L'altro 11 settembre: il golpe in Cile. Oggi il mondo rende omaggio ad Allende

Quarant'otto anni fa il generale Pinochet cancellò la democrazia in Cile, avviando una dittatura spietata e impunita

Augusto Pinochet e Salvador Allende

Augusto Pinochet e Salvador Allende

L'altro 11 settembre. Oggi non è solo il tragico ventennale del crollo delle Torri Gemelle a New York ma anche il 48esimo funesto anniversario del colpo di stato in Cile che aprì la stagione delle dittature nell'America Latina. L'11 settembre 1973 il generale Augusto Pinochet portò a termine il golpe che pose fine alla quarantennale democrazia cilena e, contestualmente, alla vita del presidente socialista Salvador Allende regolarmente eletto tre anni prima e morto in circostanze non del tutto chiarite durante il bombardamento degli insorti al palazzo presidenziale di Santiago: secondo le fonti ufficiali e alcuni storici, si suicidò, piuttosto che consegnarsi ai militari, dopo un accorato appello via radio al popolo, altre fonti propendono per l'uccisione da parte dei golpisti, sostenuti dal governo repubblicano americano guidato da Nixon. Di certo, ne seguì una dittatura spietata e cruenta, con oppositori trucidati o scomparsi (desaparecidos), donne stuprate e l'ombra della paura fino al 1998 quando, sull'onda di una consultazione popolare per abolire la dittatura e reintrodurre la democrazia, Pinochet lasciò la presidenza, rimanendo tuttavia capo delle forze armate e poi senatore, senza mai essere condannato - per motivi di salute - per gli innumerevoli crimini commessi contro l'umanità, anche dopo l'arresto nel Regno Unito. Morì in patria nel 2006.

Il ricordo di Allende

Ieri, il membro dell'Assemblea costituente cilena, Roberto Celedón, ha reso ieri al leader di 'Unidad popular' un emotivo omaggio, sostenendo che «preferì perdere il potere senza lanciare un appello alla resistenza che avrebbe provocato una guerra civile». Numerose iniziative sono state annunciate per ricordare oggi il golpe militare che mise fine all'esperienza di Allende. La principale sarà un corteo che alle 10 (le 15 italiane) partirà da Plaza Los Héroes di Santiago per dirigersi verso il Memoriale dei detenuti desaparecidos del Cimitero generale nel quartiere della Recoleta. Il governo, basandosi sule restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19, ha autorizzato per quel corteo un massimo di 5.000 partecipanti, mentre altre commemorazioni dovranno svolgersi con un massimo di 50-100 persone. Molte di queste ultime si svolgeranno, per un tempo limitato di 30 minuti, davanti al monumento a Salvador Allende che si trova fra le vie Morandé e Moneda, al lato del palazzo presidenziale. Daniela Serrano, uno dei membri dell'Assemblea costituente che sta lavorando al testo della nuova Costituzione cilena, ha ricordato che nel suo ultimo discorso Allende lanciò un messaggio di speranza sostenendo che «molto presto si apriranno di nuovo i grandi viali su cui camminerà l'uomo libero, per costruire una società migliore». Per Serrano quella nuova fase storica «è cominciata il 19 ottobre 2019 con l'inizio delle proteste sociali in Cile e si sta materializzando con la redazione della nuova Costituzione che archivierà quella di Pinochet». Dal 10 al 12 settembre per la prima volta in quasi mezzo secolo, la tv pubblica cilena propone la trilogia 'La batalla de Chilè del regista cileno Patricio Guzmán.

L'omaggio dell'Europa

Il presidente del Parlamento europeo David Sassoli ricorda la figura del presidente cileno Salvatore Allende morto l'11 settembre del 1973 durante il golpe e l'assedio dei militari al Palacio de La Moneda. Sassoli riporta su Twitter un passo dell'ultimo discorso pronunciato da Allende prima della sua morte: «Amici miei, altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l'uomo libero, per una società migliore"