Milano, 18 aprile 2011 - È possibile inviarsi mail o fare ricerca su Google sulla luna? Domanda avveniristica e destinata ai futuri turisti dello spazio o ai marziani. Ma a dare una prima risposta ci penserà il satellite Esmo che tra 3 anni saggerà la possibilità di connessione wireless nell’orbita della luna. Un satellite internauta e speciale perché l’European student moon orbiter è il primo al mondo realizzato interamente da studenti universitari. Da noi ci ha pensato il Politecnico.

Il progetto è partito nel 2007 e finora ha coinvolto una cinquantina di studenti politecnici di Ingegneria aerospaziale, Elettronica e Meccanica. «Nel 2006 ho fatto richiesta per il Politecnico di partecipare al progetto dell’Agenzia spaziale europea – ricorda Luca Rossettini, coordinatore tecnico del progetto e a quei tempi dottorando – e siamo stati tra le prime università ad aderire. La prima squadra comprendeva 13 studenti». Che negli anni sono aumentati e cambiati causa termine di cursus studiorum. Attualmente sono 25 divisi in due squadre.

«La propulsion system liquid feed si occupa dell’alimentazione liquida dei motori – continua Rossettini – tutto quello che riguarda valvole, regolatori di pressione, tubature. La Attitude and orbit control system si occupa dell’orientamento nello spazio del satellite». Ovvero di indirizzare l’Esmo nella giusta posizione quando si troverò in orbita, grazie a sistemi di Star tracker (mappe stellari con le quali confrontare fotografie scattate in orbita), e di Sun sensors (piccoli pannelli solari che a seconda dell’energia incamerata indicano l’inclinazione del satellite rispetto all’astro maggiore). I due gruppi del Politecnico fanno parte di uno staff di più di 250 studenti da 21 università di tutto il mondo (l ’altra italiana è quella dell’Aquila). Coordinate dall’Esa e seguite da tecnici e ingegneri della Surrey satellite Tecnhology Ltd, un’azienda inglese che è prime contractor di Esa per il progetto e che ogni anno organizza 3-4 workshop di formazione e confronto per gli studenti.

 

Tra gli obiettivi finali del primo satellite interuniversitario c’è appunto la sperimentazione di un sistema per testare un protocollo di comunicazione lunare tipo Internet (ovviamente wireless). Che dovrebbe coinvolgere un altro satellite della Nasa pure realizzati da studenti universitari (americani). Altri obiettivi del satellite saranno l’acquisizione di nuove immagine della superficie lunare, la rilevazione di nuove misurazioni e ovviamente il test degli strumenti imbarcati.

Il progetto è entrato nella fase «C». Dopo la valutazione di fattibilità (fase «A») del progetto e l’analisi dei requisiti necessari (fase «B») per avviarlo, ora si entra nella fase di assemblaggio pezzi. All’estero la ricerca aerospaziale, così come negli altri settori, è un investimento di cui vantarsi per sponsor privati e pubblici. Da noi un po’ meno e il Politecnico è in cerca di generosi Mecenati spaziali. «Per la componentistica – conclude il coordinatore – o troviamo uno sponsor o dovremo affidarci a “flight spare parts”, pezzi avanzati da spedizioni precedenti». Forse più affidabili delle componenti nuove di zecca ma anche più usurate. Al lancio mancano ancora tre anni (2014).