa può succedere? Gli scenari sono abbastanza ridotti e hanno tutti a che vedere con la sua uscita di scena. Nessuno si aspetta che una situazione del genere possa essere recuperata e ormai sono in troppi, fra i conservatori a non volerlo. L'attuale scenario prevede diverse opzioni per il cambio di leadership. L'ipotesi più semplice è quella delle dimissioni. In questo caso, BoJo avrebbe due strade davanti a sè: indire nuove elezioni oppure lasciare che il partito nomini un successore e un governo di transizione fino al ritorno alle urne previsto per gennaio 2025. Se  Johnson non si dovesse dimettere, i conservatori potrebbero usare le cosiddette maniere forti e costringerlo a farlo modificando il regolamento del Comitato 1922.