Stefan Sagmeister: la bellezza è questione di idee

Conversazione sulla bellezza con uno dei più importanti creativi newyorkesi, ospite dello Ied

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“Quando ero un giovane designer credevo che la bellezza fosse tutta una questione di idea e che la forma e lo stile fossero secondari. Incontro molti giovani designer che affermano la stessa cosa. Dopo aver fatto questo per 30 anni, sono arrivato a credere fermamente che gli attributi formali, inclusa la bellezza, siano assolutamente centrali quando si tratta di produrre qualcosa che dovrebbe funzionare bene”. Parole di Stefan Sagmeister, uno dei più importanti graphic designer contemporanei, due volte vincitore di Grammies. Suo il compito di aprire il ciclo di eventi “More than monday” dell’Istituto europeo di Design. Storie di ispirazione, perché la bellezza conta. Anche in pandemia, anche di fronte alle nuove sfide nel segno della sostenibilità.

"La bellezza è una strategia fantastica quando si parla di sostenibilità – sostiene d’altronde il designer -. Basta guardare il Pantheon di Roma, vecchio di 2000 anni ed è ancora lì, in uso, perché è così incredibilmente splendido che nessuna generazione ha avuto il cuore di abbatterlo. Lo stesso vale per una bellissima borsa in pelle che ho ricevuto in regalo 25 anni fa. Preferisco ripararla piuttosto che acquistarne una nuova”. Ripercorre i progetti nel segno della bellezza, come i video realizzati con Walsh nel 2019, per la biennale di Venezia, proprio sulla sua funzionalità nell’arte, nel design e nell’architettura. La sua mostra "The Happy Show" ha attirato oltre mezzo milione di visitatori in tutto il mondo ed è diventata la mostra di design grafico più visitata della storia.

Dialogando con la community Ied, Sagmeister cerca di mostrare come ci sentiamo e comportiamo in modo diverso quando siamo circondati dalla bellezza, attraverso esempi di architettura, design e scienza. “La maggior parte delle professioni incentrate sul design, che si tratti di architettura, prodotto o design digitale, non prende molto sul serio la bellezza – sottolinea -  molti professionisti la considerano superflua, mentre si concentrano sulla funzione. Sono fermamente convinto che la sola ricerca della funzionalità spesso porti a un lavoro che non funzioni affatto”. Rispondendo alle domande sul suo sito, ricorda la sua di svolta.

"Circa 10 anni fa sono andato a una conferenza di design al Memphis Convention Center e, all'epoca, fumavo ancora e quindi ho passato molto tempo fuori da solo a fumare. Mi guardavo intorno e non vedevo nulla in cui sentissi che la bellezza avesse avuto un ruolo nella decisione del perché  fosse lì. Era completamente, assolutamente utilitaristico. Ero appena tornato da una conferenza a Lisbona, nel castello che domina la città. È un castello medievale, quindi era un edificio militare, un edificio difensivo, ma ogni singola maniglia di quel castello era ricoperta di motivi ed era progettata per la bellezza. Mi è sembrato così strano: cosa ci è successo?”.

Le storie di ispirazione di Ied continueranno sulla piattaforma dedicata morethanmonday.ied.it  il 12 aprile, con Francesca Molteni, documentarista, regista e autrice di film legati al mondo del design nonché fondatrice del Muse Factory of Projects. Il 10 maggio sarà la volta di Andrea Stillacci, presidente e fondatore di Herezie Group, agenzia pluripremiata al Festival di Cannes e prima tra le agenzie indipendenti per il secondo anno consecutivo. Tra i protagonisti dei prossimi mesi Anna Dato, Ugo La Pietra e Thomas Girst.