Autobomba a Herat, gli Usa rinviano il disimpegno in Afghanistan

Otto morti e 50 feriti nella città del contingente italiano. Biden rivede l'accordo sul ritiro siglato da Trump con i Talebani

I primi soccorsi nell'area devastata dall'autobomba a Herat

I primi soccorsi nell'area devastata dall'autobomba a Herat

Herat - Afghanistan senza pace, mentre i Talebani si preparano a tornare protagonisti nel Paese. Una potente autobomba è esplosa vicino a una stazione di polizia nella provincia occidentale di Herat, in Afghanistan (località dove il comando del contingente Isaf è affidato all'esercito italiano), uccidendo otto persone e ferendone oltre 50. Secondo il governatore locale, Sayed Abdul Wahid Qatali, ci sono diverse donne e bambini tra le vittime; danni anche ad abitazioni e negozi. I soccorritori hanno lavorato per tirare fuori persone intrappolate nelle macerie. Nessuno ha rivendicato l’attentato ma funzionari locali hanno puntato il dito contro i talebani.

L'escalation

 Una nuova ondata di violenze ha colpito l’Afghanistan negli ultimi mesi, prendendo di mira non solo le forze di sicurezza ma esponenti della societa’ civile come giornalisti, attivisti e politici, tra cui diverse donne. I negoziati a Doha tra il governo di Kabul e i talebani languono e il gruppo militante cerca di guadagnare terreno sul campo in vista del ritiro degli ultimi 2.500 militari americani, previsto per maggio. Tuttavia, ha riferito il Washington Post, l’amministrazione di Joe Biden starebbe pensando di posticipare il disimpegno dall’Afghanistan, per dare piu’ tempo alle parti di raggiungere un accordo di pace. In conseguenza alle ultime recrudescente nel conflitto, gli Stati Uniti sarebbero pronti a rinviare il ritiro dall’Afghanistan, ad andare oltre la data del primo maggio fissata come ‘deadline’.

Un altro addio al Trumpismo

L'accordo era stato  raggiunto nel febbraio del 2020 tra l’Amministrazione Trump e i Talebani. Lo affermano fonti del Washington Post mentre continuano gli sforzi diplomatici per la pacificazione del Paese in cui restano 2.500 truppe americane. Non ci sono ufficialmente decisioni definitive da parte dell’Amministrazione Biden, ma - scrive il giornale - funzionari ed esperti fanno riferimento a diversi segnali che lasciano pensare che potrebbe essere rinviato il ritiro completo dal Paese, con un potenziale consenso da parte dei Talebani, per guadagnare tempo di fronte ai difficili negoziati tra il movimento fondato dal mullah Omar e il governo di Kabul.

Il nuovo calendario per il ritiro

Decisivo anche il parere di Laurel Miller, ex rappresentante speciale per Afghanistan e Pakistan, ha fatto riferimento ai rischi per la sicurezza e per gli esiti dei negoziati e alle complessità di un ritiro delle forze americane nel giro di due mesi. E con il passare dei giorni, ha suggerito, la crescente possibilità di un rinvio del ritiro Usa è evidente ai Talebani che potrebbero essere disposti a sostenere un ‘nuovo’ calendario. Nello Studio Ovale, Biden deve giocare d’equilibrio tra i pareri dei consiglieri militari riguardo i rischi di un ritiro ‘sbrigativo’ in due mesi, non poco complesso, e il pressing per la fine della missione in Afghanistan, teatro della guerra più lunga degli Stati Uniti, dove restano migliaia di truppe Nato.