Gianni Versace moriva 25 anni fa. L'epopea del grande stilista

Dall'ascesa nel mondo della moda fino al tragico e misterioso omicidio: la vita sempre al limite del nativo di Reggio Calabria

Gianni Versace con la top model Naomi Campbell

Gianni Versace con la top model Naomi Campbell

"È caduto ai piedi della villa che doveva essere il monumento alla sua vita e sarà invece, per sempre, il mausoleo della sua morte. È stato ucciso come un principe che stramazza nel suo stesso sangue a un passo dai suoi ori, dai suoi broccati, dai suoi vasellami, con la mano tesa verso il cancello mentre il sicario già gli punta alla nuca l'arma che l'ucciderà. Gianni Versace è stato assassinato ieri alle 9.06, nella mattina già morbida di umidità tropicale a Miami, da un giovanotto di cui la polizia pensa di conoscere anche il nome: Andrew Cunanan, un gigolò gay, ex modello, che ha già massacrato quattro persone". Così, il 16 luglio del 1997, la brillante penna di Vittorio Zucconi descriveva l'omicidio ormai consumato da 24 ore di Gianni Versace

Gianni Versace è l'uomo che a metà degli anni '70 ha stravolto i canoni e i criteri tradizionali della moda contemporanea, contaminando quell'arte classica, in particolare della Magna Grecia, che aveva imparato a conoscere e ad amare fin da bambino nella sua Calabria, con l'aria vivace e libertina della Milano "da bere". Il risultato è uno stile unico e mai visto prima: colorato, esagerato, elegante e provocante allo stesso tempo

La sua storia inizia a Reggio Calabria il 2 dicembre 1946. Gianni è il secondo figlio (poi arriverà anche la terza genita Donatella) messo al mondo da mamma Franca, al tempo una delle sarte più importanti del panorama italiano. Ed è proprio nel suo atelier che il piccolo Gianni inizia ad appassionarsi al cucito e a muovere i primi passi nel mondo della moda. Questa passione lo porta a mollare gli studi classici a 14 anni per buttarsi a capofitto nel mondo della sartoria. A 26 anni si trasferisce a Milano e ottiene i primi lavori disegnando collezioni per marchi già affermati.  «Chi si ferma è perduto. Tutto ciò che è tabù, nel mio lavoro, va sgominato. Io intendo possedere la moda, scuoiarla viva, tirarle fuori l’anima», questo era il manifesto ideologico della moda secondo Versace.

Con queste idee Gianni si fa largo come uno tra i più promettenti e originali stiliti emergenti del panorama mondiale, fama che gli permette di firmare la sua prima collezione nel 1978. Oltre alla singolarità dei suoi abiti, Versace fu uno dei primi stilisti a "sfruttare" la popolarità delle top model del periodo come volano per i suoi abiti: Naomi Campbell, Claudia Schiffer, Cindy Crawford, Helena Christensen, Kate Moss e Carla Bruni sono solo alcune delle super star che hanno sfilato per lui.   

Gianni aveva anche uno stretto legame con il mondo della musica: da Madonna a Tupac, entrambi modelli per diverse sue collezioni. Una connessione testimoniata anche dalla performance di Sir Elton John e Sting per il suo funerale in piazza Duomo a Milano, due amici ancora prima che due grandi artisti e testimonial del marchio.

Per questi motivi e per quello che rappresentava Gianni Versace, la mattina del 15 luglio di venticinque anni fa sconvolse il mondo. Dopo anni di indagini, teorie e addirittura libri, le ragioni che spinsero Andrew Cunanan a giustiziare Versace sul cancello di casa rimangono tutt'oggi ancora misteriose, tanto che la sua villa di Miami è ancora un luogo di culto e pellegrinaggio per tantissimi turisti.