Biden si schiera con la Nato contro la Cina, Pechino reagisce duramente

La replica: "E' una calunnia. La Cina è pacifica e impegnata in una politica di difesa giustificata, ragionevole, aperta e trasparente“

Joue Biden con il segretario della Nato, il generale Jens Stoltenberg

Joue Biden con il segretario della Nato, il generale Jens Stoltenberg

Al G7 e alla Nato il Presidente degli Stati Uniti ricompatta l’occidente con una leadership incentrata sulla convinta condivisione delle ragioni ideali e sostanziali delle alleanze. Reduce dal rapido successo della campagna di vaccinazione, seguito dall’immediato e poderoso rilancio dell’economia Usa, il metodo della dottrina Biden (analisi, incisività, azione) convince e motiva l’Europa e l’Alleanza Atlantica. Il 46° Presidente degli Stati Uniti affronta le difficili e sfaccettate problematiche della pandemia, dell’ambiente e soprattutto della contrapposizione fra Europa e Washington da una parte e Cina e Russia dall’altra. In particolare la Cina e’ stata espressamente indicata come un forte rischio militare per la Nato, come sottolinea l’analista di strategie geopolitiche Arduino Paniccia.

I capi di Stato e di governo della Nato hanno concordato di “lavorare per sostenere l’ordine internazionale basato sulle regole. Per questo rafforzeremo le nostre partnership nell’Asia-Pacifico con l’Australia, la Nuova Zelanda, il Giappone e la Repubblica di Corea”, sottolinea il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, in conferenza stampa ieri sera al termine del summit dell’Alleanza atlantica. Nel vertice di ieri gli alleati hanno concordato, tra l’altro, di creare un “centro per l’innovazione per il Nord Atlantico e un fondo Nato per l’innovazione nella difesa”, che finanzi “start-up” attive nelle nuove tecnologie e nelle loro applicazioni militari, dice.

 Sulla Cina, in particolare, “c’è una forte convergenza di vedute tra gli alleati. Sulla base dei nostri interessi - continua - c’è l’opportunità di interagire sul controllo degli armamenti e sul cambiamento climatico, ma la crescente influenza della Cina e le sue politiche pongono delle sfide alla sicurezza degli alleati”.”I leader hanno concordato che dobbiamo affrontare queste sfide insieme, come alleati. E dobbiamo interagire con la Cina, per difendere i nostri interessi relativi alla sicurezza”, dice. Rispetto a quando alla Casa Bianca c’era Donald Trump, con Joe Biden “è diverso”, dice. Biden ha portato “un messaggio forte” e “tutti gli alleati si sono compiaciuti del forte impegno del presidente Biden nei confronti della Nato”. 

Per Stoltenberg “l’Europa e il Nordamerica devono stare insieme, fortemente, nella Nato, per difendere i nostri interessi e i nostri valori”. La Nato “opera fuori area da decenni”, ma affrontare le sfide poste dall’ascesa della Cina a livello globale non vuol dire “spostare l’Alleanza in Asia”, spiega, ricordando l’operato dell’Alleanza in Bosnia-Erzegovina, in Kosovo e in Afghanistan. La risposta alla sfida posta dalla Cina “riguarda quello che facciamo qui”, per esempio nel campo della sicurezza informatica, conclude.

Non si fa attendere la replica di Pechino a Biden e alla Nato. La Cina afferma di essere “impegnata con una politica di difesa che è di natura difensiva“ e sostiene che la sua “ricerca di ammodernamento militare e in materia di difesa“ sia “giustificata, ragionevole, aperta e trasparente“. Nella dichiarazione attribuita al portavoce della rappresentanza cinese alla Ue e diffusa su Twitter dopo il comunicato di ieri al termine del summit dell‘Alleanza atlantica si afferma che “la spesa militare della Cina nel 2021 è pari a circa 209 miliardi di dollari“, ovvero “solo l‘1,3% del Pil“ del gigante asiatico. “Mentre - aggiunge la dichiarazione - la spesa militare complessiva dei 30 Paesi della Nato dovrebbe raggiungere nel 2021 1.170 miliardi di dollari, più della metà del totale della spesa militare globale e 5,6 volte quella della Cina“. 

Le accuse della Nato, fa sapere l‘ambasciata cinese a Bruxelles, sono da considerarsi una «calunnia dello sviluppo pacifico della Cina, un errore di valutazione della situazione internazionale e del proprio ruolo, ed è la continuazione di una mentalità da Guerra Fredda e della psicologia politica del gruppo». I leader della Nato nel loro vertice annuale, il primo del presidente americano Joe Biden, hanno affermato che uniranno le forze contro le «sfide sistemiche» poste dalle politiche cinesi sulla spinta del ritorno atlantista di Washington dopo i quattro anni di blackout dell‘amministrazione di Donald Trump. In un‘ampia dichiarazione di intenti, i leader hanno rilevato che le azioni sempre più decise di Pechino nella costruzione di un arsenale nucleare e delle capacità di guerra spaziale e cibernetica hanno minacciato l‘ordine internazionale. 

Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha affermato che gli alleati cercheranno di cooperare con la Cina su questioni globali come il cambiamento climatico, condannando la posizione sempre più assertiva di Pechino su altre questioni. La risposta della rappresentanza diplomatica presso l‘Ue è maturata all‘ indomani di quella dell‘ambasciata cinese a Londra finalizzata ad accusare le posizioni del summit del G7 tenuto nel fine settimana in Cornovaglia, colpevole agli occhi di Pechino di «manipolazione politica» dopo le critiche sulle politiche dei diritti umani della Cina nello Xinjiang e a Hong Kong, ma anche nelle relazioni con Taiwan, l‘isola ribelle. 

Pechino reagisce dunque con forza all’affondo della Nato sulla «teoria della minaccia cinese», all’indomani del vertice dell’Alleanza atlantica nel quale si è analizzata quella che è stata definita la «sfida sistemica» posta dal regime comunista all’occidente. In un comunicato, l’ambasciata cinese presso l’Ue ha accusato la Nato di mostrare una «mentalità da guerra fredda» e di cercare di «creare artificialmente un terreno di scontro». Secondo l’ambasciata cinese, il Paese - argomentano i rappresentanti del regime di Pechino - ha 20 volte meno testate nucleari dei membri dell’Alleanza atlantica. Alla fine Stoltenberg ha cercato di ammorbidire la portata della dichiarazione finale del vertice. «La Cina non è il nostro avversario, il nostro nemico», ha detto. «Ma dobbiamo affrontare le sfide poste dalla Cina per la nostra sicurezza».