Le dieci teorie del complotto e le bufale fiorite sull'11 settembre 2001

Dal raggio energetico, ai Boeing aggiunti in post produzione, dal Mossad alle demolizioni controllate, le tesi che escludevano il coinvolgimento di Al Qaeda

Il cratere del World Trade Center dopo la tragedia

Il cratere del World Trade Center dopo la tragedia

A fine 2001, scie chimiche e terrapiattisti potevano ancora essere derubricati a stravaganze di una piccola setta di provincia, con meno proseliti di una confraternita del Chianti. Ma fin dal giorno successivo alla caduta delle Twin Towers le teorie complottiste sulla tragedia dell'Occidente e le bufale si sono moltiplicate. Quasi tutte accomunate dalla stessa tesi: che l'attacco fosse da imputare a soggetti diversi dal terrorismo islamico. Salvo poi essere smentite, nella maggior parte dei casi, dalla dura realtà. Con un paio di eccezioni. Vediamone alcune.

1 - "Sono stati gli Americani"

Secondo alcuni, l'attacco kamikaze alle Torri Gemelle sarebbe stato pilotato, mai come in questo caso la metafora è calzante, proprio dagli Stati Uniti, che sotto la presidenza di George W. Bush avevano bisogno di un pretesto forte per attaccare l'Iraq e soprattutto l'Aghanistan, roccaforte di Al Qaeda e dell'integralismo islamico. Un colossale inganno, insomma, per acquisire un ampio consenso internazionale e compattare tutta la popolazione statunitense attorno alla propria leadership. Per quanto aberrante, è la tesi più complessa da smontare, proprio per la totale assenza di prove, a supporto e a contrasto. Di fatto una mera opinione, insomma, che tratteggierebbe il volto di uno stato criminale, in grado di sacrificare migliaia di suoi concittadini (e centinaia di miliardi in borsa), in nome di una guerra che, alla fine, avrebbe potuto fare comunque.

2 – "Gli Usa sapevano, ma hanno taciuto"

A differenza della precedente, questa tesi non si fonda sul presupposto che l'integralismo islamico sia così estraneo alla tragedia. Ma poggia sulla stessa conclusione. In buona sostanza, secondo quest'area del complottismo, la Cia e i vertici degli Usa sarebbero venuti a conoscenza con largo anticipo dell'attacco. Ma si sarebbero limitati a non intervenire, per perseguire lo stesso obiettivo, quello di giustificare un conflitto in Medio oriente contro il terrorismo internazionale. Anche in questo caso la smentita è indimostrabile quanto la tesi stessa, ma valgono le stesse conclusioni di cui sopra.

3 – La teoria del complotto israeliano

Nelle settimane successive all'attacco, da molti ambienti antisionisti si è diffusa una serie di informazioni, secondo le quali tutti i cittadini di origine ebraica che lavoravano nelle Torri Gemelle o le frequentavano abitualmente, sarebbero stati evacuati in tempo, con ore di anticipo. Di qui la teoria secondo la quale dietro l'attacco ci sarebbe stato il Mossad, non si sa bene se in accordo con la Cia, la Spectre o qualcun altro, proprio per scatenare la furia bellica degli stati Uniti contro l'intera galassia dei paesi che sostenevano l'Integralismo islamico, dall'Iran, all'Iraq, allAfghanistan. Tesi poi smentita nei mesi successivi dalla diffusione di nomi e dati sulle vittime di origine ebraica nell'attentato.

4 – Le tracce della termite militare

E veniamo alle ipotesi meno “politiche”, quelle legate alla dinamica dell'attacco. Stephen Jones, ex docente universitario di fisica, ha sostenuto che l'edificio fosse imbottito di cariche esplosive, in particolare di termite, una miscela pirotecnica di alluminio e ossido d ferro, applicata alle colonne portanti delle due strutture. Ma la termite è una miscela incendiaria e non esplode. Jones insistette dunque parlando di nano-termite, una versione militare del composto, che sarebbe trovata tra le macerie. Ma l'elemento si rivelò poi la copertura antiruggine applicata in fase di posa agli elementi in acciaio.

5 – La teoria degli aerei aggiunti in post-produzione

C'è addirittura chi sostiene che non ci siano mai stati degli aerei lanciati contro le Twin Towers, ma che i velivoli, nelle immagini riprese a tutte le angolazioni, siano stati aggiunti in post produzione dai media complici del complotto. Le immagini di scarsa qualità diffuse a sostegno di questa bizzarra teoria si scontrano però con le migliaia di riprese fatte dai telefonini dei passanti e dei testimoni oculari sotto il quartiere di Manhattan. Immagini ad alta definizione, soprattutto del secondo aereo, quando ormai tutta New York era con gli occhi all'insù e riprendeva le conseguenze del primo impatto.

6 – La tesi del raggio energetico

A firmare la più fantasiosa delle ricostruzioni è una donna, Judy Wood, ingegnere con buona scorta di proseliti, che nei propri scritti conia addirittura il termine “dustification”. Secondo lei, le Torri si sarebbero polverizzate a mezz'aria a causa di un “raggio energetico”, una sorta di arma futuribile in salsa Star Wars, in grado di disintegrare le strutture portanti degli edifici nel momento in cui impattavano gli aerei. La stessa Wood non è in grado di spiegare chi e perché abbia ideato la sofisticata procedura, ma in democrazia la libertà di parola resta inconfutabile.

7 – La tesi delle temperature di fusione insufficienti

Secondo alcuni fisici, anche di livello, le Torri Gemelle non sarebbero potute crollare su se stesse a causa delle fiamme, determinate dallo scontro con i due aerei, semplicemente perché le temperature di fusione dell'acciaio sarebbero state insufficienti. Le massime registrate in alcuni piani oscillavano infatti attorno agli 800 gradi Celsius, poco più della metà dei 1.500 richiesti in effetti per fondere l'acciaio. Incontrovertibile. In realtà i molteplici rapporti del Nist (Istituto Nazionale degli standard e della tecnologia) non parlano mai di fusione delle travi ma di indebolimento della struttura, che determinò l'incapacità di reggere il carico statico sovrastante, completamente verticale. Indebolimento che avviene già tra i 250 e i 500 gradi.

8 – La presenza dei pompieri nei corridoi

Sempre partendo dal dato degli 800 gradi in alcuni piani degli edifici, qualcuno ha fatto notare negli stessi la presenza di alcuni pompieri del dipartimento di New York. Una serie di meticolose indagini successive ha però stabilito che gli incendi non avevano coperto l'intera planimetria degli spazi, lasciando che alcuni corridoi fossero percorribili. E fu proprio grazie a questi corridoi, aperti dai pompieri, che gli stessi, insieme ad alcune persone presenti ai piani superiori, quel giorno riuscirono a guadagnare l'uscita e a mettersi in salvo prima del crollo delle oltre 250mila tonnellate di acciaio presenti sulle Twin Towers.

9 – La previsione dell'impatto del Boeing e i detriti sul terzo edificio

I progettisti avevano già previsto la possibilità dell'impatto di strutture così alte con un aereo. Ma il test si basava su un Boeing 707, più piccolo rispetto al 767 usato dai kamikaze. Secondo il loro calcolo, le strutture avrebbero resistito all'impatto contro un velivolo che volasse a 765 km/h. In effetti, l'11 settembre la struttura tornò in equilibrio comunque pochi secondi dopo il crash con l'aereo e le esplosioni. Ma il resto lo fece il calore sull'acciaio ai piani bassi. I complottisti però in questo caso si chiedono come sia potuto crollare il terzo edificio, il Word Trade Center 7, di 47 piani. La risposta è semplice: fu colpito dalle macerie della Torre Nord e a causare il crollo furono gli incendi che per sette ore minarono la tenuta dell'acciaio strutturale.

10 – La tesi dei droni e dei missili con le cariche

Secondo una delle più accreditate fantasie sull'11 settembre, il crollo del complesso del World Trade Center sarebbe stato determinato non dallo schianto dei due Boeing contro i piani alti delle Torri, e nemmeno dall'incendio delle strutture conseguente, ma da una serie di droni e addirittura missili con testate dinamitarde, camuffati da aerei. Con il supporto di una serie di cariche esplosive introdotte nei grattacieli a tempo debito. Al di là della complessità da guerre stellari della presunta operazione, resta inverosimile l'idea che si possa essere introdotto nelle strutture tutto il tritolo necessario senza che nessuno se ne fosse mai accorto.