Ambasciatore ucciso in Congo, il missionario: "Ha pagato il suo impegno in prima persona"

Don Maurizio Canclini opera da 7 anni a Kinshasa: "La situazione di questa terra è sotto gli occhi di tutti, l'Europa si prenda le sue responsabilità"

Don Maurizio Canclini con i ragazzi congolesi del Foyer Saint Paul

Don Maurizio Canclini con i ragazzi congolesi del Foyer Saint Paul

Kinshasa (Congo), 6 marzo 2021 - “Luca era coinvolto in prima persona nelle iniziative in ambito missionario. Si rivolgeva ai giovani con parole di incoraggiamento, stimolandoli a pensarsi protagonisti del presente e del futuro del loro Paese, e aveva molto a cuore i bambini: poteva spendere tutta una giornata per montare una piscina. Ricordo volentieri anche la sua attenzione affinché nel periodo natalizio i bimbi avessero la possibilità di vivere quei giorni in modo gioioso e spensierato”.

Luca è Luca Attanasio, l'ambasciatore d'Italia in Congo ucciso lo scorso 22 febbraio in un attentato, e a parlare è don Maurizio Canclini, missionario varesino che nel Paese africano, nella capitale Kinshasa, opera dal 2014. Lavora al Foyer Saint Paul, centro di formazione universitario che garantisce il diritto allo studio a giovani provenienti da ogni parte del Congo, e, inoltre, si occupa di accoglienza di bimbi e bimbe di strada, provenienti da situazioni difficili. Nel 2018, insieme ad alcuni giovani laureati del Saint Paul, è stata creata l'associazione Cenacolo che, grazie a donazioni dall'Italia coordinate dall'associazione ABC Mondo e alla generosità di una famiglia monzese, ha realizzato due iniziative importanti. Una è la clinica mobile, che vede una trentina di giovani con varie professionalità impegnarsi in un servizio di strada a favore di bambini, anziani e poveri; l'altro è l'acquisto di un terreno, in collaborazione con la Fondazione Rosangela D’Ambrosio, l’associazione Cuore Amico e alcune parrocchie della Diocesi di Milano, dove si sta ultimando un progetto di attenzione alle ragazze madri di strada e alle bambine prostitute.

E' in questo contesto che don Maurizio ha conosciuto l'ambasciatore Attanasio. “Ha cercato di stabilire buone relazioni con tutti gli italiani - ricorda il missionario - in particolare con le persone che lavoravano in ambito missionario. In questa iniziative, nel nostro e anche in altri centri, Luca era coinvolto in prima persona insieme a sua moglie Zakia, attraverso l’associazione da loro fondata Mama Sophia”. Un impegno che l'ambasciatore Attanasio ha pagato con la vita. "La tragica fine di Luca ci dice che chi si espone corre dei rischi - commenta don Maurizio – d'altronde sono tantissimi i con congolesi che hanno pagato con la vita la loro ricerca di giustizia e verità. La situazione dell'Est del Congo, ma anche di altre zone del Paese, è sotto gli occhi di tutti e le cause sono da ricercare negli interessi insaziabili delle multinazionali per accaparrarsi le ricchezze del sottosuolo. Confesso che dopo quasi sette anni trascorsi qui ho più domande che risposte. Per quella che è la mia esperienza, uno dei drammi più grandi di questa terra sono le migliaia di bimbi e bimbe di strada, un dolore innocente di un popolo invisibile”.

Don Canclini fa sue le parole del cardinale Fridolin, arcivescovo della Repubblica democratica del Congo che ha chiesto al presidente del suo Paese di “sentire tutto il peso di questa situazione”, allargando però il raggio delle responsabilità: “L’Europa deve guardare con coerenza a quello che succede qui, riconoscendo le proprie responsabilità. Dovrebbe indagare sul ruolo che in tutta questa situazione hanno le multinazionali, fare un’inchiesta seria per comprendere chi c’è dietro i gruppi armati, più di cento, che operano nell’Est, comprendere il ruolo della presenza dell’Onu che, nonostante un contingente molto numeroso, non sta producendo alcun effetto. Il presidente della Reubblica democratica del Congo deve sentire tutto il peso di questa situazione, ma, quanti altri con lui?”.