Alessia Piperno arrestata in Iran: perché? Le ipotesi: visto scaduto, trappola o errore

La Farnesina non sa ancora dove sia rinchiusa la 30enne romana che potrebbe essere stata scambiata per un'altra persona

Passano le ore e cresce la preoccupazione per le sorti di Alessia Piperno, la ragazza italiana arrestata lo scorso 28 settembre dalle forze di polizia in Iran durante le proteste per la morte di Mahsa Amini. Ma perché è stata arrestata? Quale reato viene contestato alla travel blogger romana? Per ora non è dato sapere, come non si sa ancora dove sia detenuta. Il timore è che possa essere portata in un carcere duro. L'Ambasciata italiana a Teheran sta effettuando le opportune verifiche per far luce sulle motivazioni del fermo mentre i genitori di Alessia sono in contatto stretto con la Farnesina, dopo l'incontro di lunedì con il direttore generale per gli Italiani all`Estero, Luigi Maria Vignali. Hanno ricevuto rassicurazioni, sarà fatto ogni sforzo a livello diplomatico per risolvere il caso e riportare la giovane a casa.

La telefonata

L'ultimo e unico contatto della famiglia Piperno con la ragazza è avvenuto nei giorni scorsi quando Alessia è riuscita a telefonare a casa per chiedere di essere liberata. Il fatto che le sia stato concesso di chiamare in Italia può rappresentare un elemento incoraggiante in vista delle trattative Roma-Teheran per giungere a una soluzione che potrebbe concretizzarsi nell'espulsione della viaggiatrice.

Perché?

Come detto, il regime iraniano non motiva il provvedimento del fermo, facendo riferimento genericamente alle proteste esplose nelle ultime settimane che hanno generato violentissimi scontri costati la vita a una novantina di persone. Ogni giorno tantissimi giovani scendono in piazza per chiedere più libertà al regime. La rivolta è iniziata dopo l'arresto di Mahsa Amini fermata per non avere indossato correttamente il velo e morta dopo tre giorni di reclusione.

Le ipotesi

Alessia non era sola al momento dell'arresto, avvenuto la sera del suo 30esimo compleanno, con lei in cella sono finite altre otto persone straniere. Alcuni alloggiavano nello stesso ostello della Piperno. Ed è possibile che la polizia "politica" cercasse tra loro gli organizzatori della rivolta, gli agitatori delle masse, manovrati da Israele e Usa, secondo Teheran. Perché la Repubblica Islamica punta il dito contro l'Occidente, come sempre in questi casi, e i servizi segreti in quest'ottica potrebbero non andare per il sottile. Così spunta l'ipotesi di unodele scambio di persona. La colpa di Alessia, in questo caso, sarebbe stata quella di dormire nel posto sbagliato. La ragazza, da due mesi circa in Iran, non era segnalata ai servizi iraniani né considerata una pericolosa attivista, benché a queste latitudini possano essere considerati minaccia anche i post sui social di Alessia - l'ultimo intitolato Bella Ciao - a sostegno della mobilitazione delle giovani donne iraniane. 

Il visto

Inoltre si apprende che la Piperno avesse appena ottenuto o fosse in attesa di un visto per il Pakistan, obiettivo ultimo del suo viaggio dove voleva realizzare un villaggio per gli alluvionati: non è escluso che qualcuno l'abbia attirata in trappola, promettendole il lasciapassare. Peraltro, in un video Alessia racconta di un uomo gentile che le avrebbe garantito il visto per altri 30 giorni in Iran: chi è questo uomo? Una "spia"? Oppure, più banalmente, l'italiana potrebbe essere stata fermata per il visto scaduto e trattata alla stregua degli altri occidentali arrestati.